Il nuovo libro di Gabriella La Rovere sugli illustri dimenticati
La galleria degli scienziati che hanno dedicato la vita allo studio dei cervelli anomali è costellata di colpevoli, quanto collettivi, “vuoti di memoria”. Una tristissima lacuna che Gabriella La Rovere con il suo lavoro sta da anni cercando di colmare. Ognuno dei personaggi, che lei racconta in questa ultima fatica letteraria, ha contribuito al lento riscatto di un anatema millenario, è l’invito a scomparire che la società dei savi ha inesorabilmente lanciato contro chiunque non fosse allineato allo standard cognitivo, vale a dire il funzionamento di un cervello condiviso dalla più vasta area della mesta mediocrità.
Gabriella è medico e madre di una ragazza dalla mente anomala, anche io ho un figlio di una tribù vicina, però parlo e scrivo per mestiere. Mentre io però resto un ignorante di scienza medica, Gabriella da anni scrive articoli interessantissimi per la nostra area comune di riflessione: “Per noi autistici”, una zona franca dove cerchiamo di divulgare temi di discussione e approfondimenti che nascono dalla nostra esperienza condivisa di genitori di figli assai fuori standard. Pure noi, diciamocelo, anche nelle nostre scatole craniche portatori sani di bei “cervelli ribelli”.
Almeno una volta all’anno mi sento di dover dire a Gabriella di fare un punto e integrare in un compendio strutturato il frutto della sua ricerca.
Questo solo per raccontare la storia che è a monte di un libro come questo. Immagino che sia come trovare un raccordo comune tra tante storie che nessuno conosce o, nella migliore delle ipotesi, si esaurirebbero in poche righe di biografia su Wikipedia.
Il valore del lavoro di Gabriella è invece aver iniziato a ricostruire un percorso virtuoso che scorre parallelo alla storia ufficiale della scienza medica. Ognuno dei personaggi qui evocati è stato a modo suo un ribelle, anche se si sono prodotti in epoche molto diverse hanno tutti avuto la straordinaria intuizione che il cammino evolutivo dell’umanità ha sempre tenuto in grande considerazione le anomalie di comportamento e soprattutto di punto di vista.
Dalle epoche più remote, fino al nostro “civilizzato” presente, dare dignità di esistenza all’anomalia del nostro sistema operativo, ha sempre comportato doversi collocare in una posizione di minoranza rispetto al pensiero dominante, persino della comunità scientifica a cui naturalmente si appartiene.
Questo valeva quando figli come i nostri venivano chiamati “alienati”, considerati una vergogna da nascondere, rinnegati e allontanati dalle famiglie che temevano di essere accusate di portare una tara vergognosa nella propria linea di sangue. Fino a oggi, quando ancora dobbiamo protestare se un illustre opinionista si permette di chiamare i suoi avversari “autistici” “bambini ritardati” o persino “mongoloidi”, naturalmente come se fosse una maniera ironica per insultarli.
Noi dobbiamo essere grati a questi “Illustri Dimenticati” se oggi i nostri fragili figlioli hanno, almeno sulla carta, la dignità di aver riconosciuto il diritto di avere una vita inclusiva. Le prime barriere del pregiudizio clinico sono stati loro a metterle in discussione. È chiaro che dal nostro punto di vista di genitori “coinvolti” la strada è ancora lunga e tutta in salita, ogni progresso che la scienza compie nello studio del più affascinante dei meccanismi evoluti che è la mente umana, ci piacerebbe coincidesse con una pari sensibilità sociale nell’accettare il fatto che la vera meraviglia del nostro “sistema operativo” biologico sta proprio nel apparire periodico di un aspetto balzano. È proprio nella neuro diversità la prova della straordinaria complessità della mente umana, della sua capacità di evolversi lungo percorsi imprevedibili, anche se, come ben sappiamo Gabriella ed io, non tutti sono all’apparenza sentieri fioriti.
(La prefazione di Gianluca Nicoletti)
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RITRATTO DI ILLUSTRI DIMENTICATI
Gabriella La Rovere
GOLEM EDIZIONI
Il libro nasce dall’importanza del patrimonio della memoria, di quanto le esperienze di chi ci ha preceduti abbia reso più facili i nostri passi. E questo è tanto più vero quando ci si muove nell’ambito della scienza. La storia del pensiero scientifico spesso si concentra su alcune figure che la memoria di molti ha reso più importanti, ma i cui passi sono stati facilitati dalle idee, le osservazioni, le esperienze e i fallimenti di persone che invece il tempo ha lasciato indietro.
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