Quanti sanno cosa sia lo IESA (Inserimento Eterofamiliare Supportato per Adulti)?
In articoli precedenti[1] è stata raccontata la storia di Geel, piccola cittadina nelle Fiandre, esempio da seguire in tema di inclusione sociale. Si sa, l’erba del vicino è sempre più verde, ma non in questo caso perché anche in Italia esistono realtà che si rifanno all’esperienza belga, ma di cui se ne parla poco perché il disagio psichico è sempre qualcosa che spaventa chi ha della malattia mentale un’immagine distorta e le buone prassi messe in campo sono raramente argomenti di interesse giornalistico.
Il modello italiano è lo IESA (Inserimento Eterofamiliare Supportato per Adulti), ossia l’integrazione di un adulto, in condizione di temporaneo disagio psichico, all’interno di una famiglia ospitante, come alternativa alle altre situazioni territoriali. Introdotto nel 1997 presso il Dipartimento di Salute Mentale ASL TO3, lo IESA ha gestito in questi anni 300 convivenze in famiglia, diffondendosi anche in Lombardia, Veneto, Toscana, Umbria, Puglia e Sardegna.
L’obiettivo principale di questo tipo di intervento è di fornire, a persone in temporaneo disagio psichico, un luogo di cure presso l’abitazione di cittadini volontari. Tale pratica restituisce al paziente il ruolo sociale, affettivo, relazionale, stimolandone la capacità residua a favore di una maggiore autonomia.
Nel 2007 si registravano 34 Dipartimenti di Salute Mentale impegnati nell’utilizzo dello IESA come alternativa alla residenzialità psichiatrica. Riprendendo le parole dello psichiatra Wilhelm Griesinger (1817-1868) in merito al passaggio dall’ospedale psichiatrico all’inserimento eterofamiliare, questa soluzione offre una completa esistenza tra persone sane, il ritorno da un ambiente sociale artificioso ad un ambiente naturale.
Con lo IESA si è riscontrato una diminuzione significativa del numero dei ricoveri, della loro durata e del dosaggio dei farmaci. Questo dimostra quanto la qualità relazionale interna al nucleo eterofamiliare riesca a influenzare il benessere psichico del paziente. Il valore aggiunto è proprio la piccola comunità che non ha rapporti di dipendenza affettiva. Essere genitori, fratelli, sorelle di persone con malattia mentale non è facile e nel lungo termine tutto il nucleo familiare si ammala. Si creano delle dinamiche relazionali che aggravano il quadro psichico del paziente, perché incapace di comprenderne il significato e per aumento dello stato ansioso. L’allontanamento è l’unica terapia ma spesso l’inefficienza dei servizi territoriali porta al più facile abuso degli psicofarmaci. In un periodo storico in cui è indispensabile rivedere gli assetti del sistema di salute per garantire l’effettiva copertura della domanda attraverso modalità più efficienti di gestione della spesa pubblica, lo IESA si affianca ad una nuova concezione del welfare ed è una pratica che realmente opera un’inclusione sociale
Per garantire la qualità dell’intervento IESA è importante la scelta del nucleo eterofamiliare. Il gruppo è formato dalla famiglia, dall’assistito e dall’operatore. Affinché tutto funzioni, sono necessarie visite domiciliari regolari (almeno una volta al mese), colloqui periodici con i pazienti e supervisione dell’equipe. Si crea un rapporto triangolare tra famiglia ospitante, ospite e operatore. La famiglia deve necessariamente riorganizzarsi e trovare un nuovo equilibrio. L’inserimento non è semplice e spesso la presenza di un operatore viene visto come una forma di ingerenza; ma può anche accadere il contrario e l’operatore entrare a far parte della famiglia perdendo così la sua obiettività. Per questo motivo si è affermata la pratica del supporto in tandem, nella quale l’operatore viene affiancato da un collega che, dall’esterno, giudica le dinamiche relazionali.
Le problematiche che possono insorgere nella famiglia ospitante sono: la comparsa di comportamenti sostitutivi e paternalistici che la rendono simile alla famiglia di origine nella relazione, la scarsa predisposizione al prendersi cura, lo sfruttamento della manodopera fornita dall’ospite.
Nel 2017 è stata presentata alla Camera dei deputati una proposta di legge sullo IESA (n° 4757), affinché potesse essere esteso a tutto il territorio nazionale. La fine della legislatura ne ha decretato l’azzeramento; a distanza di cinque anni sembra sia possibile una sua riproposta alla luce della necessità di potenziamento dei servizi in tema di salute mentale, in un periodo storico quale quello che stiamo vivendo in cui l’isolamento per il lockdown ha aggravato quadri precedenti e creato di nuovi.
[1] https://pernoiautistici.com/2021/07/andiamo-tutti-a-geel-la-citta-dei-cervelli-ribelli/
https://pernoiautistici.com/2021/07/a-geel-la-citta-dei-matti-puntata-2/
https://pernoiautistici.com/2021/07/viaggio-a-geel-la-citta-dei-matti-3-puntata/
Gabriella La Rovere