Concita chiamali pure stronzi ma se puoi lascia fuori quelli con deficit cognitivo come Tommy
E’ stata una fitta al cuore per, come per ogni altro genitore di un figlio con un serio deficit cognitivo, leggere oggi, nell’incipit della rubrica “Invece Concita” , che lo stato che accomuna i nostri ragazzi è usato con disprezzo e scherno per definire i giovani influencer tedeschi, sicuramente maleducati e viziati, che per farsi un selfie nella fontana di una villa a Viggiù hanno rotto una statua. I ragazzi come Tommy possono essere turbolenti o svampiti ma non sono vandali.
Per un attimo ho stentato a credere possibile che una mia collega gentile e sensibile, da sempre testimone di tutte le possibili battaglie a difesa di ogni fragilità e diritto civile, possa essere sfuggita una frase del genere. Sembra piuttosto scritta da uno di quei bei tipi che ogni tanto attaccano sui social, lo fanno per cose che si scrivono o dicono non in linea con i loro punti di vista, prendendo però la disabilità psichica come esempio di una probabile incapacità a esprimere pensiero.
La frase che mi ha addolorato la riporto qui integralmente:
“Allora dunque ci sono questi cretini integrali, decerebrati assoluti che in un tempo non così remoto sarebbero stati alle differenziali, seguiti da un insegnante di sostegno che diceva loro vieni tesoro, sillabiamo insieme, pulisciti però prima la bocca. Ecco ci sono questi deficienti, nel senso che letteralmente hanno un deficit cognitivo – non è mica colpa loro, ce l’hanno – e che però pur essendo idioti hanno probabilmente centinaia o migliaia di followers, non ho controllato ma non importa, è assolutamente possibile che siano idoli della comunità.”
Lo so che tra le tante maniere di esprimere oggi un pensiero civilmente arretrato, la lotta alla discriminazione “abilista” sia quella meno gratificante per essere presa come proprio specifico terreno di militanza. Non posso farci nulla e mi dispiace di dare l’impressione di voler alimentare una di quelle tristissime dispute pubbliche tra giornalisti (tra l’altro Concita e io lavoriamo per lo stesso gruppo). Però siccome non ho mai fatto passare leggerezze simili ad alcun collega, non posso per onestà verso mio figlio Tommy e i tanti come lui fare finta di non aver letto. Anche perché altri genitori me l’hanno fatto notare da parecchie ore.
Volevo solo se possibile far riflettere Concita sul fatto che, grazie a battaglie che qualcuno ha fatto prima di noi, le scuole differenziali in Italia non ci sono più dal 1977 quando furono abolite dalla legge 517, con l’introduzione, un paio di anni dopo, della figura dell’insegnante di sostegno. Le due realtà quindi non sono mai coesistite.
Quella che veniva indicata come luogo dell’emarginazione e dello stigma (“…Che vai alle differenziali?” era un insulto molto comune tra ragazzini) venne sostituita con il principio dell’inclusione scolastica. E’ una legge che rappresenta per l’Italia un motivo di grande orgoglio, non sempre è applicata come dovrebbe ma è un diritto sancito che ci pone all’avanguardia rispetto molti altri Paesi.
Un ultimo particolare, forse quello meno gradevole in assoluto. L’immagine di un insegnante che dice al ragazzo con deficit psichico “sillabiamo però pulisciti prima la bocca” è veramente atroce. I nostri ragazzi possono anche sbavare, possono avere difficoltà nel parlare, nel leggere, queste sono le conseguenze dei loro cervelli fuori standard. E allora? Bavoso si può dire, cicciona guai?
Nessuno però dovrebbe permettersi di riassumere il loro disagio nel vivere una vita difficile per formulare un insulto, soprattutto se per definire persone che sarebbe molto più semplice chiamare “poveri stronzi” senza il rischio di ferire la nostra sensibilità di cervelli ribelli.