Lo stupro di Palermo è definito in Rai “autismo di gruppo”… Che volete che sia, è libertà di metafora
Il 28 agosto in un programma della Rai i conduttori, un giornalista e una ex parlamentare che è stata anche Ministro, chiedono a un ospite in collegamento (uno scrittore) un parere sullo stupro di Palermo. Lui risponde in maniera piuttosto banale, cavalcando i soliti luoghi comuni, salvo una frase che nessuno dei conduttori ha pensato di ribattere: l’episodio di violenza sessuale è definito “autismo di gruppo”.
Protesta l’ ANGSA chiedendo di poter specificare che lo stato autistico nulla ha a che fare con lo stupro. Nessuno risponde nessuno se ne fa carico. Io mi sono anche stancato di fare il grillo parlante con i miei colleghi totalmente carenti riguardo alla neuro divergenza. E’ passato un po’ di tempo ma Gabriella La Rovere ha voluto lo stesso lasciare una riflessione su questo episodio. Invidio a Gabriella la tenacia, io sono stanco di fare battaglie sul peso delle parole… (GN)
All’ennesima esternazione del giornalista di turno che insegue il suo attimo di celebrità con l’uso di frasi ad effetto nelle quali inserire il vocabolo autismo, mi ero ripromessa di lasciare perdere perché l’oblio rimane da sempre la punizione migliore. Ma questa volta non posso far finta di niente perché definire lo stupro di Palermo “autismo di gruppo” è immorale, vergognoso e poco professionale, soprattutto quando questo abominio viene dalla Rai, servizio pubblico, espressione del quadretto Italia dal punto di vista politico, sociologico e culturale.
Che significa “autismo di gruppo”? Forse la mancanza di emozioni ed empatia? Il giornalista è ignorante (in quanto ignora), e superficiale perché, se avesse approfondito l’argomento, avrebbe compreso che le emozioni ci sono, e tante, ma c’è una incapacità alla loro gestione. Sarebbe bastato guardare il bellissimo film su Temple Grandin e il passaggio con la macchina degli abbracci per capire appieno quale tempesta emotiva colpisce le persone neurodivergenti, travolgendoli. Alcuni riescono a superarla da soli mettendo in atto strategie rivoluzionarie, altri hanno bisogno dell’intuizione geniale di un genitore o educatore.
Associare la parola stupro all’autismo, vuol dire paragonare i nostri figli a delinquenti e questo non posso permetterlo! Mi sento profondamente offesa come madre e cittadina. A chi ha già contestato l’ennesimo abuso del vocabolo, la Rai si è trincerata dietro la “libertà di stampa” e questo mi fa capire che l’ignoranza è pandemica.
Mi aspetto delle scuse, ma già da queste prime battute, dalla superficialità ed arroganza del servizio pubblico e dei suoi dipendenti capisco che non arriveranno. Posso solo consigliare all’Ordine dei Giornalisti di fare una vera informazione sulla neurodivergenza, e sulla più generica neurodiversità, usando veri professionisti ed esperti del settore, non mestieranti reclutati per l’occasione.
Gabriella La Rovere