Buco Nero

Sospeso il preside della scuola di Ladispoli che aveva sospeso il bambino iperattivo.

Sospende e viene sospeso. E’ questa la nuova svolta della storia che avevamo segnalato in un pezzo scritto per LA STAMPA. “Il bambino iperattivo sospeso per essere educato.” E’ una vicenda molto complicata, il bambino era stato una prima volta riammesso a scuola dopo essere stato rimandato indietro nonostante la sentenza del tribunale amministrativo regionale, il ragazzino è stato di nuovo mandato a casa, dopo due ore di scuola. Il dirigente scolastico dell’istituto Mellone Riccardo Agresti si era detto pronto a spiegare tutto agli ispettori del ministero, accusando però i genitori dell’alunno di aver preso «la scuola per un babysitteraggio» e che «altri 21 bambini non stanno imparando a causa della situazione in classe».  Il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara e il direttore dell’Ufficio scolastico regionale del Lazio Anna Paola Sabatini hanno quindi disposto un’ispezione ed ecco il risultato. (testo ripreso da Open on line)

L’Ufficio Scolastico Regionale del Lazio ha sospeso Riccardo Agresti. Il dirigente scolastico dell’Istituto Corrado Melone di Ladispoli aveva cacciato da scuola un bambino di 6 anni affetto da deficit di attenzione ed iperattività. Al suo posto l’Ufficio ha nominato un reggente. L’ispezione nella scuola l’aveva ordinata il ministro della Pubblica Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara.

La sospensione era stata impugnata dai genitori e cancellata dal Tar del Lazio, il bambino era tornato a frequentare la scuola ma poi era stato di nuovo sospeso. Il trambusto mediatico attorno alla vicenda ha portato lo stesso Agresti a intervenire: «Ricorrerò al giudice del lavoro. Io sono certo e ho fiducia negli ispettori che faranno il loro lavoro, come già stanno facendo, e che porteranno alla verità», ha dichiarato all’Ansa.

Agresti parla di «un accanimento strano ed esagerato», e ipotizza: «Se c’è una denuncia penale sarà il mio avvocato a proteggermi. Se invece è un procedimento scolastico e basta… è evidente che qualcuno mi vuole fuori dalla scuola». Anche perché «la comunicazione era riservatissima, eppure è uscita quando nessuna delle scuole aveva aperto la posta». «È stato evidenziato un mio reato penale, quello di non aver messo in atto la decisione del Tar. Ma io, ripeto, come già detto, non ero a conoscenza del fatto.

La decisione del Tar era stata presa il pomeriggio precedente, quando la scuola era chiusa», aggiunge. Per concludere che la mattina seguente «la posta è stata aperta dopo l’orario di ingresso dei bambini».

Redazione

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