Autismo sindromico-5: Sindrome di Angelman
La sindrome di Angelman fu descritta dal pediatra Harry Angelman nel 1965 e riguardava i casi di tre bambini con diverse gravi disabilità, ma che sembravano tutte appartenere ad un’unica condizione. Più tardi fu lui stesso a coniare la definizione di “bambini burattini” dopo un viaggio in Italia e la visita al Museo di Castelvecchio a Verona dove vide il dipinto “Fanciullo con disegno” (1523) di Gian Francesco Caroto. Il bambino rappresentato nel quadro ha un sorriso fisso, inespressivo e mostra un disegno nel quale probabilmente è raffigurato lui stesso come un burattino. I primi lavori scientifici sulla sindrome sono comparsi nei primi anni 80. Nel 1987 la pediatra e genetista Ellen Magenis identificò dei bambini con microdelezioni sul cromosoma 15 nella regione q11.2-13. A quel tempo, le delezioni in quella regione erano associate unicamente alla sindrome di Prader-Willi. Tuttavia, i bambini studiati dalla dott.ssa Magenis mostravano un severo ritardo nello sviluppo e crisi epilettiche, che invece non erano presenti nella Prader-Willi. Successivamente i ricercatori scoprirono che questi bambini avevano le microdelezioni sul cromosoma 15 ereditato dalla madre, mentre quelli con Prader-Willi sul cromosoma 15 ereditato dal padre. Nel 1997 è stato isolato il gene UBE3A e si è compreso il suo ruolo nello sviluppo neurale.
La malattia ha un’incidenza di 1 caso su 10000 – 20000 nascite. È dovuta ad una alterazione della funzione o regolazione della copia del gene UBE3A, ereditata dalla madre, che si trova sul braccio lungo del cromosoma 15, nella regione q11.2-13. Sono quattro i meccanismi genetici noti che portano alla sindrome di Angelman: 1) delezione de novo del cromosoma materno 15q11-q13 in circa il 70% dei casi; 2) disomia 15 paterna (entrambe le copie del cromosoma 15 provengono dal padre) nel 2% dei casi; 3) difetto di imprinting nel 3% dei casi; 4) mutazioni della copia del gene UBE3A ereditata per via materna.
La malattia è caratterizzata da gravi disabilità cognitive, con ritardi globali dello sviluppo che si osservano tra i tre e i sei mesi di vita, mentre le caratteristiche cliniche peculiari della sindrome emergono generalmente dopo un anno. Ci sono aspetti dismorfici craniofacciali: microcefalia, larga mandibola con un’espressione a bocca aperta e lingua protrudente. C’è compromissione o assenza di linguaggio, problemi nei movimenti e di equilibrio, atassia con andatura ampia, tremori e movimenti bruschi degli arti che fanno assomigliare il bambino ad un burattino.
I disturbi dello spettro autistico sono presenti nel 34% dei casi. Frequente è l’epilessia che insorge intorno ai tre anni di vita. I bambini con sindrome di Angelman hanno un aspetto felice, presentano un’indole socievole con risate e sorrisi frequenti. Gli attacchi incontrollabili di risate possono trasformarsi in uno stato quasi convulsivo e verificarsi indipendentemente dal contesto. Comuni nella sindrome sono la protrusione della lingua, la tendenza a mettere in bocca gli oggetti e a masticarli, l’ingestione di sostanze non alimentari, l’iperfagia, preferenze alimentari ristrette, ipersensibilità al calore, affinità per l’acqua. Sono presenti comportamenti stereotipati, autostimolanti (stimming). Le stereotipie motorie si manifestano con modalità fisse, spesso focali (bruxismo, fare smorfie, scuotere la testa, dito che si muove) o che coinvolgono tutto il corpo, con il caratteristico sbattere delle mani.
I sintomi tipo ADHD si manifestano come parte del fenotipo comportamentale della sindrome di Angelman. La ridotta capacità di attenzione è comune, e si manifesta in misura maggiore proprio nella sindrome di Angelman rispetto ad altri disturbi del neurosviluppo.
L’ansia è un sintomo molto comune nella sindrome di Angelman (25% dei casi). Sebbene questi bambini mostrino tipicamente un maggiore desiderio di interazione sociale e solitamente abbiano meno paura degli estranei rispetto ai coetanei con sviluppo tipico, le fobie specifiche, tra cui la paura del rumore (fonofobia) e la paura della folla, sono comuni e possono essere scatenate da cambiamenti nella routine, da ambienti non familiari o dalla separazione dalle figure di attaccamento.
Le associazioni italiane che si occupano di questa malattia sono
OR.S.A. | Organizzazione Sindrome di Angelman Onlus
AssociazioneAngelman.it – sosteniamo la ricerca scientifica sulla Sindrome di Angelman
Gabriella La Rovere
I precedenti articoli sull’autismo sindromico
- Autismo sindromico-1: “Sindrome dell’X fragile”
- Autismo sindromico-2: “Sclerosi Tuberosa”
- Autismo sindromico-3; “Sindrome di Phelan-McDermid”
- Autismo sindromico-4: “Sindrome di Prader-Willi”