In Evidenza

L’ipocrisia del dire “La persona al centro” e gli autistici torturati in un centro di Roma

Si dirà facciamoci gli auguri, ma auguri per cosa? Sono più di dieci anni che in queste pagine raccogliamo pensieri e fatti sulla possibile civilizzazione nei confronti di persone neuro divergenti. La realtà non è cambiata, ancora ogni volta che qualcuno mette il naso approfonditamente in un luogo dove si lavora sulla fragilità emergono orrori indicibili. Questo ultimo episodio, che riassumo alla fine dell’articolo, ha visto come teatro di vere e proprie torture su persone autistiche un centro accreditato della Croce Rossa.

Ancora una volta si parlerà di mele marce e di eccezioni, le cose non stanno così però. Il problema della mancanza di formazione e di monitoraggio degli operatori e delle strutture in cui ci si occupa di “cervelli ribelli” è strutturale endemico e assolutamente non considerato ogni vola che istituzioni e associazioni si fanno belli parlando dei loro fantastici progetto con “la persona al centro!”

LA PERSONA AL CENTRO

In un comunicato stampa su due vedo scritto “La persona al centro”. In quasi ogni dichiarazione di persona impegnata in politica, imprenditoria, analisi della società, opinionismo in talk show, post su social, leggo la stessa frase “la persona al centro”. Non capisco come mai, in questa particolare contingenza temporale e territoriale, sia dentro che fuori le istituzioni, ognuno si senta obbligato di suggellare il suo pensiero rassicurando l’interlocutore sul fatto che la persona stia sempre e comunque al centro.

Non riesco a comprendere che senso abbia specificare che la persona debba stare al centro, dove altro potrebbe stare, dal momento che chi parla, scrive o dichiara si rivolge unicamente a persone? Sarebbe come specificare che gli interlocutori non sono le sedie, i tavoli, i divani dove chi ascolta e legge sta seduto. Perché non dire allora: “non ci rivolgiamo ad animali da cortile o da compagnia, a vegetali di ogni tipo, nemmeno a micro organismi. Quello che proponiamo è orientato alla soddisfazione di esseri umani!”

Nessuno dice questo per non essere preso per scemo, o peggio, per non ingenerare il sospetto che la sua intenzione sia, in realtà, di tutt’altro segno rispetto a quanto dichiara. Allora perché si sente questo bisogno di dire che la persona debba stare al centro? Dove altro potrebbe stare la persona rispetto a un progetto che la riguarda? Sopra, sotto, di lato, alle spalle?

L’espressione è talmente usurata, dal recente abuso che tutti ne fanno, che sembra quasi unascusa preventiva verso qualcuno che si ha intenzione di fottere. Dimostra una tale insicurezza nel riuscire a simulare altruismo, doti civiche, volontà reale di operare a vantaggio di una collettività o essere dalla parte dei buoni e dei giusti, che al solo sentirla pronunciare mi sembra di vedere la scena di “Mars Attacks” in cui i perfidi extraterrestri prendono a massacrare gli umani a colpi di disintegratore, mentre dagli altoparlanti diffondono il messaggio: “Noi veniamo in pace!”.

Peggio ancora rivela una coda di paglia immensa in chi si faccia baluardo della “persona al centro”, potremmo azzardare l’ipotesi che usi questo stratagemma il lupo che si vuole mascherare da agnello, daremmo però troppa dignità alla trasandatezza ideologica di cui è intrisa tale frase. Sembra più il mignolo dritto nell’impugnare la tazzina del caffè che, nella supponenza del parvenu, dovrebbe attribuire incivilimento a chi vuole mascherare le vere origini del suo infimo pensare.

TORTURE SU AUTISTICI IN UN CENTRO D’ECCELLENZA A ROMA

Il 13 dicembre il Messaggero, quotidiano romano, dava questa notizia: “Diversi episodi di violenze fisiche e psicologiche su giovani pazienti autistici e con ritardi psicomotori, sono emersi dall’indagine dettagliata che ha portato all’arresto di sette operatori socio-sanitari presso il Centro di Educazione Motoria (Cem) della Croce Rossa di via Ramazzini, Roma. Le vittime principali, un uomo e una donna, sono state sottoposte a ripetute vessazioni e maltrattamenti, culminando in due accuse di tortura. L’indagine, avviata dopo una denuncia, si è avvalsa di intercettazioni e riprese video che documentano chiaramente gli abusi avvenuti tra giugno e ottobre 2023.

Le violenze su pazienti autistici si sono protratte per mesi e hanno coinvolto pazienti in condizioni di estrema vulnerabilità. Come riporta il Messaggero, una giovane donna di 26 anni, identificata come “Martina” per proteggere la sua identità, è stata vittima di gravi abusi fisici e psicologici.

Martina, affetta da sindrome di Dravet e disturbi dello spettro autistico, è stata svegliata con schiaffi e minacciata di essere lavata con acqua bollente. In una delle numerose occasioni, un’operatrice l’ha insultata, colpita con una ciabatta e strattonata, dimostrando totale disinteresse per il suo benessere.

Le intercettazioni hanno registrato frasi come: “Sei una scema” e “Se hai una madre, è deficiente come te”. Un altro giovane paziente, “Maurizio”, prossimo ai 24 anni e affetto da cerebropatia, ha subito schiaffi, pugni e insulti come “sei un pezzo di m…” da parte degli operatori. Anche in questo caso, le vessazioni si sono verificate in modo sistematico, provocando gravi conseguenze psicologiche e fisiche.

L’indagine è partita più di un anno fa, dopo che la Croce Rossa ha sporto denuncia ai carabinieri. Le autorità hanno avviato un’inchiesta approfondita, supportata da intercettazioni audio e video.

Le prove raccolte mostrano chiaramente i comportamenti abusivi di dieci operatori su pazienti autistici o con altre disabilità, cinque uomini e cinque donne di età compresa tra i 24 e i 56 anni. Gli abusi, registrati tra giugno e ottobre 2023, hanno rivelato una routine di violenze inflitte ai pazienti, incapaci di difendersi o denunciare le aggressioni.

Due operatori sono accusati di tortura, un reato grave che sottolinea l’intenzionalità e la crudeltà delle loro azioni. Le registrazioni hanno mostrato come le violenze avvenissero spesso alla presenza di altri pazienti, aumentando ulteriormente il livello di sofferenza e umiliazione.

Attualmente, sette operatori sono agli arresti domiciliari, mentre per altri tre è stata disposta la sospensione temporanea dall’attività lavorativa. L’accusa di tortura, rivolta a due degli indagati,

rappresenta un caso raro e grave nel contesto dei maltrattamenti in ambito socio-sanitario. Il processo, che si trova ora nella fase preliminare, potrebbe portare a pene severe per i responsabili, con implicazioni significative per le istituzioni coinvolte”

Gianluca Nicoletti

Giornalista, scrittore e voce della radio nazionale italiana. E' presidente della "Fondazione Cervelli Ribelll" attraverso cui realizza progetti legati alla neuro divergenza. E' padre di Tommy, giovane artista autistico su cui ha scritto 3 libri e realizzato due film.

Lascia un commento

Pulsante per tornare all'inizio