Lo strano caso di lady Durham
Nella primavera del 1885 si tenne un processo che ben presto divenne l’argomento principale nei circoli aristocratici e nei più prosaici pub inglesi. Non si era registrato un uguale interesse dalla famosa supplica dei Pari d’Inghilterra a Papa Clemente VII.
John George Lambton, terzo Conte di Durham, aveva chiesto l’annullamento del suo matrimonio con Ethel Elizabeth Louise Milner affermando che fosse pazza e fosse stato ingannato dalla famiglia di lei. La coppia si era sposata nell’ottobre 1882 dopo un breve corteggiamento. I due si erano incontrati ad una festa durante la settimana di Ascot. Lui aveva 27 anni con una precedente esperienza di convivenza. Tre anni prima aveva ereditato la sua contea e un appannaggio di più di 70000 sterline all’anno. Ethel, di cinque anni più giovane, era la terza di sei figli di Henry e Charlotte Milner. Una ragazza di incredibile bellezza, sensibile, riservata, piuttosto taciturna. Come la maggior parte delle ragazze della sua stessa estrazione sociale, era stata educata a casa da un’istitutrice, sapeva suonare il pianoforte e parlava il francese e il tedesco.
Il racconto che Lord Durham fece al giudice del periodo di corteggiamento descriveva una ragazza dalle conversazioni limitate e monosillabiche; ad ogni domanda era solita rispondere “Non lo so” che inevitabilmente rimanda alla più famosa citazione letteraria “Avrei preferenza di no” di Bartleby lo scrivano. Quando le attenzioni di Durham divennero più mirate e fu chiaro che l’avrebbe presto chiesta in moglie, si raccontò che diede fuoco al suo vestito rimanendo gravemente ustionata con una grande cicatrice. Si parlò di un tentativo di suicidio e di una ereditarietà alla follia dal momento che la madre di Lady Durham si era impiccata poco prima del processo.

Nell’aprile del 1883 il dott. Matthew Duncan, chiamato a consulto per “certi squilibri funzionali”,concluse che Lady Durham presentava segni più decisi di follia – follia più marcata – non semplice imbecillità. Non soddisfatto, due mesi dopo Lord Durham interpellò il dott. William Smoult Playfair che confermò che i suoi sintomi non erano quelli dell’isteria, ma di una mente malata, aggiungendo di non poter prevedere una completa guarigione. La consapevolezza di essere stato ingannato e di dover convivere per sempre con la follia, portò Lord Durham a contattare subito ildott. George Fielding Blandford, autore del libro “Insanity and its treatments” che confermò la diagnosi di malattia mentale come i precedenti colleghi.
Nonostante le prove, la corte non poté affermare che Lady Durham fosse pazza al momento di contrarre il matrimonio, ma particolarmente timida. Il fidanzamento fu di per sé testimonianza a suo favore in quanto dimostrava la sua sanità mentale e l’intelligenza in quel momento. Riguardo l’episodio del vestito in fiamme, il giudice affermò che l’insensibilità al dolore, considerata prova della follia, non era accompagnata da inconfutabili evidenze di una sua associazione.
La richiesta di annullamento, così come era stata formulata, venne respinta (tra l’altro, il matrimonio era stato consumato). Tuttavia, il giudice non poté non notare il cambiamento di comportamento di Lady Durham attribuendo parte della colpa al marito. Lord Durham, dalla terza notte dopo le nozze, non mostrò quella tenerezza e considerazione che la condizione della sua sposa richiedeva.
Lady Durham venne ricoverata in diversi manicomi privati fino al 1899 quando la sorella si convinse che quell’esperienza avesse peggiorato lo stato mentale e il suo comportamento. Morì nell’ottobre del 1931.
Ultimamente la vita di Lady Durham è stata oggetto di studio da parte di chi si occupa di patografia ipotizzando che fosse autistica. Al di là della veridicità di un’affermazione del genere, che non può basarsi solo sulle deposizioni giurate dell’epoca ma ha bisogno di maggiori prove cliniche e analisi comportamentali, questa storia porta a riflettere su quante persone neurodivergenti siano state rinchiuse in manicomio e su quanta sofferenza abbiamo dovuto sopportare.

Gabriella La Rovere