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3-Bollettino medico di Tommy: 24 marzo

Oggi ci sentiamo tutti più sollevati. Ci hanno detto che forse domani Tommy lascerà la terapia intensiva per passare al reparto di neurologia. Questo significa che la polmonite è in regressione e possono continuare a curarla senza bisogno delle macchine che hanno in rianimazione, almeno ho capito questo.

Oggi Tommy aveva dei tubicini più piccoli al naso e mi hanno detto che l’apporto di ossigeno è stato ridotto perché riesce a respirare quasi bene da solo. Da domani se tutto procede passerà dai neurologi che dovranno capire che è successo nel suo cervello e stabilire forse una nuova terapia farmacologica. Avrà bisogno di esami e osservazione quindi penso che ancora per un po’ il Gemelli continuerà ad essere la sua casa.

Lo abbiamo trovato più reattivo del solito, anche se ancora stordito dai sedativi. Ha chiesto il gelato che avevo portato ieri e quindi aveva già stabilito una sua routine confortante, gli ho promesso che lo avrà anche domani se l’avesse voluto, lui ha risposto: “Si!”

Tommy si è adattato a stare su un lettino con tubi e fili

L’ho un po’ accarezzato per fargli sentire la presenza, devo dire che l’ho tovato tranquillo, come se si fosse già adattato al nuovo ambiente. In effetti sta steso su un letto super tecnologico, in penombra con una tv accesa dove trasmettono cartoni, se vuole dormire può farlo, qualcuno lo imbocca, lo pulisce, se ha sete gli porge la cannuccia. Mi voglio convincere che per lui quel posto non sia atroce come è per me che lo vedo. Tommy non sa cosa sia la terapia intensiva, non sa che nelle stanze accanto ci sono persone attaccate ai tubi che lottano per la loro vita. Lui pure ha rischiato la pelle, ma non saperlo penso sia un vantaggio. Anche i tubi, le mascherine, gli aghi, i cateteri sono entrati a far parte del suo quotidiano. Non si ribella nemmeno tenta più di strapparli. Tommy ha avuto sempre una soglia altissima del dolore, questa volta però mi ha ancora di più stupito.

Mai un lamento, mai un tentativo oppositivo. Di sicuro la sedazione ha la sua parte, ma da quello che lo conosco leggo nei suoi occhi una placida rassegnazione che comunque mi fa pensare che le mie paure sullo sconforto che potrebbe provare senza di me sono molto parte di una mia apprensione da genitore.

Quando l’ho salutato e gli ho detto che ci saremmo visti il giorno dopo non ha fatto nulla per trattenermi, non ho visto smarrimento, dispiacere, ansia. Questo, pur nella difficoltà di questo frangente, mi conforta e mi rassicura. Oggi ho avuto la percezione che Tommy ce la farebbe anche senza di me. Questo per me è l’inizio di un cammino di eleborazione del distacco che dovrò cominciare a percorrere. Non sono io indispensabile a lui, è indispensabile piuttosto un ambiente di persone attente ai suoi bisogni e capaci a interpretarli. Per quanto riguarda questo ho visto attorno a lui molto più che professionisti impeccabili, anche soprattutto sanitari che in solo due giorni si sono impegnati a decifrare il suo linguaggio e a parlargli in modo di essere capiti.

Mi domando perché occorra trovarsi in una situazione così critica quanto una degenza in un reparto di rianimazione per incontrare persone simili? Perché è così difficile trovarne al di fuori altrettanto formati e disposti a mettersi in gioco?

Tommy due ore prima della crisi.

Mi ricordo solo ora che con Tommy stavamo lavorando alla promozione del suo libro. Oggi ho visto il video dell’intervista a Radio Radicale. Non posso ancora credere che quel pacioccone che disegna mentre io parlo con la conduttrice stava covando una crisi che un paio d’ore dopo sarebbe esplosa.



Gianluca Nicoletti

Giornalista, scrittore e voce della radio nazionale italiana. E' presidente della "Fondazione Cervelli Ribelll" attraverso cui realizza progetti legati alla neuro divergenza. E' padre di Tommy, giovane artista autistico su cui ha scritto 3 libri e realizzato due film.

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