Joe Harkness e quel rapporto speciale tra neurodivergente e natura
“Neurodivergent, by nature- Why biodiversity needs neurodiversity”, scritto da Joe Harkness, è un libro che esplora il legame stretto tra persone neurodivergenti e la natura. L’autore, da anni sostenitore del potere trasformativo della natura sulla salute mentale, ha scoperto all’età di trent’anni di essere nello spettro (ADHD) e, a quel punto, forse pensando a Greta Thunberg e a Thoreau, ha cominciato a chiedersi se il suo legame con la natura fosse strettamente collegato al suo essere neurodivergente o facesse parte di un naturale percorso di studi ed esperienze. Durante la stesura del libro ha scoperto che circa il 30% dei dipendenti delle organizzazioni che si occupano di conservazione del territorio e della natura sono neurodivergenti.

C’è biodiversità proprio di fronte a te. Tu lo guardi in un modo, io lo guardo in un altro. Pertanto, se stiamo cercando di aiutarlo, possiamo apportarvi cose diverse. Se lo guardi da un’angolazione completamente diversa a causa di come funziona il tuo cervello, porti un approccio diverso. Non puoi essere creativo, apportare cambiamenti e fare cose buone se non utilizzi tutte le diverse competenze delle persone con cui lavori. Se non c’è diversità di persone, non c’è biodiversità. Non si può avere l’uno senza l’altro. Sono intrinsecamente connessi.
È indubbio che il contatto con la natura operi un benefico effetto su ogni persona. Numerosi studi hanno evidenziato una stretta associazione tra esposizione alla natura e miglioramento della funzione cognitiva e dell’attività cerebrale. Nell’ambito degli interventi non farmacologici usati in persone nello spettro autistico, oltre ai noti comportamentali, a quelli assistiti con animali, al TEACCH, ci sono quelli basati sulla natura (NBI)
In generale, il tempo trascorso nella natura aiuta nell’osservazione e ad essere più creativi; giocare in ambienti naturali rinforza le abilità collaborative e lo sviluppo del linguaggio. Stare a contatto con la natura sviluppa l’immaginazione e il senso di meraviglia che sono molto importanti nell’apprendimento permanente. Dal punto di vista fisico, l’esperienza fatta in grandi spazi aperti migliora l’equilibrio, l’agilità e la coordinazione.

Da queste evidenze si è sviluppata la Progettazione Biofilica (da biofilia, termine coniato da Erich Fromm a indicare l’amore per la vita contrapposta alla necrofilia) che unisce gli effetti benefici della natura ad una progettazione di interni che risponda alle esigenze di persone nello spettro autistico. Ne è esempio il Bancroft Mount Laurel Campus nel New Jersey, un complesso di circa 15000 metri quadrati, formato dall’edificio scolastico principale che accoglie circa 265 studenti di età compresa tra i 6 e i 21 anni, tutti con vari gradi di disabilità, e residenze universitarie per 44 studenti. Ogni elemento architettonico e di arredamento è stato pensato per essere adeguato e funzionale ai bisogni di persone nello spettro; la stessa attività educativa comprende numerose esperienze esterne a contatto con la natura.
Mentre sono pochi i lavori scientifici che indagano l’autismo in relazione alla progettazione degli edifici, alle stanze e/o agli spazi sensoriali, sono ancora poco studiati gli effetti della natura su tutti quei fattori (e tra questi l’ansia) che disturbano l’apprendimento e la relazione.
Gabriella La Rovere
