Per parlare di autismo preferisco Elliott alla bolla
Non è facile far capire cosa sia l’autismo a chi non lo vive direttamente. Comunicare andando oltre gli stereotipi, la retorica o la compassione. Viviamo nell’era degli spot, delle immagini rapide che riescono a trasmettere emozioni e messaggi in pochi fotogrammi. Qualche giorno fa, con imperdonabile ritardo dato il mio interesse per l’argomento, ho visto “Dis moi Elliott”, un corto realizzato dal Ministero della salute francese per la giornata del 2 aprile. Mi sono commossa per l’apparente semplicità con la quale hanno rappresentato la necessità e l’opportunità di includere i nostri teppautistici.
Elliott è un bambino autistico di 7 anni. Si aggira nervoso per la sua stanza, ha perso qualcosa e lo ripete ossessivamente; si morde il braccio; agita le mani; si tappa le orecchie mentre la mamma cerca di calmarlo. Non risponde alla domanda preoccupata “cosa succede amore?”. Ci si aspetterebbe il peggio: la disperazione della madre; la crisi prolungata del figlio; il menefreghismo del padre; il giudizio e l’indifferenza di tutto il mondo intorno. Invece il corto francese “Dis Moi Elliot” stupisce subito: la mamma esce di casa e porta il piccolo, ancora visibilmente agitato, ad un corso di teatro con coetanei, cosiddetti normali, dove viene accolto dal grande sorriso di una insegnante che rassicura “va tutto bene”.
A questo punto ci si aspetterebbe allora il miracolo: Elliott grande attore stupisce tutti e sul palco è il protagonista, pronto ad affrontare luci, musiche ed applausi con facilità e sicurezza. La recita invece va avanti, i genitori cominciano ad agitarsi, perché Elliott non c’è, nemmeno fermo in un angolo. La conclusione potrebbe essere negativa, ma purtroppo realistica: il bambino autistico è stato fatto fuori dalla recita, nonostante i sorrisi dell’insegnante non ha partecipato.
“Grazie a tutti gli attori, ma soprattutto a chi ha ispirato ed ha aiutato a mettere in scena la nostra commedia: Elliott”
Sul palco vestito da tigre, sguardo in basso, mani intrecciate arriva lui, il nostro Elliott, accolto dal grande applauso e dal sospiro rassicurato e soddisfatto dei suoi genitori.
“Una persona ogni 100 è affetta da autismo, non lasciate parlare i pregiudizi. “
Questo il messaggio finale del corto che il Ministero della Salute francese in accordo con le diverse associazioni che si occupano di autismo ha realizzato e trasmesso in occasione della Giornata Mondiale come clip di apertura in tutte le sale cinematografiche fino al 12 aprile.
Non è mai troppo tardi per conoscere, capire, emozionarsi e vedere come si può sensibilizzare in un minuto e 43 secondi senza retorica, giudizi e stereotipi.