Buco Nero

Cade dal secondo piano dell’Opera Don Guanella. Grave un autistico, ma nessuno ne parla

don-guanella-2Simone, autistico di 34 anni è caduto dal secondo piano del Centro di Riabilitazione disabili psicofisici dell’Opera Don Guanella di Roma. E’ in coma. E’ accaduto la notte di domenica 4 settembre, ma la notizia non è comparsa sui giornali. La madre del ragazzo, Nadia Donadini, chiede di sapere cosa è accaduto realmente e soprattutto denuncia una carenza di personale che può portare a tragedie come quella nella quale è rimasto vittima il figlio. Le sue parole disperate e arrabbiate vogliono arrivare a chi può e deve occuparsi del futuro dei nostri ragazzi e quindi delle strutture che dovrebbero prendersene cura.

Un’agenzia stampa per raccontare una tragedia che è avvenuta nel silenzio qualche settimana fa, una domenica notte, in una delle strutture più qualificate per l’assistenza a disabili psicofisici del Lazio: l’Opera Don Guanella a Roma. Simone, autistico di 34 anni, ospite della struttura, ha scavalcato la protezione della finestra della sua stanza ed è caduto giù. E’ in coma al San Camillo, si spera si svegli presto, ma certo non potrà dire ciò che è accaduto. A descrivere quello che potrebbe essere successo è la mamma Nadia Donadini che all’agenzia Dire ha dichiarato:   “Mio figlio ha 34 anni e non sa nemmeno cosa significhi il suicidio. Ha una sindrome autistica, è epilettico, deambula bene ma non e’ una persona autosufficiente. Ha un ritardo mentale ed e’ sempre stato un ragazzo sereno, perché nonostante il suo disturbo gli abbiamo garantito un’ottima qualità di vita.  Ogni sera arriva un notturno dedicato a lui, e nell’attesa che arrivi, Simone rimane con l’operatore dell’istituto: uno solo per 20 ragazzi in un corridoio ad L.”

Una premessa che fa presagire e prevedere la possibilità che accadano incidenti non prevedibili e non gestibili da una persona sola. Prosegue infatti la madre di Simone: “ Abbiamo sempre detto che non si puo’ mai abbassare la guardia, l’attenzione, ne’ perdere di vista tutti i ragazzi con un disturbo come quello di mio figlio. Eppure domenica sera mio figlio stava facendo un riposino su un divanetto in una stanza dove c’è una finestra con una protezione alta. L’operatore del piano si era dovuto allontanare per andare a cambiare un ragazzo e, nel frattempo, Simone si è svegliato. Mi hanno detto che si è arrampicato sul davanzale ed è caduto di sotto. È vero che deambula, ma non avverte il pericolo e quando cammina c’è sempre qualcuno accanto a lui, proprio perché non avverte gli ostacoli. Una volta arrampicato si sarà sbilanciato ed è andato giù. Magari si fosse sbilanciato all’interno sarebbe caduto sul pavimento”.

L’amara conclusione di una madre disperata assegnerebbe inconsciamente al caso la sicurezza di suo figlio, come se in maniera diversa, come dovrebbe essere, con l’assistenza attenta dovuta, non fosse possibile. Non le rimane quindi che chiedere ciò che non ha avuto e per cui ora sta vivendo ore drammatiche: “bisognerebbe fare, come Forum ex articolo 26 (il coordinamento per la difesa dei servizi di assistenza e riabilitazione ai disabili), un’interrogazione alla Regione Lazio e dire che per i ragazzi gravi e gravissimi si debba differenziare la retta e dare più assistenza. Un conto è guardare un ragazzo incarrozzato, un altro ragazzi come il mio. Se il Don Guanella è nel giusto a tenere un operatore ogni 20 soggetti, allora faremo la guerra alla Regione a livello di Alta Avvocatura, perché quello che è successo non doveva succedere.”

Dal Centro arrivano parole di solidarietà alla famiglia di Simone e quasi la conferma che nella situazione attuale del personale anche per loro spesso non rimane che affidarsi al destino e sperare che non accada ciò che è successo a Simone. Gli operatori non si spieghino come sia stato possibile che abbia superato la protezione alta e resistente posta alle finestre e come nessuno se ne sia accorto in tempo. “Noi abbiamo sempre avuto una massima attenzione nei confronti di Simone, ed è stata altissima anche quella sera.” Ha dichiarato sempre all’agenzia Dire, Francesco Cannella, direttore del personale dell’Opera Don Guanella. “Ad oggi, dopo una indagine interna, non sono state riscontrate delle inadempienze di nessun tipo. Più che altro si è trattato di un comportamento a noi risultato assai imprevedibile: Simone si trovava nella stanza attrezzata appositamente per lui, con tutte le accortezze realizzate su misura, tra cui un parapetto inforzato e più alto nella sua finestra per garantire una maggiore sicurezza. Non è vero che Simone ha rotto finestra e parapetto, lui lo ha scavalcato. Ogni finestra si può aprire e una volta aperta c’è generalmente un vetro bloccato di 1 metro e 80, ma nella stanza di Simone c’è un doppio vetro che arriva ben più in alto. Simone lo ha scavalcato ma non voleva buttarsi. Non era un suicidio forse era in esplorazione, ma questo tipo di esplorazione così estrema non era prevedibile in così poco tempo”.

Un mistero quindi, anche perché sempre il direttore del personale precisa che “l’operatore all’interno della struttura, era lì vigile nei confronti di Simone, che si era addormentato sul divano di questa stanza attrezzata appositamente per lui. A quel punto si è allontanato per pochi minuti per cambiare il pannolone di un altro paziente lasciando il ragazzo addormentato sul divano. L’operatore è rientrato subito dopo nella stanza di Simone ma ha trovato il divano vuoto, come in un film horror.”

san-camilloPurtroppo non era un film ma una realtà che poteva essere evitata. Precisa Cannella: “in quel reparto, assieme all’operatore, collabora anche un infermiere che è di supporto. Detto questo, la mamma ha ragione nel dire che servirebbero più fondi per gestire ragazzi così complessi. Questo non vuol dire che però non siamo riusciti a dargli l’attenzione necessaria. È stato un fatto del tutto fortuito, dovuto ad una imprevedibilità per noi assoluta. È chiaro che maggiori risorse da parte della Regione permetterebbero di fare un lavoro decisamente migliore, è la battaglia la stiamo conducendo anche noi. Siamo in fase di elaborazione di un progetto per persone ad alto bisogno di attenzioni ma senza fondi non può partire. Siamo in linea con la madre e con chi vuole un ‘Dopo di noi’ con fondi maggiori. Quello che c’è adesso e’ il massimo possibile con le risorse che abbiamo ci auspichiamo che le cose cambino.”

Nell’attesa, Simone, autistico di 34 anni, è in un letto di ospedale dopo esser caduto dal secondo piano del posto nel quale i suoi genitori lo credevano al sicuro.

Abbiamo segnalato il caso alla Presidenza della Regione Lazio che ha interessato l’assessorato alle politiche sociali dal quale ci hanno risposto che stanno approfondendo la vicenda e ci terranno aggiornati sugli esiti della loro indagine.

 

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