Deambula, ha le gambe, cammina! E così l’autistico non ottiene il parcheggio
Samuele ha 9 anni e vive a Pescara. La sua storia ce la racconta Dario Verzulli, presidente di Autismo Abruzzo. “Le condizioni imposte dall’autismo rendono Samuele distratto e incapace di individuare rischi, a volte il suo comportamento non è prevedibile“. Così, per assicurare a Samuele la necessaria tutela e per agevolare ogni attività quotidiana, i genitori hanno richiesto il permesso di parcheggio riservato, sostenuti in questo anche dalla circolare del ministero dei Trasporti che specifica tale opportunità anche per i disabili mentali. Tale parere (Prot. n. 1567 – 11 marzo 2016) include e ammette a questo beneficio ogni disabilità che causa difficoltà negli atti quotidiani, anche se conseguenza di disabilità di tipo cognitivo.
Per fissare l’appuntamento per la visita legale, occorre effettuare il versamento per gli oneri previsti per “rilascio contrassegno disabili”. Il medico legale che visita Samuele ha le stesse
competenze dei membri della Commissione medica che lo ha visitato qualche anno prima per il riconoscimento dell’ invalidità totale e dell’indennità di accompagnamento previsto dal comma 3 dell’art. 3 della Legge 104. Una replica della valutazione che costa alla famiglia 15,49€, a cui si sommano 1,50€ per le spese postali.
Poco importa, si paga e si va a visita: Samuele, accompagnato dalla mamma, arriva al distretto sanitario di base di Cepagatti.
Alla vista del bambino, la dottoressa immediatamente esprime il suo dissenso rispetto alla concessione, poiché (sue testuali parole) “il bambino deambula e addirittura è ipercinetico e iperattivo.
La mamma allora prova a spiegare le difficoltà di tutti i giorni, la fatica di gestirlo all’uscita di scuola, perché i parcheggi sono lontani e il bambino corre fino alla macchina, senza alcun senso del pericolo. La mamma confida alla dottoressa la sua paura che il figlio sia investito durante il tragitto, ma si sente rispondere che, in quel caso, dovrà preoccuparsi di denunciare se stessa, per incustodia del minore. Quindi, madre e figlio sono invitati ad abbandonare la stanza, perché il bambino tocca tutto e dà fastidio alla stessa dottoressa, che già più volte l’ha rimproverato a brutto muso. Ecco quindi le domande e la denuncia dell’associazione:
Come può un medico legale ignorare norme e pareri che riconoscono tale diritto anche ai disabili cognitivi con capacità motoria?
Quale costo determina per lo Stato l’emissione di un contrassegno per il parcheggio?
Perché mandare via in malo modo madre e bambino per quella vivacità tipica dell’autismo, la stessa che crea ansia e preoccupazioni durante ogni attività quotidiana della famiglia?Le istituzioni sanitarie dovrebbero semplificare la vita delle persone con disabilità e non
costruire inutili difficoltà e vessazioni. Roberto e Federica, genitori di Samuele, auspicano che la Asl di Pescara possa comprendere la loro necessità e che questa esperienza possa tornare utile a tutti coloro che si avvieranno per la stessa avventura.
E per rinfrescare la memoria a dottori, impiegati e dirigenti, Verzulli ricorda il passaggio in cui il parere n. 1567/2016 del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti estende “il contrassegno di parcheggio per disabili non solo agli invalidi e ai disabili con capacità di deambulazione impedita o sensibilmente ridotta, ma anche a coloro che sono affetti da una patologia agli arti superiori o da disabilità psichica, che precluda loro una autonoma e completa mobilità. Con precedente parere n. 2242/2015 il Ministero si era già espresso sulla concessione del contrassegno anche ai disabili intellettivi e psichici affetti da autismo”.
Per tutte le famiglie che fossero interessate, si ricorda che la domanda va presentata al Comune di residenza, previa presentazione della relativa certificazione medico legale rilasciata dalla propria Asl. Il contrassegno è strettamente personale, non è vincolato a uno specifico veicolo, viene rilasciato indipendentemente dal possesso della patente di guida del disabile ed è valido su tutto il territorio nazionale e negli altri paesi della Ue. Può essere concesso, con le stesse modalità, anche alle persone temporaneamente invalide, a causa di infortunio o per altre cause patologiche, per un periodo di tempo determinato, ma la relativa certificazione medica deve specificare il presumibile periodo di durata della invalidità.