Il Dopo di noi nella "casa speciale" per l'autismo
Il Dopo di noi è un pensiero e un problema che ogni tanto qualcuno, dal basso – come si dice – prova a risolvere. In attesa che “dall’alto” arrivino risposte più strutturali, ora che abbiamo anche la legge. Così, quando scoviamo in giro qualche “esperimento” interessante – perché di veri e propri esperimenti sociali si tratta – ve lo raccontiamo qui.
L’esperimento di oggi arriva dal Friuli Venezia Giulia e si chiama “Home Special Home”. Se l’è inventata l’associazione Progettoautismo Fvg Onlus, che conta circa 300 iscritti, di cui 100 famiglie con un figlio #teppautistico, determinati ad aiutarsi attivando servizi sul territorio per i loro ragazzi. E questa è la loro ultima pensata, che vuole rispondere a due nodi centrali e cruciali dell’autismo: l’età adulta e il dopo di noi. “Home Special Home è la casa per l’autismo che abbiamo sempre sognato per i nostri figli con autismo – ci spiega la presidente Elena Bulfone – Ora, grazie all’impegno delle famiglie, alle molte donazioni ricevute, agli importanti partner di progetto e alla fiducia della Regione Fvg e degli amministratori locali, tutto questo diventerà una splendida realtà per il territorio e per molte famiglie. Riusciremo ad ospitare fino a cinquanta persone”. Una promessa non da poco, che in parte l’associazione ha già iniziato a realizzare, visto che la struttura esiste ed è in funzione: l’ha acquistata l’associazione, grazie a un fallimento. E’ costata 450 mila euro: 300 mila euro sono arrivati da un donatore internazionale, 50 mila dal funraising dell’associazione e il resto da un facoltoso donatore privato vicino all’associazione. Ora, si tratta “solo” di trasformarlo in struttura polifunzionale capace di accogliere persone con autismo anche in formula residenziale. Ecco come ce lo racconta Elena Bulfone.
Il centro già esiste e dà assistenza a una ventina di persone di giorno. Ora verrà ristrutturato con fondi regionali e donazioni private. Dobbiamo riadattare la mensa, che avrà due zone, una per persone con ipersensibilità olfattiva e problemi con la confusione: l’altra la chiameremo ‘Isola che non c’è’ e sarà allestita come una paninoteca. Sarà bella, non come la mensa di un ospedale: perché le persone con autismo hanno bisogno di bellezza.
E poi ci saranno tanti spazi, dagli atelier alla palestra, dalle sale per riunirsi agli orti e i giardini. E ci saranno 12 appartamenti, ognuno composto da camera, salottino e servizio.
Un appartamento per ogni ragazzo, per i nostri ragazzi. Inizialmente li utilizzeremo a rotazione, per settimane che servano ai ragazzi per sviluppare la propria indipendenza. Ma anche alle famiglie, per respirare un po’. Coinvolgeremo anche persone Asperger in questa che pensiamo come una comunità educante, in cui ciascuno sia gratificato da ciò che sa e può fare. In futuro, gli appartamenti saranno utilizzati, in modo stabile, per il Dopo di noi dei nostri figli.
Altra “chicca” della Casa per l’autismo è l’appartamento riservato per l’Azienda sanitaria locale (Asuiud)
Siamo convinti che, quando riceviamo un fondo, in qualche modo dobbiamo restituirlo. E lo faremo anche con questo appartamento, messo gratuitamente a disposizione dell’Azienda sanitaria, per ospitare un ragazzo e un educatore in un periodo di emergenza o di particolare difficoltà. Nel nostro territorio non c’è nulla per l’autismo: qualcosa stiamo provando a inventarlo noi, ma invitiamo tutti a prendere spunto, a ‘copiarci’, se lo vorranno, perché si moltiplichino le risorse e le possibilità. I lavori stanno iniziando, grazie al finanziamento della regione, che contribuirà anche alle spese di gestione. Confido che entro 2 anni e mezzo sarà tutto pronto.
Il progetto sembra interessante, l’idea ambiziosa: importante e consistente l’impegno richiesto alle famiglie, per un servizio che dovrebbe far parte, a tutti gli effetti, del nostro “welfare”. Ma le radici del Dopo di noi, ormai lo sappiamo, i genitori sono pronti a gettarle adesso, investendo tutto ciò che possono mettere a disposizione: tempo e competenze, risorse e idee.