Cosa fare

Disabili e autistici a scuola, troppe ore fuori dalla classe. Per togliere il disturbo

aula sostegno

E’ stato pubblicato ieri il Rapporto sull’integrazione degli alunni con disabilità nelle scuole primarie e secondarie di primo grado. Per chi sia molto interessato al tema, rimandiamo al testo integrale. Per chi si accontenta di una sintesi estrema, eccola qui:


sintesi-istat

Quello che emerge è una quadro generalmente abbastanza positivo, con un numero sempre maggiore di alunni con disabilità, sopratutto intellettiva. E un numero crescente – ma non ancora sufficiente – di insegnanti di sostegno e Aec (per chi non è autonomo).

C’è però un aspetto, messo in luce dal Rapporto, che dovrebbe far riflettere: gli studenti disabili non trascorrono tutto il tempo in classe, ma nel migliore dei casi almeno 5 ore a settimana le passano fuori: nei corridoi, o in spazi più o meno dedicati. Il centro studi Erickson ha elaborato i dati relativi a questo tema e ne ha fatto una infografica che qui riportiamo:

alunni con disabilità

E il centro studi riconosce in questi dati un aspetto critico del sistema d’inclusione della nostra scuola.  Commenta Dario Ianes, tra i fondatori del centro:

Nel Paese leader mondiale dell’integrazione scolastica degli alunni con disabilità, le rilevazioni dell`Istat certificano che la situazione non è ancora quella di una frequenza completa alle attività della classe di appartenenza. Molte, forse troppe ore vengono fatte fuori dalla classe. All`origine di queste microesclusioni c’è da un lato la difficoltà di differenziare la didattica della classe, rendendola adatta anche ad alunni con disabilità e, dall’altro, frequenti meccanismi di deresponsabilizzazione e di delega agli insegnanti di sostegno. Di fatto il processo d’inclusione scolastica dovrebbe prevedere che tutta l’attività didattica sia svolta in classe insieme ai compagni, anche in forma di compresenza tra insegnante di sostegno e curriculare, e che ci sia, inoltre, una completa partecipazione dell’alunno con disabilità a tutte le attività scolastiche comprese le gite di istruzione e le uscite didattiche brevi.

Una riflessione condivisa anche da molti insegnanti, come Carlo Scataglini, insegnante specializzato e formatore sulle metodologie di recupero e sostegno:

I dati degli ultimi anni, evidenziano un massiccio e sempre crescente ricorso alle aule dei tribunali per la richiesta e il riconoscimento di un numero maggiore di ore di sostegno didattico – rileva – Questo aspetto da un lato risponde a un sacrosanto diritto che non può e non deve essere disconosciuto al momento della formazione degli organici provinciali dei posti di sostegno, dall’altro, però, rischia di far cadere le famiglie (e in molti casi la scuola stessa) nell’equivoco che funzioni sempre l’equazione “Più sostegno = Più inclusione”. Se ragioniamo in termini di didattica – continua Scataglini – è inutile ormai distinguere una didattica comune e una didattica speciale. Da qualche anno si parla di strategie operative di cerniera e di didattica inclusiva. Il salto che si sta cercando di operare nella nostra scuola è quello del passaggio dalla didattica inclusiva episodica (per un determinato alunno, per una determinata attività) a quella che viene oggi definita ‘normale didattica inclusiva’. Per farlo è necessario un gruppo di docenti che conosca le strategie didattiche inclusive e le utilizzi a regime e non episodicamente. Un gruppo che lavori in modo coerente e collaborativo, mirando a sviluppare negli studenti abilità al tempo stesso didattiche e sociali.

Riflessioni e auspici condivisibili, che possiamo assumere come augurio per il prossimo anno: perché l’inclusione si faccia sempre meglio, dentro o fuori dalla classe, ma sempre in chiave di incklusione e attenzione al bisogno. Perché anche uscire dalla clase può avere un senso, purché abbia una forma e un contesto. Ma accade troppo spesso che sia solo una soluzione di ripiego, adottata perché l’insegnate, semplicemente, non ce la fa. E succede, soprattutto al #teppautistico, di uscire dalla classe semplicemente per “togliere il disturbo”.

 

 

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