Ai genitori il potere di far restare il prof di sostegno. Sindacati in rivolta
La riforma del sostegno derivante dalle deleghe alla Legge 107/15, approvate il 7 aprile dal Governo sta scatenando le ire dei sindacati del settore. In particolare la norma “bomba” che si sta rivelando la vera novità della riforma è quella che dà la possibilità alle famiglie di decidere se il docente di sostegno precario potrà restare in servizio (o meno) garantendo così la continuità didattica per il proprio figlio/a. Infatti dal prossimo anno i supplenti potranno avere contratti pluriennali sul sostegno.
Tuona l’Anief che definisce la norma “inaspettata”, che si aggiunge alle tante già incoerenti e peggiorative subito evidenziate dal sindacato perché “dà mandato alle famiglie degli alunni disabili di entrare nel merito della scelta dei docenti supplenti annuali di sostegno. In pratica le famiglie avranno un peso nel decidere se il docente precario potrà restare in servizio”.
Come si legge sul sito specializzato Orizzonte Scuola “il meccanismo scatterà quando, evidenziato un rapporto positivo con lo studente diversamente abile, le famiglie faranno richiesta perché il docente a tempo determinato venga riconfermato senza passare dalla nomina delle supplenze”.
Secondo il sindacato è “una roba da pazzi” anche perché è stata messa, in sordina, all’ultimo momento. Si tratterebbe di una vera e propria ingerenza delle famiglie su questioni che riguardano il rapporto esclusivo tra docenti e scuole. La pietra dello scandalo è il comma 3 dell’art. 14 dello decreto legislativo della Buona Scuola sulle “norme per la promozione dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilità”, pubblicato proprio da Orizzonte Scuola che con chiarezza dichiara “Al fine di agevolare la continuità educativa e didattica di cui al comma 1 e valutati, da parte del dirigente scolastico, l’interesse della bambina o del bambino, dell’alunna o dell’alunno, della studentessa o dello studente e l’eventuale richiesta della famiglia, ai docenti con contratto a tempo determinato per i posti di sostegno didattico possono essere proposti, non prima dell’avvio delle lezioni, ulteriori contratti a tempo determinato nell’ anno scolastico successivo”.
“Pensare di introdurre una procedura selettiva di un insegnante che tiene conto, nemmeno in maniera marginale, del parere delle famiglie, rappresenta un affronto a un principio base della scuola pubblica: la selezione e l’accesso attraverso procedure concorsuali chiare e avulse da scelte soggettive” dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal. A questo punto il sindacato minaccia di dare battaglia. “Cosa succede se il docente non è gradito alla famiglia? “ si preoccupano i sindacalisti.
Probabilmente dovrà sloggiare e cercarsi un’altra scuola! Per il sindacato tutto ciò è inammissibile perché la conferma di un lavoratore pubblico non può essere soggetta al gradimento dell’utenza che non ha “le competenze per valutare le tante variabili che entrano in gioco nell’impartire la didattica speciale”. E aggiunge “stiamo parlando di un insegnante, abilitato come tutti gli altri, e inserito nel Consiglio di Classe con i medesimi diritti e doveri. Non è, sino a prova contraria, un docente che impartisce lezioni private”.
DALLA PARTE DEI GENITORI
Su questo punto mi permetto di dissentire come genitore di un ragazzo autistico che nel corso del suo lungo iter scolastico ha cambiato decide di insegnanti di sostegno di ogni ordine e grado. In alcuni casi non si trattava di supplenti ma di “professori di ruolo in condominio” cioè insegnanti di sostegno spalmati su più alunni con disabilità diverse. Ebbene quando appariva all’orizzonte qualcuno che entrava in sintonia con mio figlio e che comunque “prometteva bene” l’anno dopo regolarmente veniva mandato altrove. Al suo posto una nuova figura, quasi sempre a digiuno di nozioni di autismo. Sapere che se si ingrana con quello giusto puoi ottenere che resti, credo che sia una bella cosa. Nessun genitore con un figlio disabile mette in dubbio le competenze di un prof di sostegno magari l’empatia o la capacità di saper comunicare o meno con quel figliolo un po’ speciale.
Comunque se la legge avrà il via libera anche del presidente Mattarella per poi anche essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale, Marcello Pacifico fa sapere che “in qualità di presidente nazionale Anief, agireremo per vie legali: è nostro obiettivo chiedere ai giudici di evidenziarne tutta la sua illegittimità e di chiederne l’abrogazione”. La qual cosa ci fa sorridere…con amarezza.