Tommy frantumatore di occhiali
Tommy ha frantumato due paia di occhiali a distanza di pochi giorni. L’ha fatto sempre nella stessa situazione, appena salito sul pulmino giallo che andava a scuola, anzi oggi si è pure strappato la felpa di dosso. Era una felpa robusta e bella spessa, lui l’ha aperta a metà come Hulk quando si trasforma. Tommy ha 19 anni, pensavo che queste manifestazioni appartenessero al passato, a quando sgranocchiava un vetro di iPad al giorno. Dio sa quante volte l’ho cambiato. Poi ha smesso, si pensava fosse cresciuto, invece ora si ricomincia con gli occhiali. Ecco che ancora una volta per noi c’è qualcosa da inventarsi.
Innanzitutto dispiace perché gli occhiali costano cari, in maniera preventiva ho ordinato due montature uguali, erano le ultime rimaste in tutta Italia, poi se continua bisognerà cambiare anche le lenti. Dispiace anche perché quel tipo di occhiale fa parte dell’ outfit di Tommy, come i pantaloni mimetici e la felpa “Leone”, sono quelli che indossa nella locandina del film, c’avevamo messo parecchio prima di trovare la montatura XXL adatta al suo capoccione. Ora ne abbiamo di riserva, ma dobbiamo prima capire perché si è accanito sugli occhiali.
Sono arrivato a una conclusione che sembra persino banale: Il pulmino da qualche tempo parcheggia davanti al portone di casa, invece che sulla piazzetta a lato. Quello è già il percorso verso la scuola, potrebbe essere che Tommy temeva che stesse partendo senza di lui. Infatti ultimamente la mattina esce dal portone come un razzo e si precipita dentro al pulmino.
Già ma per farlo deve attraversare il marciapiede davanti casa. Occhio, in una situazione civile quel marciapiede dovrebbe essere usato solo da pedoni, ma a Roma diventa lo svincolo di moto e motorini che devono superare la fila che si produce al semaforo rosso. E’ facile che se la mattina si esca distratti dalla portone di casa si possa venire travolti da un ciclomotore che, passando dallo scivolo per disabili del marciapiede, usi lo stesso marciapiede come corsia preferenziale, per velocizzare la partenza al semaforo.
Un paio di volte Tommy è stato ripreso nella sua folle corsa al pulmino proprio perché stava arrivando una moto, o per paura che arrivasse. Nella percezione di Tommy quindi potrebbe essere esploso un corto circuito tra due motivi d’ansia concomitanti. Quello abituale delle ultime settimane “il pulmino sta andando via senza di me” che diventa però una paura insopportabile se si aggiunge un altro motivo d’ ansia: “qualcuno mi trattiene quindi non ce la farò a salire in tempo!”.
A tutto questo ragionamento però ci si arriva dopo che l’episodio si è ripetuto, pensando e valutando ogni particolare, come se stessimo analizzando il teatro di un delitto. Così oggi ho capito che non ci si può mai cullare sui risultati ottenuti, nulla è mai definitivo e l’imprevisto è sempre dietro l’angolo.
Tuttavia ricordo che con quegli occhiali addosso Tommy ha girato in un pulmino per settimane, assieme a persone che non conosceva, impegnato dalla mattina alla sera negli shooting del nostro film, ha avuto momenti di grande fatica, ma mai l’ ansia di poter essere abbandonato. E’ bastato che questo pensiero lo cogliesse anche solo di striscio un paio di mattine perché il suo universo collassasse come fosse inghiottito da un buco nero.
Oggi pomeriggio per non sentirsi mortificato Tommy indossa un paio di occhiali finti, quelli che vendono i cinesi. Martedì arriveranno quelli nuovi, ma nel frattempo si ricomincia a lavorare per evitare che si ripeta ancora. Abbiamo già chiesto all’ autista del pulmino scolastico di parcheggiare al solito posto, seguirò di persona il passaggio da casa al pulmino, studieremo ogni frazione di secondo per capire cosa eventualmente scateni lo tsunami.
Perché lo racconto? Bè per far capire, a chi non ne ha idea, perché a noi genitori coglie la disperazione se solo pensiamo come un giorno, dei punti di vista balzani dei nostri figli autistici, come pure dei loro occhiali, si potrà occupare un qualsiasi altro individuo estraneo. Qualcuno che, per certo, non avrà tempo e voglia di capire quanto sia fragile il filo a cui è appesa la loro silenziosa serenità.