ABA è una tortura! Con asinelli e gioco invece gli autistici guariscono…
Proponiamo un estratto dal corposo documento “Indagine conoscitiva sulla tutela della salute psicofisica dei minori. Sezione su « Il diritto alla salute dei minori diversamente abili” approvato e licenziato il 27 giugno dalla Commissione Parlamentare Bicamerale per l’Infanzia e l’Adolescenza (in forma integrale a questo link da Superando.it).
Il documento è il risultato di un’indagine conoscitiva sulla tutela della salute psicofisica dei minori, finalizzata ad analizzare le situazioni che possono compromettere una sana crescita psicofisica dei bambini e degli adolescenti, come quelle legate al disagio mentale ecc…
Funziona così. la Commissione ascolta esperti qualificati del settore (ci risulta che ne abbiano sentiti tante in tante audizioni) poi compila il documento che dovrebbe rappresentare un punto di vista istituzionale su un problema relativo alla salute pubblica e quindi si presume corroborato da una visione strettamente basata sulle evidenze scientifiche.
Si suggerisce invece di andare a leggere il documento in allegato dalle pagine 41-46 dove si parla di autismo. E’ però necessario che l’attenzione si soffermi in particolare sulla parte che riportiamo qui sotto. Il tema è i trattamenti per i soggetti autistici che dovrebbero, nella logica, attenersi alla linea guida 21 dell’ISS, che al momento è la fonte più attendibile su questo tema…
Invece no pare che la Commissione abbia scelto di dare rilevanza alla vecchia e cara scuola psicodinamica che promette straordinarie “uscite dall’autismo” facendo passare per di più una lettura terrorizzante dell’ABA con termini che potrebbero far venire in mente che si tratti di una sorta di tortura brutale a base di scosse elettriche…
E pensare che le famiglie stanno facendo battaglie legali estenuanti per pretendere quei trattamenti che la scienza reputa più efficaci…Cosa si sta preparando? Un futuro abilitativo a base di asinelli, tartarughe e bei girotondi con le mamme?
Leggi:
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ESTRATTO:
È stato al riguardo ricordato come, alla ricerca di una soluzione che non sempre si può trovare, si è diffuso un movimento molto forte fra i genitori dei soggetti autistici secondo cui tutto ciò che era psicologico era negativo e tutto ciò che era fare esercizi era positivo. Tale movimento di pensiero è nato sulla scia del metodo, ABA – Applied Behavioral Analysis – ideato dal professor Lovaas, dell’Università della California nel 1970, che mise a punto, sulla falsariga di un metodo di “addestramento” per ragazzi effeminati al fine di mascolinizzarli, un analogo metodo per curare l’autismo, basato sullo stesso principio stimolo-risposta. In concreto si chiedeva al bambino di fare qualcosa, se non lo faceva gli si dava una scossa elettrica.
È chiaro che talvolta l’“addestramento” può avere un certo valore, come ad esempio nell’ipotesi in cui si insegni ad un bambino a non farsi male, come nel caso di un bimbo autistico che sbatte la testa al muro. Tuttavia, non è questo che cura, o perlomeno questo può essere un aiuto, ma non è una soluzione. È stato infatti ricordato dal professor Federico Bianchi di Castelbianco che dopo otto mesi questi risultati spariscono o perlomeno restano stabili, perché in tutte le terapie con i bambini deve esserci un’elaborazione da parte del soggetto per poter crescere. Il bambino deve elaborare, e per elaborare, deve partecipare; se deve partecipare deve avere una motivazione, non gli si può imporre di ripetere delle cose solo perché gli si dice di farle. La terapia che si svolge con i bambini presso l’IDO è basata sulla relazione e, quindi, sul gioco.
All’interno del gioco si riesce ad arrivare a un risultato. Il gioco è un elemento fondamentale che rende il bambino partecipe, perché con i bambini non funziona la richiesta, funziona la partecipazione. E questo anche con quelli “normodotati”. Rispetto all’impostazione del “fare” per sviluppare l’intelligenza, l’approccio seguito consiste nell’arrivare ad un buono sviluppo dell’intelligenza partendo dall’affettività.
Al riguardo è stato ricordato come anche il professor Vittorio Gallese, medico neurologo, ordinario dell’Università di Parma (del gruppo del professor Rizzolatti su cui v.infra), uno dei massimi studiosi dell’autismo nel mondo, abbia anch’egli recentemente suggerito l’opportunità di abbandonare l’“addestramento”, per passare alla relazione corporea e psicomotoria, per conseguire dei risultati. Tutto il lavoro che viene svolto con i bambini all’IDO è di natura corporea, di natura relazionale. Vengono costituiti gruppi molto piccoli ai quali partecipano mamma e bambino insieme, con tre o quattro operatori psicoterapeuti.
Vengono anche fatti laboratori con gli animali. Ed è stato scelto l’asino con l’Università di Palermo con cui è stata messa a punto questa ricerca, perché l’asino, a dispetto dell’immagine popolare, è uno degli animali più intelligenti e più affettivi. Gli esiti avuti sono stati molto incoraggianti e sono stati pubblicati i risultati sulle riviste internazionali. Dopo quattro anni di terapia, su un campione di 80 bambini dai 4 ai 14 anni si è avuta l’«uscita dall’autismo» per il 30 per cento, che è un risultato molto incoraggiante.