Sospesi 33 insegnanti di sostegno calabresi di scuole elementari e asili. Avevano una falsa abilitazione
Emerge dal mondo della scuola una squallida storia, con un triste finale, che apre scenari ancora più orribili, perché le ingiustizie perpetrate sulla pelle dei più deboli, cioè alunni disabili di scuole primarie e dell’infanzia, erano consuetudine, attività reiterate e consolidate. La notizia è questa: trentatré insegnanti calabresi (26 donne e 7 uomini) che erani destinate alle scuole di sostegno, sono stati sospesi dal servizio e indagati dalla procura di Cosenza per falso in atto pubblico. I Carabinieri di Cosenza hanno scoperto che i docenti, molti dei quali in servizio in istituti scolastici fuori dalla Calabria, hanno falsificato i loro diplomi e non avrebbero l’abilitazione all’insegnamento. L’inchiesta, che è coordinata dal procuratore Mario Spagnuolo e dal sostituto Giuseppe Cava, come riportato dalla Corriere della Sera, è partita nel 2016 a seguito della denuncia del Provveditorato scolastico.
Il funzionario che per anni aveva gestito le graduatorie era andato in pensione il suo sostituto aveva rilevato delle irregolarità nella documentazione relativa alle graduatorie dei docenti abilitati all ’insegnamento di alunni portatori di handicap. Qualcosa non quadrava negli attestati di diploma rilasciati da una struttura paritaria e da istituti magistrali statali della provincia di Cosenza. A causa di queste anomalie il funzionario si è rivolto alla procura della Repubblica. Gli inquirenti hanno iniziato un meticoloso accertamento sui documenti presentati dai docenti, sotto inchiesta. Negli istituti magistrali di provenienza, come falsamente attestato, non vi era traccia del loro passaggio. «Questo è un primo passo dell’inchiesta che ha portato all’incriminazione dei docenti; i nostri sforzi da oggi sono rivolti a individuare chi ha materialmente falsificato i documenti in possesso agli indagati» dichiara il procuratore Spagnuolo. L’ipotesi è che dietro queste false attestazioni ci possa essere una organizzazione che clona e falsifica le certificazioni.
Le false abilitazioni hanno permesso ai docenti furbetti di trovare occupazione in varie scuole della Penisola, entrare in graduatoria per l’immissione in ruolo nelle scuole primarie e in quelle dell’infanzia. Molti di loro sarebbero riusciti a rimanere in Calabria a discapito di altri colleghi, con regolare abilitazione costretti a spostarsi fuori della regione. Si potrebbero fare tanti commenti ma questa volta preferiamo sospendere il giudizio: un fatto così grave che nasce all’interno di una regione dove, ad esempio, per l’autismo finora si è fatto poco e niente (ce lo confermano le tante mamme amiche calabresi) e che coinvolge l’istituzione scolastica, si commenta da solo. Certamente un ringraziamento speciale va a quel funzionario del Provveditorato che ha voluto stracciare il velo omertoso per interrompere il crimine e difendere i diritti dei quei piccoli alunni meno fortunati di altri.