Una donna si accorge dell’autistico fantasma incluso a scuola e relegato in una stanza
Una donna scrive alla lista di discussione Autismo33-scuola promossa dall’ANGSA Emilia-Romagna e dalla Fondazione Augusta Pini Ospizi Marini Onlus. La lettera non ci racconta purtroppo nulla di nuovo, merita per questo di essere però divulgata. E’ lo sguardo imparziale di una persona che, non sapendo cosa sia l’autismo, vede un ragazzo autistico di 20 anni buttato in una stanza a fare nulla…La donna pensa subito: “E questa la chiamano inclusione?”. La signora si domanda anche perchè venga tenuto un insegnante di sostegno per 18 ore alla settima a fare nulla, se non il sorvegliante. Sono domande che tutti ci siamo fatti un’infinità di volte tutti noi genitori di autistici “tosti” continueremo a farci, ma senza più nemmeno avere la forza di cercare risposte. Ci siamo rassegnati? Può essere. Non abbiamo più parole e andiamo avanti per inerzia, perchè alla fine quelle quattro ore la mattina per il nostro autistico escluso-incluso è comunque meglio uscire di casa che restarsene davanti alla tv. Per lui è persino una festa e quando finirà sarà una tragedia. Quel ragazzo che passa il tempo in una stanza solo a far nulla tra poco sarà anche lui scaricato in toto sulla sua famiglia, la scuola inclusiva se ne laverà le mani e tirerà un sospiro di sollievo: “uno in meno!”
(G.N. padre di un autistico “tosto” che sta per essere “scaricato” a cui hanno detto “tanto è benestante ci pensi lui a suo figlio!” )
Fino a un po’ di tempo fa non sapevo neanche cosa volesse dire la parola autismo ( e mi scuso per la mia ignoranza)
Poi un giorno ecco un ragazzo autistico in una scuola.
Che pena vedere questo ragazzo!
Più di 20 anni , incapace di intendere e di volere; la mattina i genitori lo accompagnano a scuola , a fare cosa non gli interessa , purchè sia parcheggiato lì per 4-5 ore.
E il ragazzo passa tutta la mattina a non far niente; ogni tanto infila qualche perlina , ogni tanto fa qualche incastro e ogni tanto esce fuori dalla sua aula e corre urlando come un matto (purtroppo può solo urlare perchè non può parlare, non può scrivere, e forse non può capire).
Ma questa aula non è l’aula dove il ragazzo fa lezione insieme ai suoi compagni.
E’ una squallida stanzetta dove il ragazzo passa le sue giornate insieme ad un altro ragazzo disabile e agli insegnanti di sostegno e/o educatori.
Sul registro c’è il suo nome ma i compagni non sanno chi sia, e anche quelli che dovrebbero essere i suoi insegnanti non sanno chi sia.E non sanno chi sia neanche l’insegnante di sostegno che dovrebbe essere in classe e collaborare con loro per l’inclusione del ragazzo e che invece la scuola ha deciso di utilizzare come un sorvegliante.
E che pena vedere questo insegnante di sostegno! 18 ore a settimana a fare da sorvegliante al ragazzo.
Una situazione simile all’accoglienza dei profughi:dietro la parola autismo si nasconde la convenienza di passare 18 ore a non fare niente , e magari le scuole dove sono presenti questi ragazzi ricevono più soldi(?)
E poi ricordo ancora l’ultimo giorno di scuola: i ragazzi avevano preparato un buffet nell’atrio della scuola proprio davanti alla stanzetta , ma mentre tutti festeggiavano io ero col ragazzo nella stanzetta con l’ordine di non uscire.
Questa è inclusione o reclusione ?
Alla faccia della tanto sbandierata legislazione italiana sull’inclusione scolastica all’avanguardia.
(lettera firmata)