Tommy e io all’Aquila: tra cervelli ribelli e mesti rovelli…
Un’intervista fatta seduti sullo schienale di un panchina nei giardinetti del viale che porta alla Basilica di Collemaggio all’Aquila. (Proprio dove inizia il mio ultimo libro, quando ero andato proprio in quel posto a luglio a salutare Elio e mi fu detto da Laura Reale: “ma non l’hai capito che anche tu sei autistico?”) A intervistarci è Roberta Galeotti, ottima collega e Direttrice de “Il Capoluogo d’Abruzzo”. Eravamo da quelle parti per presentare “Io figlio di mio figlio”. Il solito tour a parlare di autismo a genitori di autistici che già sanno tutto prima ancora che si apra bocca. Comunque serve parlare, anche se ci sembra sempre tutto poco utile a cambiare le cose.
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Ci ha fatto piacere che Roberta abbia colto subito il senso di quello che volevamo dire con il nuovo libro, che non è il terzo che parla di Tommy (infatti si noti quanto sia scoglionato…Ha capito che si parla di roba che lo riguarda meno, in testa aveva solo il gelato fargola e cioccolato che lo aspettava in piazza. E’ più difficile parlare di neurodiversità allargando il punto di vista anche a quella fetta di umanità che riesce a camuffare il proprio cervello ribelle, anche a prezzo di grande sofferenza.
L’impressione è che il discorso si stia facendo complicato e sicuramente meno immediato di quando parlavamo solamente di “autistici fantasma” , per far vedere quelli è stato sufficiente andarli a filmare e mostrarli in “Tommy e gli altri”. Ora parlare di cervelli ribelli e quindi del sentirsi anche noi genitori parte dell’indicibile divergenza tra norma ed eccezione è paradossalmente complicatissimo. Durante il dibattito ho dovuto specificare che il mio scopo non è certo quello di ottenere la 104 per me, ma di farmi testimone di una più stretta appartenenza allo stato di diversità dei nostri figli autistici. Mi guardavano molti un po’ perplessi, Tommy ha avuto un lieve sbarello e ha dato uno schiaffo a un signore in prima fila… Chissà perchè gli girava male…Forse ne ha fatte troppe di queste presentazioni, parole, domande, libri da firmare…
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Devo sempre interpretare i segnali di Tommy come fosse un oracolo. Forse davvero è il momento di restringere gli orizzonti e rassegnarsi al fatto che non saremo certo noi a cambiare il mondo. Mi guardo alle spalle, guardo lui…Ancora tutto da fare, nessuna certezza per il suo futuro, ancora giorno dopo giorno ci si inventa la vita; la sua: impensabile senza di me, la mia: impensabile senza progettare per ogni istante il migliore incastro possibile con le sue esigenze. Anni che scrivo e giro ma alla fine mi trovo come ora da solo con lui. Non so se ancora serva immaginarsi qualcosa di diverso, comincio davvero a chiedermelo con insistenza.