Scienze & Ricerca

Gli autistici e il DDT

Chi ha meno di 60 anni è difficile che abbia mai maneggiato il DDT, che si spargeva a litri come insetticida in ogni casa italiana, con quella che oggi sembrerebbe una ridicola pompetta di latta a stantuffo (la frase scherzosa era: “Ammazza la vecchia col Flit!”)  . Se ne riparla in questi giorni per una ricerca su oltre un milione di donne dimostra che se la madre è stata esposta all’insetticida aumentano molto le probabilità che i figli si ammalino, siccome è uno studio di cui molto si sta discutendo, riportiamo qui la notizia come è stata riportata da Repubblica.it: medicina e ricerca. 


Il Ddt tra le cause dell’autismo

di ANNA LISA BONFRANCESCHI

DI PESTICIDI e autismo si parla da tempo, tanto che alcuni addetti ai lavori annoverano da anni l’esposizione ai pesticidi nelle madri tra i fattori di rischio dei disturbi dello spettro autistico (Dsa) nei figli. Ora se ne torna a parlare all’indomani della pubblicazione sull’American Journal of Psychiatry di uno studio che ha esaminato l’incidenza di autismo in alcuni bambini e contestualmente analizzato i livelli di alcuni inquinanti nel sangue della madri. Scoprendo che l’esposizione a insetticidi come il Ddt nelle madri è associata a disturbi dello spettro autistico nei figli. Un rapporto di associazione, notano gli autori, non un nesso di causa-effetto ma si tratta della “prima evidenza basata su un biomarcatore che l’esposizione materna agli insetticidi è associata con autismo nei figli”, scrivono gli esperti. 

• DDT, UN INQUINANTE A LUNGA PERMANENZA
Il biomarcatore cui fanno riferimento gli autori è il diclorodifenildicloroetilene (Dde), una molecola che deriva, come prodotto di degradazione, dal diclorodifeniltricloroetano, sostanza più comunemente nota nel suo acronimo Ddt. Si tratta sì di un insetticida largamente vietato su scala globale da più di un trentennio, ma ancora presente nell’ambiente a causa della sua natura chimica che lo rende persistente nel suolo e nelle acque, e anche nella catena alimentare (specialmente nei cibi grassi) per decenni, tanto che contaminazioni recenti, imputabili allo scioglimento dei ghiacci, erano stati rinvenuti anche nel lago di Como. E ben dopo il suo bando, la stessa Organizzazione mondiale della sanità ne supportava l’utilizzo come strategia per il controllo della malaria pur auspicandone riduzione ed eliminazione. Questi inquinanti permanenti possono essere trasferiti anche dalla madre ai nascituri attraverso la placenta, tanto da parlare di esposizione prenatale derivanti dai livelli di sostanze accumulati nel corpo delle mamme.

• MAGGIORE ESPOSIZIONE, MAGGIORE RISCHIO DI AUTISMO
Nel loro studio, il team di Alan S. Brown della Columbia University ha analizzato i livelli di incidenza di autismo e disabilità intellettiva associata ad autismo in un campione di 778 coppie di bambini, con diagnosi di Dsa o no (soggetti controllo nello studio), provenienti dal Finnish Prenatal Study of Autism. Brown e colleghi hanno osservato che livelli elevati di pesticidi nelle mamme (pari o superiori al 75° percentile) era associati a un maggior rischio di autismo nei figli: nelle madri più esposte il rischio di avere figli con diagnosi di autismo aumentava del 32%. Sopra la soglia del 75° percentile inoltre la probabilità di autismo con disabilità intellettiva era doppia, continuano gli autori, che non hanno invece osservato nessuna correlazione tra i livelli di policlorobifenili (sostanze utilizzate in elettronica e in diversi materiali e rifiniture per costruzioni), anch’essi misurati durante la ricerca, e autismo. 

• LE CAUSE NON SONO ANCORA CHIARE
Questo studio – riassumono gli autori, sottolineando come si tratti di una ricerca che non si è limitata ad osservare l’esposizione agli inquinanti per vicinanza ai siti contaminati ma misurando i marcatori di questa contaminazione nel sangue – ha implicazioni per la prevenzione dell’autismo e può fornire una migliore comprensione della sua patogenesi”.

Sui disturbi dello spettro autistico – un insieme eterogeneo di disordini dello sviluppo accomunati da difficoltà nella comunicazione e a livello emotivo, nell’interazione sociale, e comportamenti stereotipati – sappiamo infatti ancora poco. Se da una parte è noto che un mix di predisposizione genetica e fattori ambientali siano necessari per dare origine al disturbo, e che nessuna correlazione invece è stata osservata tra vaccini e autismo, non è chiaro quali siano le cause né quando comincino a insorgere i sintomi, con alcuni indizi che lo farebbero risalire già allo sviluppo fetale. In attesa di studi che in futuro possano aiutare a far luce sulla correlazione tra autismo e Ddt, i ricercatori avanzano alcune ipotesi per spiegare quanto osservato: il Ddt è associato per esempio a rischio di nascite premature, tra i fattori di rischio per lo sviluppo di disordini dello spettro autistico e prodotti di degradazione della sostanza interagiscono con i recettori ormonali che possono interferire con il normale sviluppo, ricorda oggi anche un articolo apparso su Nature.

Redazione

La redazione di "Per Noi Autistici" è costituita da contributori volontari che a vario titolo hanno competenza e personale esperienza delle tematiche che qui desiderano approfondire.

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