Per chi parla di disabilità e famiglia: quando il fucile da caccia è la scelta estrema del “dopo di noi”
Abbiamo un Ministro per la disabilità e famiglia, chissà se dirà qualcosa sulla vicenda di una madre che, di fronte all’insolubile angoscia per il “dopo di noi” dei due figli disabili, ha usato un fucile da caccia. Ogni volta che leggiamo di un genitore che uccide il figlio disabile, per poi uccidersi, dobbiamo farci tutti carico di una sconfitta delle istituzioni e della società civile. Chi non ha in casa il problema di un figlio che si ha terrore che possa sopravviverci non potrà mai rendersi conto dei nostri pensieri più terribili e indicibili. Ancora una volta un episodio del genere è consegnato alle cronache, ancora una volta, leggendo la notizia, nella migliore delle ipotesi dirà: “Poverini, che tragedia, povera madre, poveri figli”…Poi giustamente penserà ad altro. Altri invece che hanno la responsabilità istituzionale di un problema come il “dopo di noi”, faranno orecchie da mercante perchè sanno che i genitori di disabili, saranno forse anche tanti, ma non hanno tempo e respiro per rappresentare una ghiotta sponda politica, tra l’altro quelli che provvedono da soli a risolvere il loro problema, tutto sommato evitano che altri se ne debba occupare. (GN)
SARDEGNA UCCIDE I FIGLI DISABILI E TENTA IL SUICIDIO
Una donna di 64 anni a Mandras, in provincia di Cagliari, si è chiusa nella sua stanza con i figli gemelli disabili di 42 anni e li ha poi uccisi con un fucile da caccia. Dopo ha tentato di farla finita con la stessa arma da fuoco, è stata trovata in gravissime condizioni. Nel novembre del 2015 era stata raccolta intossicata da farmaci assieme i figli, allora però furono salvati. La donna era un esempio di madre amorevole e si è sempre occupata con dedizione totale dei suoi figli. Non si classifichi questo episodio come un semplice caso di cronaca nera, o magari frutto di depressione o mancanza di lucidità. Questo scelta disperata ed estrema rappresenta ancora l’unico piano B che viene ritenuto possibile dai molti genitori di disabili, che si sentono invecchiare e sono sopraffatti dall’angoscia che i figli possano sopravvivere alla loro morte, in una società incapace di garantire la stessa dignità di vita da loro conquistata giorno per giorno. Sono state spese parole a bizzeffe, fatte leggi, proclamato intenti lodevoli…Fino a che però qualcuno riterrà ancora l’omicidio/suicidio l’unica soluzione al dramma del dopo di noi, non sarà stato istituzionalmente stato fatto nulla di veramente concreto.
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