ArchivioBuco Nero

Le mamme autiste terminali del loro passeggero autistico

tommyelabo

DA WWW.INSETTOPIA.IT

Salve…..Sono una mamma disperata…ho un figlio autistico di 19 anni e mezzo che nn riesco più a gestire…(è alto quasi 2metri e pesa 135kg) fino a due anni e mezzo fa riuscivo a fargli fare molte attività era sereno e tranquillo…un figlio esemplare oserei…poi improvvisamente un’ulteriore e progressiva chiusura…non vuole più fare niente tranne andare x ore ed ore in macchina.. 5 6 7 ore al giorno…ma la cosa peggiore e terribile è che è diventato aggressivo…in macchina picchia e apre lo sportello ma non sempre riusciamo a capire il perché…non ho più una vita…sono praticamente tenuta in ostaggio da lui tutto il tempo tranne quando dorme..ho dovuto lasciare il lavoro…non posso andare da nessuna parte…cerco DISPERATAMENTE un posto dignitoso dove possa stare…a Roma o nei dintorni….o anche fuori regione purché sia più adatto possibile alla sua problematica di autistico…sono andata anche in un paio di associazioni specifiche x l’autismo con la speranza di attuare qualche progetto adatto a questa situazione…ma niente mi hanno consigliato un periodo di allontanamento…non so se sia la soluzione migliore…chissà se un operatore ABA o di altro tipo che gli faccia da educatore X 5/6 ore al giorno possa aiutarmi e soprattutto aiutare mio figlio..?? Dove trovarlo? come si fa ad averlo x così tante ore???….sono allo stremo delle forze…mi sento come una malata terminale…mi sono rivolta alla asl ma non ti dico che posti ho visitato…raccapriccianti…e purtroppo non si intravede soluzione….grazie….di cuore… (lettera firmata)

Questa è una delle tante lettere che ci stanno arrivando a Insettopia, sintetizza il problema generale in assoluto più urgente riguardo all’autismo nel nostro paese. Gli autistici crescono. Crescono e diventano sempre più irrequieti, soprattutto se appartengono alle generazioni per cui ancora nessuno aveva in mente quali fossero i trattamenti più efficaci. Quando gli autistici non sono più bambini, quindi anche più facili da gestire e più gratificanti per la risposta che possono dare al terapeuta, scompaiono da ogni attenzione, da ogni progetto, da ogni impegno.

L’ esperienza comune delle famiglie che  hanno in carico un autistico oggi maggiorenne, hanno tutte provato l’ amara esperienza di osservare la graduale ritirata delle persone che se ne sono sempre occupate. Si inizia con un’ imbarazzante retromarcia che avvertiamo sin dall’adolescenza del ragazzo, ci viene sempre più spesso sottolineato che oramai è cresciuto, che non potrà più far parte di  quel progetto, che dovremo cominciare a pensare a una sistemazione…

A Roma pure a noi cominciano a fare questi discorsi, non dico nemmeno quali sono le soluzioni che ci vengono proposte con la stessa frase imbevuta d’ ipocrita altruismo….”Altrimenti voi non ce la potete fare!!!!”

La proposta è sempre la stessa, una sorta d’ internamento in una struttura/deposito di pazienti psichiatri d’ ogni tipo. Esattamente come scrive questa madre disperata. Cominciate a chiedervi e a chiedere in giro: “ma dove vanno a finire gli autistici quando diventano adulti? E quando invecchiano?”.

Al massimo ho visto autistici di una quarantina d’ anni, li ho visti perché i genitori quasi ottantenni ancora riuscivano a occuparsene. E’ chiaro che, morti loro, anche il figlio per la società sarà considerato materiale da discarica di esseri umani. E’ un momento fatale che tutti noi temiamo, ci illudiamo che sia lontanissimo, ma quando si arriva alla fase dei genitori autisti, come questa mamma, che non hanno altra possibilità d’ acquietare il loro ragazzone che portarlo, come tassiste, avanti e indietro in macchina per la città, significa che tutti hanno voltato le spalle a quel monoblocco d’amore e sofferenza che è un genitore incatenato a un figlio che lo morde.

Sono convinto che se questo ragazzo fosse stato trattato da professionisti, nei tempi giusti e nelle maniere giuste, oggi non si comporterebbe così. Tutto per questa donna sarebbe meno atroce se qualcuno avesse pensato in tempo a organizzare spazi aperti capaci di accoglierlo, dare a lui una prospettiva quotidiana, aiutarlo a costruire in tempo la sua dignitosa autonomia dalla madre. Non certo quei surrogati di manicomi in cui le viene consigliato di rinchiuderlo, perché lei possa liberarsene, ma anche la coscienza generale non porsi più il problema della sua esistenza.

Chi risponde alla madre autista che ci scrive? Chi le dice che il suo è un caso limite, che le cose non stanno così, che qualcuno penserà a lei come tanti stanno già pensando alle sue “colleghe” che scorrazzano giorno e notte per le nostre città, magari facendo all’infinito lo stresso giro dello stesso isolato, perché è l’ unica maniera per evitare che lui urli, che lui rompa tutto, che lui morda graffi, dia pugni. Se questo accadesse vorrebbe dire che Insettopia ce l’ avevamo fuori della porta di casa, ma non ce ne eravamo mai accorti…Aspettiamo con fiducia!

ISCRIVETEVI E FATE ISCRIVERE GENITORI A WWW.INSETTOPIA.IT SE NON RIUSCIAMO A ESSERE TANTI NON POSSIAMO INIZIARE A FAR LAVORARE LA COMMUNITY…PAZIENZA NEL CASO ANCORA UNA VOLTA C’ AVREMO PROVATO!

Gianluca Nicoletti

Giornalista, scrittore e voce della radio nazionale italiana. E' presidente della "Fondazione Cervelli Ribelll" attraverso cui realizza progetti legati alla neuro divergenza. E' padre di Tommy, giovane artista autistico su cui ha scritto 3 libri e realizzato due film.

Lascia un commento

Pulsante per tornare all'inizio