Pensare Ribelle

La mamma di un autistico fa scoppiare il pasticciaccio della delibera 7 di Roma Capitale

Metti la mamma di un ragazzo autistico grave di ventidue anni che prende un giorno di ferie al lavoro per poter seguire il convegno sulla 3° Giornata del Familiare Assistente organizzato dal Municipio I di Roma nel Teatro dell’Istituto Leonarda Vaccari. Si parla di famiglie con un congiunto disabile, di coloro che assistono h24 questo familiare e che, anche se ora li chiamiamo care giver sono ancora alla ricerca di un’identità sociale, di un riconoscimento ufficiale che ne riconosca il valore, l’essenzialità, il peso e l’importanza per l’economia familiare, la società, le istituzioni e il sistema Paese.

Anche questa mamma, e tante come lei che hanno partecipato all’ evento, è la care giver di suo figlio, la sua ombra necessaria perché le fa da medium in un mondo a volte “ostile”, spesso “ostico” e “indecifrabile”.  Il medium di un autistico deve essere sempre vigile, è uno di quei lavori che non smettono mai, è uno stillicidio che mette a dura prova nervi, muscoli e equilibri mentali. E quindi avrà diritto anche la care giver di un figlio autistico che passa gran parte della giornata a dondolare come un pendolo, a partecipare a questo incontro?

La mamma che si chiama Graziella ha una ragione in più per andarci… Ha visto che tra i relatori ospiti del dibattito c’è anche la dottoressa Raffaella Modafferi ovvero Direttore di Direzione Servizi della Persona – Interventi di supporto alle Persone fragili, Integrazione socio-sanitaria Comune di Roma Capitale (come si legge nel programma distribuito in sala). Qualche mese fa Graziella aveva fatto richiesta al Comune di Roma Capitale di destinare al figlio, in quanto persona avente diritto, l’assegno mensile di cura per disabilità gravissima, secondo la delibera numero 7 di Roma Capitale che applica la legge n. 10 della Regione Lazio. La delibera prevede un contributo in via sperimentale con cadenza mensile per un anno in favore dei disabili gravissimi attraverso o l’assistenza diretta che fornisce il comune oppure l’indiretta di 800 euro (che va rendicontata) oppure il care giver di 700 al mese, in virtù di una politica di de-istituzionalizzazione.

Ma le cose non sono andate lisce. Ecco il racconto di Graziella: “Dopo alcuni mesi è uscita la prima graduatoria nella quale mio figlio risultava con un punteggio alto, infatti mi sono subito arrivati un paio di mesi di rimborso. Poi intorno ai primi di ottobre ricevo una telefonata dall’assistente sociale del mio municipio che mi comunica che per il momento il contributo relativo alla delibera 7 mi viene sospeso, a me come a tanti altri in graduatoria, per mancanza di fondi e perché mio figlio usufruisce già di un centro diurno (in prova) e del SAVI. Io faccio notare subito che questa comunicazione è in contraddizione con quelli che sono i criteri della delibera di Roma Capitale. L’assistente sociale mi lascia in sospeso comunicandomi che ha comunque inoltrato una richiesta di chiarimenti al dipartimento preposto. Una settimana fa vengo ricontattata di nuovo e mi confermano che mio figlio e gli altri come lui pur avendo diritto saranno, per ora, messi in una lista d’attesa. A due mesi dalla fine dell’anno è come dire arrivederci e grazie”.

Graziella fortemente delusa ha cercato di capire qualcosa di più e ha contattato il gabinetto del sindaco, cioè il dottor Andrea Venuto ovvero il disability manager. “Lui mi ha rassicurato – continua Graziella – dicendomi che conosceva la situazione e che stavano provvedendo per avere chiarimenti dal dipartimento politiche sociali.”.  Ecco perché Graziella che nel frattempo ha ricevuto l’invito ha partecipato all’evento sulla Terza giornata del care giver alla Vaccari: “Volevo avere spiegazioni direttamente dal direttore della prima direzione di Roma Capitale, annunciata tra gli oratori”. E come è andata? “Ho chiesto la parola e ho formulato una domanda alla dottoressa Modafferi sottolineando come la sua nota contrasti la delibera 7/2018 di Roma Capitale”.  Da precisare che la domanda è stata rivolta davanti al pubblico e non in separata sede. “Sì ma purtroppo mentre parlavo la dottoressa scuoteva la testa, asserendo che la delibera numero 7 è di natura politica ma non tiene conto dei problemi del bilancio. La risposta ha creato un certo putiferio di contestazioni tra il pubblico che non condivideva il modo in cui il problema veniva affrontato, la situazione è facilmente sfuggita al controllo di chi conduceva l’evento… sono scappate parole grosse che la dottoressa Modafferi  ha considerato offensive e come conseguenza ha voluto abbandonare l’aula tra lo sbigottimento degli organizzatori e il tripudio di una parte della platea che per protesta su come vengono gestite le questioni dei disabili a livello istituzionale si è allontanata” . E quindi Graziella, come è andata a finire? “La mia domanda è rimasta sospesa.E io la riformulo: E’ giusto che la macchina amministrativa contrasti una delibera politica sospendendo l’erogazione di fondi pubblici (in questo caso regionali) che erano già stati destinati?”.

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