Pensare Ribelle

Breve storia di un’opera d’arte autistica da Capodanno alla Befana

Oggi l’ Espresso mette in copertina il dipinto d’arte autistica di Diego Salezze. E’ lo stesso che il Presidente Mattarella ha messo nello sfondo ufficiale del suo saluto agli Italiani del 31 dicembre 2018. E’ presentato come simbolo dei “buoni”, immagino contrapponendolo ai “cattivi”. Con altro intento noi avevamo commentato l’apparizione di quel quadro in Quirinale come una sorprendente irruzione dell’opera di un “cervello ribelle” nella più austera ufficialità del sancta sanctorum dove sono custoditi i simboli della nostra democrazia. Per “noi autistici” questa sarebbe stata la lettura migliore: ciò che banalmente rappresenta l’irrazionale da “contenere” è stato portato come esempio di libertà di pensiero, di creatività. Il valore delle regole insomma è fortificato dalla loro capacità di gestire anche la libertà di espressione dell’irregolare. Ci pareva una lettura per lo meno confortante…

Ieri però, prima ancora che uscisse notizia della copertina dell’Espresso, avevamo letto su “La Verità” quotidiano con una linea politica totalmente antitetica all’Espresso,  la  lettera di Viola Dorigo  madre di autistico grave di 10 anni, che scrive a Mario Giordano,  irritata per l’uso che era stato fatto del quadro di Salezze:

“Non riesco a gioirne. Ho visto nel messaggio del Presidente una sorta di campagna elettorale (ma lui non è super partes?) una sorta di velata critica al govero, che così come è a lui non piace e ho trovato il “noi” autistici buttato lì in mezzo perchè, mentre parlava di bontà e Felicizia un po’ di autismo ci stava bene. L’attuale governo ha un ministero della Disabilità che non c’era mai stato. Forse non servirà. ma almeno ci prova. Forse sbaglio e faccio il tifo per quelli brutti, cattivi, fascisti e razzisti. Ma per me il mio bambino viene prima di tutto. Per il Presidente? Non credo.”

Figuriamoci…Ci sta che una madre possa aver visto questo nella presenza di quel quadro e lo esprime. Fa pure parte della libertà di esprimersi di chiunque che quello che a noi ispirava ottimismo e orgoglio a lei al contrario fosse sembrata l’ennesimo tirare in ballo la categoria degli autistici come terreno di scontro tra le forze del bene contro quelle del male. Qualcosa di simile accadde al tempo  in cui Beppe Grillo usò il termine autistici per definire l’incapacità di comprendere dei suoi antagonisti: 

“Chi siamo? Siamo pieni di malattie nevrotiche, siamo pieni di autistici, l’autismo è la malattia del secolo. L’autismo non lo riconosci, per esempio è la sindrome di Aspenghen (sic)c’è pieno di questi filosofi in televisione che hanno la sindrome di Asperger. Che è quella sindrome di quelli che parlano in quel modo e non capiscono che l’altro non sta capendo. E vanno avanti e fanno magari esempi che non c’entrano un cazzo con quello che sta dicendo, (risate) hanno quel tono sempre uguale. C’è pieno di psicopatici….” (Beppe Grillo)

Anche in quell’occasione l’autismo divenne il campo di battaglia tra il “bene” e il “male” , noi autistici, categoria abbastanza ignorata dalla politica, divenimmo improvvisamente pretesto per disquisizioni lessicali su quanto fosse improprio o lecito usare il termine “autistico” come metafora esemplare dell’incapace a stabilire relazioni o a comprendere istanze altrui. Sembrava quasi di essere tornati al tempo in cui io me la presi con Corradino Mineo che dava dell’autistico a Renzi come sinonimo di povero scemo. Oppure alla riflessione che qui facemmo l’11 marzo 2017, quando mettemmo a confronto alcune citazioni “autistiche” in tre differenti occasioni elettorali e in tre paesi diversi. Chi abbia voglia lo rilegga, tenuto conto che già nel 2015  affrontammo il rapporto della politica con l’autismo citando  in un pezzo in cui ci domandavamo proprio se un giorno anche gli autistici avessero avuto il proprio peso politico,  il saggio di John J. Pitney “The politics of autism”, in particolare in questo passaggio:

Verrà un giorno che anche gli autistici avranno un peso politico

Nella sua prefazione Pitney dichiara che gli autistici finora hanno avuto un ruolo quasi inesistente nel dibattito politico ma le cose stanno cambiando perché le nuove generazioni di autistici che hanno fatto, appunto, un giusto percorso terapeutico nell’infanzia e programmi educativi specifici avranno sempre più strumenti per poter diventare soggetti attivi nella società.

“Non per caso assistiamo a un incremento di persone con problemi di autismo che frequentano i college – dice Pitney – Ci sono studenti autistici anche al Claremont Colleges. Ma se non imbocchiamo le strade giuste per conoscere veramente le persone con autismo, questi non potranno ricevere gli aiuti di cui hanno bisogno. E di conseguenza non saranno mai capaci di contribuire in prima persona al dibattito politico”. Il professore, infatti, è fortemente convinto che se più persone con sindrome autistica riusciranno a entrare nei settori chiave della politica … “Nel prossimo futuro si sapranno difendere da loro stessi”.

In conclusione sarebbe veramente ora che questo accadesse, ma al momento purtroppo non vediamo nulla di simile all’orizzonte, non è certo la copertina dell’ Espresso che ci aiuta, anzi avvalora la tesi della mamma “cattivista” che scrive a Mario Giordano. Quello che la notte di Capodanno vedemmo come un barlume di “leggerezza” oggi riprecipita pesantemente nell’essere tradotto nella bandiera di un’espressione della politica. Seppur si trattasse di una difesa della civilizzazione a noi autistici non importa…Di fatto quella visione di Cervello Ribelle si è appesantita, da Capodanno alla Berfana, di significati che probabilmente poco hanno a che fare con le intenzioni dell’autore. Anche questo rientra nella lecita possibilità di esprimersi, ma possibile che proprio perchè gli autistici sono poco interessati al consenso ognuno possa tirarli per la giacchetta e farli suoi?

I pensieri autistici sono come pupazzi ballerini

Visto che le iconografie autistiche stanno salendo nelle quotazioni ne aggiungo una personale. E’ il ritratto che mi ha fatto Tommy giorni fa, non ci credevo che rappresentasse me, è sorridente e io non sorrido mai, è senza occhiali e io gli occhiali li tengo anche quando dormo, ha un’espressione da persona accogliente a braccia spalancate, io invece mi sento assolutamente privo di ogni istinto ad abbracciare il mio prossimo. Eppure per Tommy quello sono io, me lo ha ribadito più volte, a distanza di giorni e in maniera inequivocabile. E’ questo per me prova dello sguardo differente dell’autistico, sguardo che aggiunge “visioni” ai banali “punti di vista” e che mai potrà essere  addomesticato all’ambiguità necessaria alla declinazione “politica” di ogni realtà. Come già scrissi secondo me l’autistico probabilmente vede i pensieri come oggetti concreti sparsi per la stanza, quindi diventa euforico per questo particolare affollamento del suo spazio. Provo a improvvisare… Per lui i pensieri sono come pupazzi ballerini che saltellano su sedie e tavolini; per lui i pensieri hanno il fruscio di un rubinetto aperto e allagano piano piano il pavimento. Per questo trovo Tommy spesso seduto sul letto, abbracciato ai cuscini come fossero salvagente, che teme di affogare tra i pensieri.

C’ho provato a immaginare un possibile Manifesto del pensare con “Cervello Ribelle” mi piace qui riproporlo, proprio per ribadire quanto secondo me la politica, di ogni segno, non risulterà mai efficace se si sforzerà nel  tentare di annettere la neurodiversità tra le categorie comunemente usate nelle proprie negoziazioni del reale. Il pensiero autistico è veramente oltre e forse si manifesterà quando una nuova generazione di cervelli ribelli riuscirà a occupare a pieno diritto  spazi di rilievo nella società degli uomini. E’ la speranza per i più giovani dei nostri figli, per quelli ora adulti come Tommy, possiamo solo sperare nella residua esistenza di persone perbene che ci aiutino a organizzare per loro una vita futura per lo meno dignitosa.

MANIFESTO DEI CERVELLI RIBELLI

 


 

Gianluca Nicoletti

Giornalista, scrittore e voce della radio nazionale italiana. E' presidente della "Fondazione Cervelli Ribelll" attraverso cui realizza progetti legati alla neuro divergenza. E' padre di Tommy, giovane artista autistico su cui ha scritto 3 libri e realizzato due film.

Lascia un commento

Pulsante per tornare all'inizio