Piano strategico contro i pericoli del vagabondaggio degli autistici: parte una ricerca Usa
Belle notizie ci arrivano da Autism Speaks , una delle più note organizzazioni americane che si occupano di fundraising per la ricerca sull’autismo. Hanno annunciato che con oltre 1,6 milioni di dollari raccolti verranno destinati a tre promettenti progetti di ricerca della durata di tre anni.
Il primo studio si occuperà di un problema che interessa tantissimi soggetti dello spettro autistico: testerà un nuovo programma di intervento personalizzato per arginare il cosiddetto Autism Wandering, cioè il pericolo comportamento correlato all’autismo del vagabondaggio, cioè la tendenza a abbandonare luoghi chiusi e sorvegliati per avventurarsi in altre situazioni che possono essere pericolose. Lo psicologo Mindy Scheithauer, del Marcus Autism Center della Emory University, guiderà lo studio. Vi parteciperanno 76 bambini. Un recente studio, ci ricorda Autism Speaks, ha confermato che il vagabondare dei bambini con autismo non solo è molto comune ma è una delle fonti principale di stress delle famiglie. Lo studio ha rilevato anche che più della metà dei bambini che scompaiono si vanno a cacciare in situazioni pericolose. Inoltre il vagabondaggio non è assolutamente connesso con la disattenzione dei genitori spesso a conoscenza di questa brutta abitudine dei loro figli. Dallo studio è dunque emersa la necessità di sviluppare dei modi per proteggere i bambini che sono inaspettatamente senza supervisione oppure in uno spazio non sicuro, per aiutare a localizzarli quando vagano e per evitare che questo succeda. Bisogna, dunque, sviluppare piani di sicurezza per questi bambini e lavorare con insegnanti, polizia e altri membri della comunità per divulgare questo problema.
La seconda sovvenzione di Autism Speaks sarà destinata a una sperimentazione clinica di leucovorin (una forma di folato, o vitamina B9) che ha mostrato una promessa precoce nel migliorare la comunicazione verbale e la socialità in un sottogruppo di bambini con autismo. Infatti i bimbi autistici hanno anticorpi che bloccano i recettori delle cellule cerebrali e che rispondono al folato naturale. A guidare la ricerca, che coinvolgerà 80 bambini, il neurologo pediatrico Richard Frye, del Phoenix Children’s Hospital.
Il terzo progetto di ricerca svilupperà e testerà una serie di metodi di screening e diagnosi dell’autismo per la loro efficacia e praticità nei paesi a reddito basso e moderato. Sarà guidata dallo psicologo e ricercatore della salute pubblica Amina Abubakar, del programma di ricerca KEMRI-Wellcome Trust. Prove pilota dei metodi inizieranno in Kenya, Sud Africa e Malawi. Spieg Andy Shih, Autism Speaks vicepresidente senior per la salute pubblica e l’inclusione: “Nel sostenere lo sviluppo di metodi di screening e diagnostici pratici e accessibili, possiamo migliorare la vita di milioni in parti del mondo in cui l’autismo è ancora in gran parte non riconosciuto e non trattato. Allo stesso tempo, impareremo importanti lezioni per aumentare il nostro sostegno nelle comunità mal servite qui a casa “.