Alice: vi racconto come mi mimetizzo per non essere “intercettata”
Alice comincia a pensare che il suo malessere di sempre sia decifrabile con l’accettare una condizione di neurodiversità. Ci scrive una lettera lunghissima con il racconto di una serie di suoi tratti caratteristici.. “Quelli più evidenti e meno sociali.. A testimonianza di una condizione presente e molto sentita.” La descrizione è molto dettagliata e suddivisa in capitoli, la pubblicheremo a puntate. Chi si trovasse a fare su se stesso considerazioni simili non potrà che apprezzare.
IL SOLE
Un sole accecante si staglia in un cielo azzurro e terso ormai da lunghissimi e interminabili giorni, un sole che sembra perforarmi il cervello mentre io sono solo alla ricerca di un po’ di quiete e tranquillità.
Domani sarà di nuovo lunedì e già li sento… i colleghi che fremono… ansiosi di mettere sul tavolo il proprio week end appena trascorso, in una perenne gara a chi ha sfruttato meglio questo squarcio di sereno tra una settimana lavorativa e l’altra. Chissà se qualcuno sarà così temerario da citare una semplice passeggiata in campagna o un giro in centro città? Nah troppo scontato.. presumo piuttosto che tutti punteranno sul classico.. e allora giù con lo sciorinio di località montane e marine, che nemmeno le previsioni meteo, una battaglia a suon di maniche corte e costumini sfoggiati in un’anomala coda di stagione invernale.
Posso immaginarmi… Mentre li ascolto e osservo, pregando che la campanella di fine intervallo suoni prima che tocchi a me parlare.. Perché in tal caso, so già che in una frazione di secondo una scarica di pensieri si abbatterebbe sul mio cervello, trasformandolo in un catalogo di piccole bugie bianche pret a porter, pronte da sparare…
D’altronde ho qualche altra scelta? Potrei veramente raccontare di aver trascorso la domenica al riparo dalla luce, in una stanza pervasa dalla penombra, intenta a digitare i miei pensieri su di una tastiera?
No, sarebbe chieder loro troppo. Perché dovrei mai desiderare di turbare l’altrui gioia con immagini di vite alternative, ai limiti della sopravvivenza sociale.
E allora che bugia bianca sia, così mi accalappio l’opzione banale, quella scartata da tutti ma cui sono più affezionata. Raccolgo le mie energie, faccio un respiro profondo e quando giunge il mio turno, con un filo di voce narro di una fantomatica passeggiata in centro città, semplice e anonima, ma perfetta per l’occasione e per non destare alcun sospetto.
Potrà sembrare paradossale, ma quanto appena descritto non è che uno degli infiniti e quotidiani episodi che mi vedono impegnata a mimetizzarmi, per non farmi “intercettare” e per non far sentire a disagio l’Altro..
Perché in fondo il mio esser Asperger estremo (o almeno così ritengo io) mi porta anche a questo, a non spiattellare in faccia all’interlocutore la mia condizione di disadattata, per non arrecare un fastidio che possa trovare in me la sua causa.
Sono stata educata così.. alla discrezione estrema, alla morigeratezza nei modi e nei toni, ad una facciata sempre calma e serafica anche quando tutto lascia presagire il contrario, al non invadere con la propria personalità le vite altrui. Sono stata educata ad entrare sempre in punta di piedi e a non lasciare mai traccia di me.
ALICE