Cari colleghi vi ricordo che la comunicazione facilitata degli autistici è una fake news
Un quotidiano importante come Repubblica ha pubblicato un pezzo in cui si parla di “comunicazione facilitata” come fosse una realtà. In questo articolo passa per scontato l’effetto di una pratica illusoria e priva di evidenza scientifica. Da genitore di un ragazzo autistico non mi trovo personalmente d’accordo sul fatto che “In due libri Federico De Rosa, 25 anni, una storia sorprendente e una ‘lezione’ per tutti noi”.
Non c’è alcuna lezione purtroppo, ma solo il riaffiorare di una delle tante narrazioni fanta autistiche, che rendono ogni giorno difficile la corretta abilitazione di chi vive la condizione autistica.
Il collega che ha scritto il pezzo può serenamente consultare chiunque abbia titolo accademico e scientifico per parlare di autismo e chiedere cosa sia la “comunicazione facilitata” applicata agli autistici.
Basterebbe sentire i protagonisti di “Pulce non c’è”, un libro e un film in cui si racconta la storia vera di una delle più scellerate vicende giudiziarie provocate da questa pratica, per cui un padre fu accusato ingiustamente di abuso della figlia disabile, solo per presunte dichiarazioni fatte dalla bimba mediante la comunicazione facilitata.
Non c’è riscontro del concetto che da “diversamente abile” un autistico possa diventare “diversamente felice” solo perchè un facilitatore, muovendogli il braccio con una pressione sulla spalla, gli fa scrivere pensieri sublimi attraverso la tastiera di un computer.
A scrivere non è il facilitato ma il facilitatore, è incontrovertibile e può essere facilmente provato. Purtroppo tale pratica crea l’illusione nei genitori che all’interno del proprio figlio, spesso non verbale e con forte deficit cognitivo, si celi un piccolo genio imprigionato. Con questi si riuscirebbe a comunicare attraverso un sistema che assomiglia molto alle pratiche usate da medium e spiritisti per mettersi in contatto con le anime dei trapassati.
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Esiste una corposa letteratura che smentisce la comunicazione facilitata e le sue derivazioni con altro nome, ne abbiamo spesso parlato anche qui, mi limito ad aggiungere una sintesi dalle Linee Guida IIS (Istituto Superiore Sanità, Ottobre 2011) “Ad oggi non ci sono dati per sostenere che i soggetti con autismo ricevono un aiuto nella comunicazione, ma ci sono invece dati che comprovano che la comunicazione è prodotta dal facilitatore. Proprio in considerazione delle implicazioni etiche sollevate da questi risultati rispetto all’integrità e alla dignità dei bambini e adolescenti con autismo, l’American psychological association ha approvato una risoluzione contraria all’utilizzo della comunicazione facilitata.Viene raccomandato di non utilizzare la comunicazione facilitata come mezzo per comunicare con bambini e adolescenti con disturbi dello spettro autistico.” (Linea Guida ISS pag 64)
In prossimità del 2 aprile, giornata in cui internazionalmente si riflette sulla neurodiversità sarebbe fondamentale che ogni organo di stampa contribuisse a informare correttamente rispetto a una realtà su cui ancora, anche nel nostro paese, pesa fortemente la mancanza di un corretto approccio evidence based.
Il fanta autismo della comunicazione facilitata, come quello delle diete, delle chelazioni, delle pratiche più fantasiose può essere anche una libera scelta delle famiglie, l’importante è che sia loro dato modo di essere informati quanto tutto questo sia solo dannoso per l’autonomia e l’inclusione sociale dei loro figli.
Dal link che metto qui sotto è possibile trovare una rassegna di nostri pezzi, trattano alcune delle fantapratiche che ancora vengono impunemente spacciate come interventi utili per le persone autistiche