Pensare Ribelle

Quello che ho scoperto solo dopo decenni da madre di una figlia unica autistica

Gabriella La Rovere ci comunica una sua esperienza legata all’ancestrale rapporto intimo tra madre e neonato. Non parla però della sua unica figlia autistica Benedetta, parla piuttosto di una sua recente “scoperta”… E’ un’eventualità che potrebbe ripetersi o essersi verificata in molte altre madri di figli unici con autismo, fino a ora però nessuno l’aveva descritta e argomentata come fa Gabriella. Tutto si capisce alla fine di questo breve saggio, ma per non vanificarne il senso con uno spoiler suggeriamo di leggere dall’inizio senza anticipare la fine.


 

Charles Darwin con il figlio William, la moglie Emma Con Leonard

 

“Profilo di un bambino” è una raccolta di osservazioni, sotto forma di appunti catalogati per affinità tematica, dei primi mesi di vita di William, primogenito di Charles Darwin. Scritto probabilmente tra il 1839 e il 1841, venne pubblicato trent’anni dopo a seguito dell’uscita di un articolo di Adolphe Taine sullo sviluppo mentale di un bambino.

La bellezza di questo saggio risiede proprio nell’osservazione dei fenomeni espressivi del neonato, con lo stesso sguardo attento con il quale Darwin aveva analizzato il comportamento delle specie animali incontrate durante la spedizione a bordo del brigantino HMS Beagle.

Il libro inizia con la mera rilevazione delle attività durante i primi tre mesi di vita per poi analizzare stati emotivi quali collera, paura, piacere, affettività, e concludere con argomenti più elaborati tipo il senso morale, l’associazione di idee, la timidezza e i sistemi comunicativi. È un’opera che precorre il lavoro di Jean Piaget, elaborato quasi cento anni dopo, è una specie di diario familiare che per certi versi ricorda l’esperienza dello psicologo Max Wertheimer che visse a stretto contatto con Einstein per cogliere sul nascere le sue intuizioni scientifiche.

La nascita di un figlio è un’esperienza unica per un genitore e non è difficile immaginare Darwin mentre osserva attentamente cosa succede nei primi mesi di vita di William. Non c’è alcun riferimento alla madre se non come corollario a ciò che viene esaminato. La moglie Emma era sua cugina, sposata nel 1839, dalla quale ebbe ben dieci figli.

Durante i primi sette giorni di vita il mio bambino compiva correttamente varie azioni di tipo riflesso come starnutire, singhiozzare, sbadigliare, stendersi e naturalmente succhiare e strillare. Al settimo giorno io toccai la pianta nuda del suo piede con un pezzettino di carta ed egli lo ritrasse di colpo, come fa un bambino molto più grande quando sente solletico. La perfezione di questi movimenti riflessi dimostra che l’estrema imperfezione di quelli volontari non è dovuta allo stato dei muscoli o dei centri di coordinamento, ma piuttosto a quello della sede della volontà.

Queste osservazioni sembrano semplicistiche, ma non bisogna dimenticare che Darwin non era un medico, nonostante suo padre lo fosse e avesse sperato fino all’ultimo che il figlio seguisse le sue orme.

Allegoria su Charles Brown-Sequard

Essendo appassionato delle espressioni correlate al comportamento, passa in rassegna gli stati emotivi. Il sentimento della collera compare verso il quarto mese, non poterono esserci dubbi, a giudicare dal modo in cui il sangue affiorava su tutto il viso e sulla testa. Singolare è il paragone che fa con il piccolo coccodrillo, appena uscito dall’uovo, che spalanca di colpo le mascelle. La collera sembra non comparire nelle sue figlie arrivando a postulare un’ereditarietà comportamentale legata al sesso. All’epoca delle osservazioni il testosterone non era stato ancora identificato.

Nel 1889 il fisiologo Charles Brown-Sequard annunciò alla Societé de Biologie di Parigi di aver scoperto una terapia per il ringiovanimento del corpo e della mente. Si era inoculato un estratto di testicoli di cani e cavie che aveva aumentato la sua forza fisica e mentale.

Paura. Questa sensazione è probabilmente una delle primissime a venir sperimentata dai bambini, come dimostrato dal loro sobbalzare a qualsiasi suono improvviso quando hanno solo poche settimane di vita, seguito dal pianto.

Per quattro mesi Darwin sperimenta con il piccolo William diversi tipi di rumori per valutare la risposta. Imprevedibilità, novità e l’impossibilità di verificare con i sensi la sede e il tipo di rumore sono elementi che mettono paura. All’età di due anni e mezzo il bambino, portato a visitare il giardino zoologico, manifesta una fobia per gli animali più grandi chiusi in gabbia portando il padre a riflettere se queste paure, del tutto indipendenti dall’esperienza, non siano effetti ereditati di pericoli derivanti da antichi tempi selvaggi, anticipando il concetto di inconscio collettivo di Jung.

Si può presumere che i bambini provino piacere quando succhiano, e l’espressione dei loro occhi vaganti sembra a dimostrare che le cose stiano così.

Il breve capitolo sul piacere analizza il sorriso che compare quando il piccolo guarda la madre e successivamente in relazione a qualche sensazione interiormente piacevole. La risata, espressione di divertimento, compare verso i quattro mesi con il gioco del Cucù lasciando Darwin perplesso sulla precocità del senso dell’umorismo. È solamente ripensando all’attività di gioco dei cuccioli di animali che ha osservato durante i suoi viaggi che trova tutto perfettamente normale e in linea con l’evoluzione.

Affettività. Questa probabilmente compare molto presto nel corso della vita, almeno a giudicare dal fatto che quando aveva meno di due mesi il bambino rivolgeva sorrisi a quelli che si occupavano di lui.

William Erasmus Darwin

L’affettività, che diventa consapevole verso il primo anno di vita, si associa al suo opposto: la gelosia. Anche qui è inevitabile il confronto con le specie animali. Considerando quanto sia forte il sentimento di gelosia dei cani, essa probabilmente dovrebbe venir manifestata dai neonati a un’età più precoce di quella appena indicata se essi fossero messi alla prova in modo adatto.

Il capitolo sulle associazioni di idee valuta lo sviluppo cognitivo del bambino. A quattro mesi e mezzo il bambino sorride all’immagine riflessa nello specchio arrivando presto a capire che si tratta proprio di un’immagine. A nove mesi riesce ad associare il proprio nome a ciò che vede.

Le scimmie superiori che io misi alla prova con un piccolo specchio si comportavano in modo differente; esse mettevano le mani dietro lo specchio e nel far ciò dimostravano una certa intuizione, ma ben lungi dal provar piacere nel guardarsi andavano in collera e smettevano di farlo.

A cinque mesi le associazioni di idee sorte in maniera indipendente dall’insegnamento vanno a fissarsi nella mente; così il piccolo William associa il cappotto e il cappello alla passeggiata e si arrabbia quando alla visione degli oggetti non segue il piacere di uscire.

La facilità con cui venivano acquisite associazioni di idee dovute all’insegnamento nonché altre, sorte in modo spontaneo, mi sembrò di gran lunga la più nettamente marcata di tutte le distinzioni tra la mente di un bambino piccolo e quello del cane adulto più intelligente che io abbia mai conosciuto.

Il primo indizio di senso morale compare a poco più di un anno di vita con la capacità di capire cosa e giusto e cosa è sbagliato, cosa provoca gioia e cosa tristezza. A due anni il piccolo William è in grado di discernere lo scherno e sette mesi dopo è consapevole delle marachelle fatte arrivando ad assumere un comportamento innaturale e artificioso.

Per quanto riguarda i sistemi di comunicazione, all’iniziale pianto espressione di disagio, fame, dolore fa seguito il suo uso intenzionale per ottenere qualcosa. A cinque mesi compare la lallazione, priva di qualunque significato. Fino al primo anno di vita il bambino si serve dei gesti per far capire i suoi desideri e poi, come per magia, la prima parola mum con la quale declina vari oggetti.

E qui arriva il senso di questo mio studio. Avendo coscientemente rifiutato di avere altri figli, non ho avuto la possibilità di sperimentare la crescita fisiologica del neonato. Questo fa si che io mi sorprenda davanti a manifestazioni di bambini, perfettamente in linea con il processo evolutivo. La recente nascita di una nipote, proprio nello stesso giorno di Benedetta, ha riportato alla luce memorie sepolte da strati di dolore. È giusto confrontarsi con la normalità vissuta come una boccata di aria fresca dopo anni di fatiche per raggiungere la minima abilità. È terapeutico ed educativo essere parte di un modo altro di crescere e vivere la vita. Benedetta ha da subito assunto il ruolo di tata: la crescita partecipata di questa bambina fornirà nuovi slanci per l’acquisizione di autonomie, finora impensabili, come quella di essere responsabile della fragilità altrui.

Gabriella La Rovere

Redazione

La redazione di "Per Noi Autistici" è costituita da contributori volontari che a vario titolo hanno competenza e personale esperienza delle tematiche che qui desiderano approfondire.

Lascia un commento

Pulsante per tornare all'inizio