Pensare Ribelle

Luca fugge…E ancora rifugge!

Dopo le volte che Luca è scappato di casa per andare al negozietto in fondo alla strada per “comprare” il latte, ho fatto un po’ di ricerche e ho comprato una serratura difficile da aprire dall’interno. Le istruzioni erano complesse e scritte in piccolo, ma dopo un’oretta a sacramentare, sono riuscita a montarla. È una di quelle serrature con la combinazione invece della chiave. All’interno, ha una maniglia da girare piccola e difficile da usare.

Dopo questa nuova scoperta, tutti noi ci siamo un po’ rilassati: certa che Luca non avrebbe mai imparato ad aprire la porta, a volte lasciavo il salotto e la cucina, al pian terreno, e mi azzardavo di lasciarlo gironzolare da solo. Non ero comunque mai tranquilla: Luca è molto determinato, e questa sua caratteristica a volte lo rende diabolicamente intelligente. Anche le sue sorelle, Sofia e Emma, erano un po’ più tranquille, anche se quando erano a casa da sole con il fratellone, dicevo loro di andare comunque in salotto per assicurarsi che Luca rimanesse in casa.

Una sera della settimana scorsa, io e mio marito abbiamo deciso di fare una passeggiata al parco con i cani. Dal salotto ho urlato: “Ragazze, noi usciamo! Date un’occhiata a vostro fratello!”. “OK!” hanno detto in coro dalle loro camere. Anche Luca era in camera sua, per cui sembrava tutto tranquillo.

Al ritorno dal parco, una ventina di minuti dopo, incontriamo Luca a piedi nudi in fondo alla strada. Stava andando al negozietto, che però era chiuso. Non avrebbe potuto rientrare in casa, perché lui la combinazione non la conosce. Chissà dove sarebbe andato se noi non fossimo arrivati?

“LUCA!”, urlo, e lui si ferma in mezzo al marciapiede. Il cuore era impazzito, gonfio di terrore e di adrenalina. Dan prende Luca per la mano, e io corro a casa.

“RAGAZZE!” urlo dal fondo delle scale. Sento le due porte delle loro camere aprirsi, e i passi precipitosi correre verso di me. “Abbiamo trovato Luca fuori! Vi avevo detto di stare attente!” Mentre parlavo, il mio tono diventava sempre più pieno di panico. “Cosa volete, che muoia? Lo sapete, vero, che basta una macchina che passa e lui muore. MUORE, lo capite? Volete andare al suo funerale?”

Le ragazze si sono tutte e due messe a piangere e continuavano a scusarsi. “Scusa un cazzo!”, dicevo io sempre più inferocita. Emma, che ha solo 12 anni, ha cominciato a singhiozzare forsennatamente. Sofia, che ne ha 19, l’ha portata in camera sua per consolarla. Poco dopo mi sono calmata e mi sono resa conto di avere nettamente esagerato. Sofia è venuta da me, con gli occhi rossi, e mi ha detto: “Mamma hai ragione su tutto, avremmo dovuto fare attenzione. Ma, se posso dirti una cosa, Emma ha solo 12 anni, e le cose che hai detto sono molto molto forti. Ricordati che è solo una ragazzina!”. Mi ha dato un bacio ed è tornata da sua sorella, che era ancora in presa al panico.

Luca, tranquillo, ascoltava il suo iPad in camera sua. “Sì, forse hai esagerato, Marina”, mi ha detto Dan, consigliandomi di andare da Emma, che era sempre più disperata. “Ho quasi ammazzato mio fratello!”, continuava a dirmi tra i singhiozzi mia figlia. Le ho spiegato che anche io ero molto impaurita e che avevo detto delle cose molto brutte, mi ero scusata e le ho fatto un po’ di coccole fine a ché si è calmata.

Il punto vero, però, è questo, secondo me: forse ho esagerato, ma purtroppo la verità nelle famiglie come la nostra è che se uno di noi si distrae un attimo, la vita di Luca è in pericolo veramente. È vero che purtroppo abbiamo tutti un’enorme responsabilità, anche chi tra di noi è più piccolo, e che dobbiamo lavorare insieme per evitare davvero di andare al suo funerale. La nostra, come quella delle famiglie come noi, è una vita estremamente stressante e complessa, sfortunatamente, e non possiamo permetterci neanche una piccola svista.

Adesso abbiamo anche messo una catena alla porta. Luca non ha ancora imparato ad aprirla per scappare. Ma la catena spesso ci si dimentica di metterla, è scomoda, è orrenda. Mi fa sentire ancora di più chiusa in una prigione, quella in cui vivo da ormai ventidue anni. L’unica, vera soluzione è quella di stare addosso a Luca in ogni momento. Per tutta la vita.

Marina Viola

marinaliena

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Marina Viola porta il quaranta di scarpe. Vive a Boston e ci fa il diario di quella che pensiamo essere l’ altra parte della luna. Che significa per noi autistici vivere negli Stati Uniti? Potete farle anche domande….

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