Pensare Ribelle

Chi racconta noi Cervelli Ribelli ci immagina solo con poteri da supereroi

In questo periodo amici e colleghi insistono perché vada a vedere “Motherless Brooklyn”, lo farò senz’altro. Sono sicuro che sia un fantastico film, ma non mi convince troppo la motivazione per cui venga raccomandato proprio a me, che è noto gestisca familiarmente “cervelli ribelli”.

 Pensano forse che mi rincuori la storia di un ragazzo con sindrome di Tourette, e conseguenti  comportamenti problema, dotato al punto tale da riuscire a svolgere in maniera eclettica e straordinaria la professione di detective?

Non mi è nuovo tutto ciò, anche quando cominciò a essere trasmessa in Italia la serie “The Good Doctor”, qualcuno mi aveva calorosamente raccomandato di vedere Shaun Murphy, lo stupefacente chirurgo, autistico a iper stellare funzionamento, capace di allucinare in realtà aumentata ogni coratella su cui avrebbe affondato il suo bisturi; con tecnica miracolosa e geniale, va da sé.

Già in passato ero stato invitato a seguire in tv il piccolo Jake Bohm, autistico prodigio della matematica della serie “Touch”, che scrive sequenze di numeri senza senso, ma che in realtà conosce  la chiave matematica dei nessi sottili che legano tra loro gli umani, infatti previene disgrazie e sventa omicidi.

In molti hanno tentato, in tempi diversi, di incoraggiarmi  sul fatto che, avere un figlio adulto con il cervello da bambino, ricordasse “Forrest Gump” e “Copperman”, altre due storie di super svampitelli, che risultano simpatici e alla fine richiamano attenzione, fanno cose. Nel mondo insomma c’è un bel posto anche per loro.

E’ sicuro. Basta che sappiano attraversare correndo a piedi interi continenti, o indossino uno scafandro di metallo da personaggio Marvel quando vanno per strada.

Esprimo viva soddisfazione poiché le persone con neuro diversità hanno trovato tanta attenzione da parte di autori e sceneggiatori.  Però sarei ancora più contento se, tutto questo, potesse servire come lasciapassare sociale per le tante teste strane che mi capita di frequentare.

Soprattutto negli ultimi anni si sta rafforzando l’ammirevole impegno di dare visibilità pubblica, attraverso pregevoli fiction, a ogni discontinuità cognitiva e comportamentale, che sarebbe altrimenti rimasta descritta solamente nei manuali di psichiatria.

Persino per dare un nome alla follia proverbiale del nemico  storico di Batman,  Arthur Fleck, il “Joker” di Tod Phillips, lo si è immaginato affetto da sindrome pseudo bulbare. Una meticolosa cura quindi nella ricostruzione della sua risata incontrollata, per dare corpo clinico ineccepibile a un criminale incallito, ma comunque anche lui genio indiscutibile.

Ecco che, alla fine, ogni cervello atipico per conquistarsi il diritto all’esistenza deve avere un super potere. Sembra che, per chi abbia una disabilità psichica, ogni possibile inclusione tra gli umani neuro tipici, sia condizionata all’appartenere, come minimo, alla stirpe degli Avengers.

Le cose purtroppo non stanno così, il cervello diverso in ogni sua gradualità, persino quelle quasi impercettibili, è tuttora il motivo del più tenace stigma collettivo, radicato inesorabilmente in ogni società avanzata.

 E’ divertente immaginarli tutti con  calzamaglia, maschera e mantello nascosti in tasca, pronti a spiccare il volo verso straordinarie imprese. Peccato che i nostri figli, pazzarelli a super poteri ridotti, sono in pochi a sopportare di vederseli girare intorno.

Sarà colpa della Kryptonite verde se hanno perso vista a raggi X e super forza? So solo che noi continueremo a tenerceli in casa, almeno fino a che avremo ancora fiato per occuparci di loro.

(da LA STAMPA)

 

 

Gianluca Nicoletti

Giornalista, scrittore e voce della radio nazionale italiana. E' presidente della "Fondazione Cervelli Ribelll" attraverso cui realizza progetti legati alla neuro divergenza. E' padre di Tommy, giovane artista autistico su cui ha scritto 3 libri e realizzato due film.

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