Buco Nero

Se non c’è spazio per Camilla, ce ne sarà per i nostri figli cervelli ribelli?

E’ difficile davvero immaginare una società in cui abbiano serenamente spazio persone con idee e comportamenti fuori standard. Noi ci arrabattiamo da genitori di ragazzi pazzerelli perché pensiamo che per la loro vita serena sia possibile espugnare almeno un fortino nell’immensità delle nostre città. Siamo convinti che potrebbero passare inosservati, o per lo meno che le persone non si diano troppa cura del loro essere balzani. Lo speriamo, lo sogniamo, facciamo tutto per costruirlo giorno dopo giorno. Poi ci tocca vedere lo sfogo di Camilla (guarda video) e ci cadono le braccia. Nemmeno a una ragazza perfettamente nella norma, autosufficiente e senza alcun comportamento oppositivo è consentito vivere la propria vita serenamente. Il vicinato la tormenta perché non tollera che viva assieme a un’altra donna a cui è sentimentalmente legata. Solo questo basta per essere discriminati? Non abbiamo speranza davvero la civilizzazione è ancora lontana per troppe persone…Chi ancora riesce a essere omofobo, ancora più sarà spaventato da un cervello ribelle nel suo impeccabile condominio.


Camilla tra due ragazze felici viste da Tommy, incapace di discriminare perché vede solo persone sorridenti.

Camilla piange mentre si sfoga su Tik Tok. Gira intorno alla sua minuscola utilitaria, bersaglio dei vicini bacchettoni e omofobi. Questa volta le hanno rotto lo specchietto e bucato le quattro gomme. Per loro che vivono nella “normalità” quella ragazza di 23 anni è una puttana pervertita, perché è intollerabile che conviva con la sua compagna.

Evviva! Finalmente abbiamo la notizia di persone che hanno il coraggio di trasformare in atti concreti la loro insopprimibile paura di essere “contagiate”. Così è sanificato chi ha preferenze di genere e comportamenti sessuali diversi, oltre l’incastro più usuale di un maschio in una femmina.

Camilla è stata così “punita” perché lesbica.

È una lettura brutale? Sicuramente, ma almeno è una realistica presa d’atto di un sentire diffusissimo nel nostro paese, ipocritamente nascosto sotto un tappeto ammuffito e intessuto di “non ho nulla contro gli omosessuali ma…”

Di questo melenso far finta che il problema dell’omofobia sia irrisorio nelle belle contrade italiane, il perbenismo filisteo si è già alimentato a dismisura. Ancora ieri chi si erge paladino della vita e della famiglia ha parlato di una Camera con troppe defezioni da Covid, per poter legittimamente esprimersi sul Ddl Zan. Di nuovo è partita l’accusa di privilegiare la “lobby gay”, penalizzando i “diritti dei cittadini” che vivono nell’emergenza.

La storia di Camilla dovrebbe invece ampliare gli orizzonti, assai angusti, di chi immagina le persone omosessuali unicamente attraverso il filtro distorto degli stereotipi più consunti. Lei si alza ogni mattina per andare a svolgere il suo lavoro, si paga il mutuo da tre anni e riesce, anche con fatica, a mantenersi nel ménage di coppia con la persona a cui vuol bene.

Dove è la differenza tra lei e ogni altro cittadino? Quanti dei nostri figli alla sua età sono stati così determinati da riuscirsi a conquistare una vita autonoma? Per giunta Camilla lavora come infermiera, la categoria cui tutti hanno tributato lodi e ringraziamenti incondizionati, per il senso di sacrificio dimostrato durante la prima fase della pandemia. Quanti di quei bonificatori della retta costumanza, potrebbero doversi trovare un domani pronati e intubati in un centro Covid, con Camilla che infila loro il catetere?

Gli uomini di fede, che con le loro novene fanno baluardo alla congiura gender, leggeranno queste mie parole come un tributo al pensiero unico, alla filosofia omosessualista, al detestabile politicamente corretto. Vorrei che invece capissero quanto sia solo ridicolo che l’essere gay rappresenti, per loro, ancora un problema di ordine cosmico.

 Gli esseri civilizzati non possono temere una legge che prescriva una misura di pena maggiore per chi agisce, sicuramente, alla pari di un semplice teppista, sentendosi però legittimato da un pregiudizio di “rettitudine” nell’accoppiarsi, nell’amare, ma anche solamente nel lambirsi per puro piacere. (LA STAMPA 29 ottobre 2020)


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Gianluca Nicoletti

Giornalista, scrittore e voce della radio nazionale italiana. E' presidente della "Fondazione Cervelli Ribelll" attraverso cui realizza progetti legati alla neuro divergenza. E' padre di Tommy, giovane artista autistico su cui ha scritto 3 libri e realizzato due film.

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