Signora Breda Tommy non sarà mai internato! Perché segnalarmi al Consiglio di Disciplina dell’ODG?
Sono stato segnalato al consiglio di disciplina dell’Ordine dei Giornalisti dalla signora Maria Grazia Breda, impegnata nell’associazionismo, secondo la quale avrei fatto apologia di omicidio-suicidio, solo perché ancora una volta ribadito il senso di solitudine disperato in cui può cadere il genitore anziano di un disabile adulto.
E’ possibile che ogni volta che io provi a spiegare episodi di omicidio-suicidio in tale contesto, si solleva il disappunto di chi si sente investito da quanto dico e non ammette che in Italia le condizioni delle famiglie in cui esiste tale realtà sia drammatica? La proposta finora era stata sempre la stessa :”venga a vedere come stanno bene gli ospiti del nostro istituto, non faccia di ogni erba un fascio!“. Poi è arrivata anche la denuncia all’Ordine come se io, padre di un autistico adulto, per raccontare quello che sento avessi violato la deontologia che mi impone la mia professione di giornalista.
Quel pensiero parassita della strage che spesso accompagna il genitore di un disabile
Naturalmente ciò è avvenuto in assenza di ogni mio riferimento specifico a questa o quella realtà, a chi mi ha segnalato provoca solo molto fastidio che io affermi che il sistema in generale valuta un disabile psichico come una retta (succosa) che lo Stato paga a chi è impegnato nel business della raccolta differenziata di cervelli ribelli. Ancora di più ogni volta che provo a spiegare episodi di omicidio-suicidio come esito disastroso di una mancanza totale di risposte istituzionali accettabili, si solleva il disappunto di chi si sente investito dalla missione di dire, al contrario, che l’internamento in una struttura è una soluzione più che accettabile.
Riassumo qui sotto tutta la storia; onestamente mi ha molto intristito veder ricorrere a certi mezzi, soprattutto per difendere d’ufficio l’idea che una vita inclusiva debba restare lontana dalle lecite aspirazioni che un padre, come me, può ancora alimentare per il suo giovane figliolo.
Ieri mi è stata recapitata una sentenza del Consiglio di Disciplina territoriale dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio. Fa riferimento alla seduta del 7 ottobre 2020 in cui era oggetto di discussione l’istanza della signora Maria Grazie Breda, presidente della Fondazione promozione sociale Onlus, che mi aveva segnalato il 17 settembre al Consiglio di Disciplina dell’Ordine del Lazio per un mio articolo pubblicato il 21 luglio da LA STAMPA “Quando uccidere una figlia disabile è l’unica opzione”, in cui commentavo il tragico fatto di cronaca in cui un padre ha ucciso per disperazione la figlia disabile e si è suicidato.
“La frase di Nicoletti rasenta l’istigazione all’omicidio-suicidio”, scrive la signora Breda e aggiunge “non si può avallare l’omicidio del figlio con disabilità come opzione possibile: la risposta alle tragedie non è incoraggiare un comportamento deviante, ma indicare ai lettori tutte le vie corrette che ci sono per impedire che si arrivi alla tragedia e sollecitare le istituzioni preposte ( a tutti i livelli) a fornire le informazioni sulle norme vigenti che assicurano il durante e dopo di noi”.
Dimenticando magari che il padre in questione era un giornalista anche lui, quindi sicuramente in grado di informarsi su ogni possibile futuro della figliola amatissima prima di arrivare all’apoteosi di ogni disperazione.
Tra l’altro la signora Breda ha anche allegato la “testimonianza” di una famiglia che aveva usufruito per la figlia disabile di tali possibilità.
Non commento il tentativo della signora Breda di chiedere provvedimenti disciplinari per una voce che non collima con le proprie convinzioni, poteva cercarmi se non condivideva il mio articolo e chiedermi di potere replicare con le sue ragioni. Trovo, seppur lecito, veramente esagerato il suo appellarsi a un ordine professionale quando è, da sempre, sin troppo noto il mio punto di vista su questi temi, da me per anni espresso in tre libri, due film, articoli e programmi radio-televisivi. Alla signora Breda è capitato di confrontarsi con me in dibattiti pubblici e sa benissimo come io sia solito parlare solo come padre e sulla mia esperienza, non certo come un portavoce o sponsor di ricoveri istituzionali.
Comunque riporto per intero il parere del Consiglio di Disciplina che ha deciso all’unanimità di archiviare il procedimento perché il fatto non sussiste.
Il Collegio ha esaminato a fondo la questione. E’ evidente che il commento di Nicoletti è volutamente paradossale e provocatorio ma dettato da una sofferenza personale e sincera (…) Non si avverte, in queste parole accorate, alcuna istigazione al suicidio e tantomeno all’omicidio. Semmai vi si legge una umana e profonda, oltre che assolutamente condivisibile, comprensione per le vittime-protagoniste di tali tragedie della disperazione. Tanto più è notorio che Nicoletti sia padre di un ragazzo gravemente disabile e che viva in prima persona il dramma che va a commentare. Il Collegio non ritiene quindi che vi siano elementi per procedere a un provvedimento disciplinare.
Parere del Consiglio di Disciplina Ordine dei Giornalisti
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