Con Lionel Sharples Penrose nel 1931 il primo studio clinico e genetico sulle disabilità mentali
Dal momento che il deficit mentale non è un’entità clinica o biologica, ma solo un concetto legale utile per scopi sociali e amministrativi, i problemi riguardanti il soggetto hanno un significato sia sociale, politico così come scientifico e medico. Da un punto di vista scientifico, questi problemi possono essere affrontati con sistematicità dopo aver raggruppato i diversi individui classificati legalmente come ritardati mentali. Ma i problemi devono anche essere affrontati da un punto di vista sociale. Dobbiamo ricordare che nella società ci saranno sempre le persone brillanti e gli stupidi e quello che occorre fare con gli stupidi rimarrà sempre un problema sociale. Questo è un argomento che la civiltà deve affrontare. Una società che è condotta idealmente dovrà organizzarsi in modo che gli stupidi possano trovare uno scopo nella loro esistenza.
Questa considerazione spinse lo psichiatra Lionel Sharples Penrose (1898 – 1972) ad avviare il primo studio clinico e genetico su 1280 pazienti, certificati come ritardati mentali, e che erano stati istituzionalizzati attraverso diversi percorsi. Il Colchester Survey iniziò nel 1931 e terminò dopo sette anni. Sebbene a quel tempo il difetto mentale doveva ancora essere riconosciuto come un problema sociale, c’era poca conoscenza su base scientifica riguardo la sua natura o le cause. Il deficit mentale era la Cenerentola dei servizi di salute pubblica e la classificazione dei pazienti era il prodotto delle decisioni legali e amministrative designate per raggiungere un modo conveniente di assistenza all’interno delle amministrazioni. Penrose pensò che se fossero state raccolte informazioni sull’età dei genitori, sull’ordine di nascita, sui nati morti e l’incidenza di particolari anomalie nei fratelli e parenti, sarebbe venuto fuori un importante lavoro statistico come non se ne erano mai fatti in psichiatria.
Il primo problema fu di classificare ognuno dei pazienti in termini di abilità mentale. Questo fu possibile tramite il test Stanford-Binet e quello Porteous Maze. Prendendo l’età mentale adulta di 14 anni e calcolando i rapporti mentali sulla base dei risultati dei test, i pazienti furono stati classificati in 4 gruppi; ottusi con un rapporto superiore a 70, stupidi con rapporto 50-69, imbecilli con rapporto 20-49 e idioti con rapporto 0-19. Penrose si accorse che queste classificazioni non coincidevano con quelle fatte precedentemente. Quasi il 14% del totale era formato da persone con un rapporto superiore a 70 e quindi ai limiti normali. La loro certificazione, e successiva istituzionalizzazione, era scaturita da un loro cattivo comportamento sociale. Gli stupidi rappresentavano il 35% del totale, gli imbecilli il 34% e gli idioti il 17%. L’età variava da 4 a 70 anni con un valore medio, uguale nei quattro gruppi, di 24 anni.
I pazienti furono anche classificati dal punto di vista clinico e così si trovò che 63 pazienti erano tipicamente con sindrome di Down, altri 50 soffrivano di sifilide congenita, 128 di vari tipi di disturbi neurologici, 210 di sifilide e così via. Penrose fu molto attento a non presupporre che il deficit mentale fosse necessariamente causato da un’anomalia clinica particolare. In alcuni casi era così, ma in altri era solamente una parte della causa o forse una coincidenza. Su 1280 pazienti, soltanto 308 non aveva alcun segno di disturbo fisico o mentale.
I risultati della ricerca vennero pubblicati nel 1938. Elementi degni di nota furono l’assenza di una linea netta di demarcazione tra la deficienza mentale e la cosiddetta normalità, l’evidente eterogeneità di ciò che veniva chiamato difetto mentale e la molteplicità delle cause, sia genetiche che ambientali, che potevano essere coinvolte nel rapporto di causalità. Alla fine del rapporto, Penrose scrisse
Non è mai sembrato probabile che una singola causa potesse essere responsabile di tutti i casi di deficienza mentale, così come la Spirocheta pallida è responsabile di tutte le sifilidi. L’eziologia del difetto mentale è multipla e una superficiale classificazione di pazienti in casi primari o secondari, endogeni o esogeni, avrebbe solamente portato ad una semplificazione dei veri problemi.
Gabriella La Rovere