Lucio Moderato è morto di Covid. Un lutto enorme per gli autistici italiani
E’ morto il professor Lucio Moderato. Il Covid se l’è portato via questa mattina. L’ho saputo ora da un messaggio del fratello Paolo, una settimana fa mi aveva dato la notizia della sua malattia: “Lucio è in UTI, coma farmacologico intubato, polmonite bilaterale, già da 2 settimane, possiamo solo aspettare.”
La sua scomparsa mi addolora in maniera particolare, Moderato, classe 1955, aveva un anno meno di me ed era una persona allegra e divertente. Lo conobbi grazie a Elio un annetto fa circa, passammo una bella serata milanese a mangiare e bere, facendo progetti sul comune interesse che ci legava. Era il direttore dei Servizi Innovativi per l’autismo di Fondazione Sacra Famiglia.
A settembre aveva inaugurato gli appartamenti di via Campigli a Varese destinati ai genitori a cui è stato appena diagnosticato l’autismo del figlio. Una palestra dove imparare il ruolo di padre e madre di un bimbo con esigenze particolari.
Psicologo, psicoterapeuta, Moderato era anche docente di pedagogia speciale, assieme a Elio si era tantissimo impegnato in una campagna d’informazione sull’autismo e di divulgazione del suo progetto, assolutamente innovativo e contro corrente. Il vuoto che lascia in chi, come me, ne apprezzava il lavoro costante e appassionato, è nulla rispetto alla voragine che la sua morte avrà spalancato nelle tantissime persone che su di lui avevano fondato la loro speranza di vita. Si aggiunge un motivo in più di disperazione per gli autistici e le loro famiglie, popolazione già infinitamente tartassata dall’emergenza Covid.
Il clima che stiamo vivendo per le persone autistiche corrisponde allo spegnersi di quei barlumi di vita sociale che ancora erano loro permessi. Questo significa un ancora più drastico isolamento dai servizi, dalla loro attività di routine, quindi dalle opportunità di acquisire autonomie e strumenti del vivere sociale.
La scomparsa di Moderato assottiglia ancora di più la, già esile, schiera di persone che in Italia, con competenza e rigore, si occupano concretamente di riprogettare gli schemi vecchi e sorpassati con cui ancora è gestita la neurodiversità in Italia.