Un pezzetto di formaggio basta a uccidere un gigante buono dal cervello ribelle
E’ una notizia che mi è arrivata come un calcio sullo stomaco via Twitter. Un padre come me di un ragazzone autistico, scrive tra le reazioni al post di uno di noi “Autism Manager”: “Ieri mio figlio è volato in cielo dalla sua mamma. 29 anni autistico. Se potete dite una preghiera per lui. Mattia”.
La notizia per tutti sarà stata una breve di cronaca nera, l’immagine che l’accompagna è una forma di formaggio avviata, sembra la pubblicità di un caseificio e forse nemmeno tutti hanno fatto caso a cosa alludesse. Spesso in rete si guarda l’immagine e non si legge, ma noi abbiamo letto:
Dramma a Vulcano, isola dell’arcipelago delle Eolie, nel pomeriggio di ieri 19 maggio. Un ragazzo autistico di 30 anni è deceduto dopo essere rimasto soffocato da un pezzo di formaggio che stava mangiando in una villetta. Ad accorgersi di quanto stesse accadendo il padre della vittima che ha subito chiamato i soccorsi. Giunti sul posto i medici del 118 hanno provato a rianimare il 30enne, ma purtroppo non c’è stato nulla da fare. Intervenuti anche i carabinieri per gli accertamenti di rito. La vittima è Mattia Caratozzolo, 30enne di Messina che soggiornava insieme al padre in una villetta, sita in località Levante, nei pressi del porto. Il 30enne mentre era in terrazza ha mangiato un pezzo di formaggio che gli è andato di traverso ostruendogli le vie respiratorie.
Per noi padri di ragazzi autistici è una conferma terribile di quello che da sempre sappiamo. Abbiamo in custodia dei giganti buoni e forti, che possono nascondere la fragilità di un neonato. Mai siamo sereni e tranquilli quando non stiamo attaccati a loro, sappiamo che basta un alito di vento per stravolgere loro il mondo, una finestra aperta per invogliarli a imitare Peter Pan, un secondo di distrazione per vederceli sparire accanto come se si fossero dissolti nell’aria.
Nel caso di Mattia è bastato un pezzettino di formaggio per soffocarlo a 30 anni come fosse un bambino in culla, lui grande e bello come un atleta predestinato ad ogni vittoria. Chi volesse immaginare quanto sia instabile la nostra quotidiana serenità legata a un qualsiasi pericolo per i nostri fragili ragazzoni, provi a entrare un attimo nello stato d’animo di trovarsi nelle condizioni di temere persino per quando il figlio adulto fa uno spuntino.
Ci stringiamo al padre di Mattia che è e sarà sempre dei nostri. Nessuno come noi può sentirlo vicino, la sua tragedia è l’apoteosi di ogni nostro terrore indicibile, il suo dolore vorremmo potercelo distribuire un po’ per ciascuno, perché per lui questo momento sia meno atroce.