Pensare Ribelle

Il 3 dicembre dov’è la festa?

Oggi è la Giornata internazionale delle persone con disabilità. Che faccio? Metto il vestito buono ed esco con mio figlio? Qualcuno però mi dica dov’è oggi la festa.  Davvero, non vedo l’ora di battere le mani a quanti taglieranno nastri, faranno discorsi, visiteranno opere pie, laici istituti, associazioni benefiche. Altri abbracceranno degli infelici, asciugheranno lacrime delle madri. Tutti di sicuro prometteranno, si impegneranno, solidarizzeranno. Da stasera però è certo che nulla cambierà.

Ci sarà la passerella di impegnati sociali, testimonial storici, rammentati per un giorno.  Anche brave persone, senza dubbio, che sempre più somigliano a mio nonno reduce e invalido della Grande Guerra. Era prassi che ogni quattro novembre andasse alla sfilata in ricordo della vittoria, si metteva l’abito blu, con tutto il suo medagliere attaccato che occupava metà torace.

 Aspetto come ogni anno, nella folta schiera dei nostri politici, qualcuno che oggi rivendicherà a piena ragione il diritto di appuntarsi una medaglia, un meritato riconoscimento per compiuto un’impresa memorabile per la disabilità. È vero che non si dovrebbe aver bisogno di eroi, però se lo facesse avrebbe l’immediato consenso di ben quattro milioni di concittadini disabili.

Rappresentano un esercito sterminato, cittadini con diritto di voto che poi andrebbero moltiplicati almeno per quattro, se vogliamo mettere nei loro ranghi anche chi se ne fa ogni giorno carico. Aggiungiamo ogni genitore, ogni coniuge, ogni figlio, ogni caregiver, terapista, operatore. Sarebbe un bel pacchetto di consensi sicuri e incondizionati.

Non vorrei sbagliarmi ma a me pare che nessuno di coloro che vivono di politica si sia azzardato a dire riguardo tale moltitudine: “prima questi italiani”.

Davvero non me lo spiego, eppure c’è persino chi coccola in penombra quei tipi strambi che si sono inventati una nuova religione che promette libertà dalla dittatura sanitaria, come dal complotto della siringa assassina. C’è attenzione politica, seppur a volte con ammiccare felpato e ambiguo, persino per i leader, i filosofi, i portuali, gli albergatori, gli scapigliati, i comunicatori a schiena dritta che oggi animano l’epica della pandemia immaginaria, con il più fantasmagorico Barnum televisivo

È gente che fa un gran rumore nel quotidiano talk-reality a reti unificate, però di sicuro sono infinitamente meno dei disabili, quelli cioè  che sanno veramente cosa sia la limitazione delle proprie libertà di cittadini. Non escono di casa perché il condominio non si accorda sul montascale, perché la carrozzina non passa per l’ascensore, perché qualcuno occupa il loro parcheggio, o parcheggia sulla rampa del marciapiede. Sono quelli che devono ogni giorno strappare pezzo dopo pezzo il loro brandello di dignità rapportandosi con amministratori ignoranti, in una burocrazia rimasta all’epoca arcaica in cui gli “handicappati” venivano smaltiti sin dalla nascita, mandati il più lontano possibile da casa, in uno di quei centri di compostaggio per umani da nascondere.

Chi oggi si facesse avanti come loro portavoce conquisterebbe una leadership incontrastata.

Nessuno di voi che potreste lo farà mai però.

 È perché siete residui di un mondo vecchio, anche se giovani e rampanti. Ancora pensate che anche oggi vi gioverà mettere in scena la vostra immensa compassione, siete convinti che cittadini fuori standard vi portino più vantaggio se distribuiti a chi li custodisce nei suoi recinti attrezzati.

Peggio per voi, un giorno sugli scudi e cento nella polvere, come accade sempre più spesso a ogni tristanzuola emanazione della società dei mediamente abili.

Gianluca Nicoletti

(pubblicato su LA STAMPA del 3/12/2021)

Gianluca Nicoletti

Giornalista, scrittore e voce della radio nazionale italiana. E' presidente della "Fondazione Cervelli Ribelll" attraverso cui realizza progetti legati alla neuro divergenza. E' padre di Tommy, giovane artista autistico su cui ha scritto 3 libri e realizzato due film.

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