Quando è un’auto targata Corpo Diplomatico a rubare il parcheggio in concessione a un disabile
E’ una prassi abbastanza abituale trovare occupato abusivamente un parcheggio riservato a un disabile. Sono almeno dieci anni che ho cercato di fare campagne civili, vorrei almeno far passare il concetto che l’usurpazione di uno stallo riservato con concessione a una persona disabile equivale a un furto, oltre a essere un’azione spregevole che rivela quella spavalda fiducia nell’impunità che anima ogni persona gretta, ignorante e assolutamente disinteressata alle fragilità altrui.
Quando accade a me di trovare occupato il posto riservato a mio figlio Tommy ormai non ne faccio più un caso personale, chiamo i vigili che devo dire intervengono immediatamente e multano la macchina, a volte la rimuovono. Tommy e io aspettiamo, possono passare anche un paio d’ore. E’ una situazione che so di condividere con un’infinità di persone e non mi sento vittima più di altri, capisco che il concetto di diritto all’inclusione per le persone disabili è ancora difficile a essere metabolizzato come comune patrimonio culturale.
Spesso incappo negli usurpatori che si appalesano prevalentemente mentre il vigile sta compilando la contravvenzione, ascolto le loro scuse sempre uguali: “non ho visto il cartello, era solo per 5 minuti, anche io ho un parente disabile ecc”. Non ribatto nemmeno più, una volta mi incazzavo di brutto ma ho capito che non serve. Quello che mi è successo ieri però merita di essere raccontato, lo considero un’escalation nell’indifferenza che mi sento in dovere di registrare.
Sabato 26 marzo verso le ore 14.00 il nostro stallo era occupato da un’imponente auto blu, una BMW 530 di rappresentanza, di quelle con i finestrini oscurati destinati al trasporto di autorità. Per di più aveva una targa del Corpo Diplomatico del Brasile. Abbiamo aspettato una mezz’ora, poi abbiamo chiamato i vigili. Sono intervenuti quasi all’istante che erano i primi a provare imbarazzo per il paradosso di quella situazione. Una macchina targata CD naturalmente non può essere rimossa, hanno comunque messo sotto i tergicristalli una contravvenzione che sappiamo benissimo difficilmente peserà sulle tasche di qualcuno. Si sono scusati di non poter fare di più, anzi mi hanno detto che solo due giorni fa, sempre nelle stesse adiacenze di Viale Mazzini, erano stati chiamati per la stessa occupazione di uno stallo riservato a un disabile, sempre da un’auto targata CD.
Abbiamo aspettato un’oretta poi che ne siamo andati a parcheggiare altrove, era sabato e c’erano vari posti liberi, noi però ne facevamo una questione di principio. Naturalmente ho provato a chiamare l’ambasciata del Brasile e Roma, se non altro per segnalare che qualcuno che guida un’auto del loro Corpo Diplomatico non sta facendo fare loro una bella figura. Il sabato risponde solo una segreteria telefonica e sinceramente non mi andava di fare la parte del giornalista che cerca i colleghi dell’ufficio stampa, per porre un problema che potrebbe sembrare anche solo di suo interesse. Quindi mi limito a raccontare e proporre una riflessione.
Mi domando quale molla può aver spinto a una così grave ostentazione di prepotente ignoranza delle persone che, comunque, rappresentano il concetto di diplomazia, che nella mia percezione personale è il ricettacolo di ogni residua speranza di civiltà, anche quando tutto attorno sembra tendere alla barbarie. Soprattutto in momenti come quello che stiamo passando.
Chi c’era in quella macchina, oltre all’autista, che non può non essersi accorto di un segnale universalmente conosciuto come quello che indica la disabilità? Qualcuno del personale dell’Ambasciata? L’ambasciatore in persona? E’ un rovello che non riesco a togliermi dalla testa, che ancora di più ha indignato mio figlio maggiore Filippo, che era con Tommy e me e che si sta preparando proprio in queste settimane per sostenere l’esame per entrare in diplomazia, il sogno della sua vita per cui ha studiato conseguendo due lauree e un master di secondo livello. Filippo non riusciva a darsi risposta sul perché l’immunità di cui godono gli agenti diplomatici possa aver prevalso sul senso civico, soprattutto non immaginava possibile che in quel mondo ci potessero essere persone che hanno considerato “normale” parcheggiare la loro spocchiosa macchinona nello stallo che rappresenta la maggior serenità per suo fratello autistico.
Mi piacerebbe che qualcuno di quel Corpo Diplomatico almeno a lui potesse dare una risposta.
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