Pensare Ribelle

L’avvocata neuro divergente Woo spopola su Netflix

Con l’ “Avvocata Woo”, trasmessa sulla piattaforma Netflix,  si aggiunge un altro personaggio alla galleria dei neuro divergenti con super poteri che spopolano nelle serie televisive. Tutto inizia con una bambina di Seoul, che riceve la diagnosi di “spettro autistico”.

 Il neuro psichiatra che l’ha esaminata lo dice al padre che, come nella realtà accade, si sente crollare il mondo addosso. Si capisce che la madre non c’è: la bimba che non parla e manifesta tutte le stereotipie del caso, vive sola con il padre.

Nella prima puntata della serie avviene il prodigio: la bimba assiste atterrita all’aggressione di un vicino di casa che malmena il padre e inizia miracolosamente a parlare. Ancora di più snocciola all’aggressore tutti gli articoli del codice penale che sta contravvenendo, con annesse pene previste. Tutto si spiega: negli anni in cui era restata sola a casa, mentre il padre studente di giurisprudenza faceva umili lavori per mantenerla, la bimba autistica aveva letto e memorizzato tutti i libri di diritto, delle procedure, i codici che facevano parte della biblioteca universitaria del padre.

Ecco quindi che dopo questo prologo iniziano le avventure della bimba cresciuta che è diventata l’Avvocata Woo Young-woo, laureata con altissimi voti all’Università e in procinto di iniziare il suo primo giorno di lavoro presso uno degli studi legali più prestigiosi della Capitale.

Naturalmente le puntate che seguono confermano il super potere che l’avvocatessa autistica aveva manifestato sin dalla tenera età. Woo vince ogni causa impossibile con straordinari espedienti legali che solo lei riesce a individuare, proprio  perché conosce a memoria ogni legge, ogni regolamento, ogni sentenza dall’origine del mondo ai giorni nostri.

Rispetto ad altri autistici prodigiosi, già rappresentati in fiction precedenti, l’Avvocata Woo ha sicuramente il primato della straordinaria interpretazione di un tipico comportamento autistico da parte della bravissima Park Eun-bin, già  diva di molti altri Korean Drama di successo.

La scheda informativa del sito di Netflix spiega che solo dopo un anno di riflessione ha accettato di interpretare una ragazza Asperger, una volta convinta si è immersa nello studio dei comportamenti autistici frequentando clinici specializzati nello spettro autistico.

Il risultato è sicuramente efficace, riesce a far capire le difficoltà quotidiane di una persona con neuro divergenza e mostra il suo punto di vista senza caricarlo eccessivamente di  cascami patologici. E’ risolta con leggerezza poetica la difficile alchimia di raccontare realisticamente stereotipie e momenti “difficili”, senza mai eccedere nella “mostrificazione comportamentale” o nel facile pietismo che potrebbero provocare nello spettatore, anzi trovando una chiave molto originale nel rendere ogni sua “estrosità” non un segnale di comportamento “irregolare”, quanto piuttosto una sua personale e particolarissima “regola” per compensare la sua difficoltà nel gestire un mondo e dei rapporti costruiti unicamente a misura di cervelli standard.

Woo ha come ossessione le balene, che appaiono nel corso della sua giornata come elementi di connessione e illuminazione tra la sua realtà, che tende a una rigorosa sistematizzazione di ogni dato sottoposto alla sua attenzione, con il mondo dei “normali” sempre approssimativi, superficiali, inaffidabili e infidi.

Non manca “l’effetto speciale” che oramai fa parte dello stile narrativo dell’autismo. Woo durante le udienze visualizza migliaia di pagine di incartamenti legali, scorrendole parola per parola in una velocissima scansione, fino ad arrivare alla parola chiave che le permette di far assolvere il suo assistito. E’ lo stesso espediente usato dal chirurgo autistico Shaun Murphy di “Good Doctor”, che nei momenti clou visualizza interiora umane e capisce al volo quale sia la patologia. Come pure lo stesso effetto in “realtà aumentata” vale per le sequenze di numeri predittori di disgrazie, che visualizza il bambino autistico Martin Bohm, protagonista di “Touch”.

Nella difficile conquista dell’autonomia notiamo che, rispetto a un altro tele autistico come  Sam Gardner l’adolescente infelice di “Atypical”, l’avvocata Woo è un bel passo avanti. In lei non è presente alcun riferimento a terapisti onnipresenti, la ragazza è totalmente consapevole della sua condizione autistica e la gestisce perfettamente nella quotidiana messa in atto di “social skill” indispensabili alla convivenza nel mondo dei neuro tipici. Non viene però nascosto quanto sia stata bullizzata a scuola e discriminata all’università, dove era la migliore ma mai inviata a fare stage lavorativi, perché nessuno studio legale avrebbe gradito un’autistica.

Bisogna però vedere almeno otto puntate della serie per capire perché poi lei sia riuscita a esercitare la professione, con l’unica difficoltà di superare la porta girevole del grattacielo del mega studio che l’ha assunta.

 Dirò solo che in tale spiegazione è secondo me la parte più debole della serie, almeno dal punto di vista del rigore scientifico rispetto alle cause dell’autismo. Non so come andrà a finire ma ho la ragionevole riserva che dietro tutta la sua storia ci sia l’accenno a una madre “frigorifero”, quindi assente per smania di carriera. Nel caso sarebbe un punto a sfavore di quella che, al momento, mi è sembrata la più delicata, allo stesso tempo sufficientemente realistica, interpretazione di un essere umano dal cervello ribelle.

 Messo da parte l’espediente narrativo del super potere autistico, che da “Rain Man” in poi piace tanto agli sceneggiatori, la piccola e saltellante avvocata coreana è un concreto esempio della fatica e del dolore necessari, a un portatore di pensiero atipico, per conquistare la dignità sociale a cui avrebbe diritto incondizionato, naturalmente se vivessimo nel paese che non c’è.

(Gianluca Nicoletti LA STAMPA del 10/08/2022)

 

Gianluca Nicoletti

Giornalista, scrittore e voce della radio nazionale italiana. E' presidente della "Fondazione Cervelli Ribelll" attraverso cui realizza progetti legati alla neuro divergenza. E' padre di Tommy, giovane artista autistico su cui ha scritto 3 libri e realizzato due film.

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