La giornata mondiale della salute mentale del Giobbe di Viale Mazzini
A Roma un uomo si sta putrefacendo giorno dopo giorno sotto gli occhi di tutti. Tra Viale Mazzini e Viale Angelico, da almeno un mese sto assistendo alla lenta e inesorabile decomposizione di un essere umano ancora vivo. Lo vedo ogni giorno e ogni giorno vedo le sue gambe nude sempre più gonfie sempre più devastate dalle pustole, con le mosche che entrano e escono da piaghe in carne viva.
Nessuno sa chi sia, potrà avere quarant’anni, o forse meno o forse più, difficile capirlo. Non è sicuramente molto affabile con chi l’avvicini, chi gli offra cibo, chi provi a informarsi del suo stato. Risponde di non avere bisogno di nulla, vuole solo essere lasciato in pace. Il problema però è che si porta addosso un’infezione sicuramente grave, che se lo sta divorando. All’inizio era solo la gamba sinistra a essere coperta di piaghe, ora il contagio si è esteso alla destra, entrambe le gambe sono gonfie che sembrano scoppiare. Ha i piedi così tumefatti che non riesce più a mettersi le scarpe.
Ha stazionato per vari giorni su una panchina del parco giochi di via Tommaso Gulli, non riusciva più a camminare. È stato chiesto un intervento d’urgenza e difatti sono iniziate a venire le ambulanze. Al bar di fronte ai giardinetti ne hanno contate nei giorni ben 16, che si sono avvicendate per cercare di soccorrerlo. Ogni volta scendevano gli operatori, lunghe negoziazioni ma lui non vuole assolutamente essere ricoverato. Non voleva essere toccato, si applicava la crema che gli fornivano e restava sulla panchina. Poi sono cominciati a venire i servizi sociali del Comune, io stesso ho visto più volte operatori andare e venire da quel giardinetto.
Alla fine gli hanno portato una sedia a rotelle, perché con le sue gambe non può più camminare. Per qualche giorno non si è più visto. L’area è stata isolata, sono venuti con l’autobotte e la lancia, all’imbrunire e hanno cosparso di disinfettante tutta l’area giochi, le altalene, lo scivolo, le aree attrezzate che di giorno sono piene di bambini.
La sedia a rotelle ha permesso a questo signore di scomparire di giorno per riapparire solo di notte, per lavarsi come poteva quelle piaghe alla fontanella davanti al giardinetto. Ieri mattina era a buttare acqua su quelle gambe devastate. La sedia a rotelle è diventata la sua casa ambulante, anche il suo gabinetto perché non riesce più ad alzarsi.
A questo punto è facile sentenziare: “E’ lui che vuole vivere così!”.
Io invece mi ribello a questo fatalismo che assolve tutti noi. Ammesso che sia una sua scelta, può una persona aver piacere di annullarsi in un lento e doloroso disfacimento della propria carne? Può questo avvenire sotto i nostri occhi senza che nulla si possa fare per salvare la vita a questo uomo? Non è un dramma che si sta consumando in un luogo nascosto e fuori dall’attenzione istituzionale. Tutti sanno di lui ma lui è ancora incollato, con la sua carne disfatta e le sue feci, a quella sedia a rotelle.
Quello che mi sorprende è che un uomo destinato a morire di cancrena, o qualcosa di simile, oramai faccia parte della consuetudine del quartiere. Il Giobbe senza nome e senza storia di Viale Mazzini si consuma nel Primo Municipio, a un passo dal Vaticano, soprattutto nella zona a più alta densità di redazioni di talk televisivi. Penso che se si affacciano alle finestre di “Porta a Porta” possono vederlo, lo vedranno anche tutti i colleghi che ogni giorno vanno al montaggio dei loro reportage per la Rai, per Mediaset, per La7.
Evidentemente “ancora” non è una notizia, forse il giorno che lo troveranno morto si meriterà un servizio, magari nei programmi pomeridiani, perché su di lui la politica di ogni segno che troneggia in prima serata non avrebbe nulla da dire.
Certo se resistesse fino a Natale sarebbe più facile parlarne, per come sta messo però lo vedo altamente improbabile.
APPENDICE
ROMA 10 ottobre giornata mondiale della Salute Mentale
Quanto scritto sopra era la mia cronaca di qualche giorno fa, oggi ero ospite di un panel al Ministero della Salute, in occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale.
E’ intervenuto il Ministro Schillaci, sono state dette cose sensate. Quando è venuto il mio turno di parlare, siccome si discuteva di salute mentale io ho fatto vedere le foto del Giobbe di viale Mazzini, raccontando la sua storia.
Devo dire che c’è stata immediata mobilitazione. Ho capito che lo strumento giuridico per curalo esiste, bastava che qualcuno si prendesse la responsabilità di metterlo in atto.
So che in queste ore lo stanno cercando, sarà ricoverato e curato, gli sarà concessa una nuova possibilità di tornare a una vita dignitosa. Magari tornerà a vivere per la strada ma almeno potrà camminare con le sue gambe, purché si sia ancora in tempo per salvargliele.