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Il prof Luigi Mazzone a Repubblica: “La mototerapia per me non esiste”

Finalmente la comunità scientifica fa sentire la sua voce sulla “Mototerapia di Stato”. A Repubblica parla il prof. Luigi Mazzone Direttore della Neuropsichiatria infantile a Tor Vergata. La vicenda è stata già trattata in nostri due precedenti articoli:

C’è anche la Moterapia antagonista a quella di Stato

Chi ha stabilito che la “Mototerapia” sia efficace per l’autismo?

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«La mototerapia per me non esiste, non c’è alcuna evidenza scientifica a riguardo. Ci vuole rispetto per chi passa la propria vita a studiare in laboratorio». Il professor Luigi Mazzone, direttore della Neuropsichiatria Infantile di Roma Tor Vergata, non ha dubbi e insorge contro il voto della Camera, che il 21 febbraio (con 129 sì, 5 no e 90 astenuti) ha approvato la legge per il riconoscimento e la promozione della mototerapia negli ospedali. «Spero venga fermato in Senato, questa è demagogia sulla pelle delle persone», aggiunge il professor Mazzone. Il testo prevede delle esibizioni di motocross freestyle sia all’aperto che nei reparti a beneficio dei pazienti affetti da varie patologie, tra cui appunto l’autismo. E, quando è possibile, dà anche la possibilità di salire in sella a una moto elettrica con un pilota per vivere nuove esperienze.

Il neuropsichiatra Luigi Mazzone: “Le motociclette come terapia? Demagogia sulla pelle dei ragazzi”

Professore, perché non è d’accordo sulla mototerapia?

«Generalizzare così sull’autismo è banale: ogni paziente ha una sua peculiarità. C’è il rischio di fare confusione, oltre che di dare false speranze ai genitori. L’attività ludica per i ragazzi autistici va bene, è corretto demedicalizzare la questione. E credo che vadano implementate le attività ludico-sportive inclusive, sono una risorsa incredibile. Io stesso ho fondato una palestra di scherma per gli atleti autistici. Ma la terapia è un’altra cosa. Sono un medico, per me i riferimenti sono le linee guida internazionali e nazionali. In più c’è un’altra cosa sbagliata…».

Quale?

«Nel testo per promuovere la mototerapia non si fa riferimento ad alcuno studio specifico o trial clinici sull’autismo ma a un semplice studio su una casistica esigua di bambini con problemi oncologici».

Chi è favorevole parla di “segnale importante di grande cambiamento”.

«Siamo fuori da qualunque contesto medico e scientifico, le famiglie e i professionisti sono stanchi di terapie inventate. Mi concedo una battuta: eravamo tutti ingenui, avevamo le moto sotto casa, non abbiamo mai capito che potevamo risolvere l’autismo con quelle».

Lo sport aiuta?

«Sì, procura enormi benefici, ma va chiamato con il vero nome. Aumenta l’autostima dei ragazzi, migliora l’immagine che hanno di sé e implementa la loro autovalutazione. Dà anche qualità di vita alla famiglia, che si sente accolta in un contesto sociale».

Quanto è diffuso il fenomeno dell’autismo in Italia?

«I dati italiani sono pochi. I più attendibili sono quelli americani dei Centers for Disease Control and Prevention, ovvero 1 su 36. È un fenomeno in forte crescita, quasi una pandemia».

A cosa è dovuto?

«In primis alla genetica, su cui incidono fattori ambientali che, durante gravidanza e primi mesi, innescano su soggetti predisposti dei particolari meccanismi. I primi sintomi sono riscontrabili da un occhio esperto già dopo 16-20 mesi, quando dovrebbero venire fuori le abilità socio-relazioni e le risposte agli stimoli sociali».

Voi professionisti cosa chiedete al Governo?

«Intanto che non passino concetti di terapia che terapia non sono. Poi che vengano stanziati soldi per favorire la fase di transizione: il passaggio dall’età adolescenziale a quella adulta è molto complicato. Ragazzi e famiglie dopo la maggiore età vengono abbandonati e lasciati soli. Noi a Tor Vergata, dove abbiamo un reparto di Neuropsichiatria infantile che tratta pazienti fino a 18 anni, abbiamo creato un ambulatorio di transizione per seguirli anche fino ai 22 anni. Ma serve di più».

(Intervista di Riccardo Caponetti da Repubblica del 27/02/2024)

Redazione

La redazione di "Per Noi Autistici" è costituita da contributori volontari che a vario titolo hanno competenza e personale esperienza delle tematiche che qui desiderano approfondire.

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