Autismo sindromico-7: La fenilchetonuria
La fenilchetonuria (PKU) è un disturbo metabolico autosomico recessivo, uno dei primi difetti del metabolismo ad essere identificato (nel 1934 dal biochimico norvegese Asbjørn Følling) e la malattia metabolica genetica più comune, con un’incidenza di un caso su 12000 nascite. La fenilchetonuria è causata da un’ampia gamma di mutazioni nel gene che codifica per la fenilalanina idrossilasi, un enzima che si trova nel fegato e che converte l’aminoacido fenilalanina in tirosina, a sua volta precursore di molte molecole importanti nella funzione del sistema nervoso. Questo porta ad un accumulo della fenilalanina nel sangue e nel liquor con compromissione del normale sviluppo e funzione del cervello.
Una diagnosi precoce e l’eliminazione della fenilalanina dalla dieta sono le uniche strategie terapeutiche.
Esiste una stretta correlazione tra fenilchetonuria e disturbi dello spettro autistico, sebbene la prevalenza risulti essere bassa, dell’ordine del 3-6 %. Un precoce trattamento porta a miglioramento significativo dell’aspetto neurocognitivo e dell’apprendimento; tuttavia sono possibili delle ripercussioni con disturbi dell’attenzione, della memoria, delle capacità motorie fini e grossolane, della coordinazione motoria e delle funzioni esecutive (ragionamento concettuale, pianificazione, risoluzione dei problemi, controllo inibitorio e flessibilità cognitiva).
Una fenilchetonuria non trattata causa una disabilità mentale di gravità variabile, un particolare odore di muffa nell’alito, nella pelle e nelle urine; occhi, pelle, capelli più chiari (la fenilalanina è coinvolta nella produzione di melanina), disturbi posturali e dell’andatura, eczema, epilessia.
Bambini con la malattia manifestano irritabilità, iperattività, difficoltà nell’apprendimento. ADHD compare in una frequenza doppia rispetto alla popolazione generale, con una relazione dose-dipendente. Sia la PKU che l’ADHD sono associati a bassi livelli di dopamina e ci sono prove significative che collegano la dopamina alla neurobiologia dell’ADHD. Il loro collegamento è coerente con un’ipotesi ipodopaminergica, poiché le carenze di dopamina nella corteccia prefrontale e nello striato svolgono ruoli chiave nella regolazione dell’attenzione e nel controllo degli impulsi.
L’ansia è uno dei sintomi più frequenti con crisi generalizzate, attacchi di panico, fobie, disturbi ossessivo-compulsivi. L’incidenza di depressione, più elevata rispetto alla popolazione generale, può essere spiegata dall’eccesso di fenilalanina che porta alla compromissione della funzionalità delle reti neurali. Studi clinici hanno dimostrato la correlazione tra aumenti acuti di fenilalanina nel sangue e cali dell’umore.
I disturbi psicotici, compresa la schizofrenia, sono presenti con una frequenza doppia rispetto al normale.
La malattia colpì la figlia della scrittrice Pearl S. Buck. Il libro “The child who never grew”, che racconta un quotidiano fatto di fatica, preoccupazione, frustrazione, disperazione, restituisce un ritratto inedito della scrittrice, premio Nobel per la letteratura nel 1938. (Qui l’articolo che lo racconta)
Le associazioni italiane che si occupano di questa malattia sono
Associazione Italiana Sostegno Malattie Metaboliche Ereditarie (aismme.org)
Home – Cometa A.S.M.M.E. (cometaasmme.org)
Gabriella La Rovere