Autismo sindromico-8: Sindrome di Rett
La sindrome di Rett è un disturbo del neurosviluppo particolarmente complesso, che compare quasi esclusivamente nelle femmine, associato a disabilità cognitiva, disturbi comunicativi e delle capacità motorie. Scoperta nel 1965 dal medico austriaco Andreas Rett, la malattia ha un’incidenza di un caso su 10.000 nascite ed è riconosciuta come la seconda causa di disabilità cognitiva nelle femmine. Si caratterizza per una crescita apparentemente normale fino a circa sei mesi di vita, seguita da una regressione che compare tra i 12 e i 24 mesi, talvolta non prima dei 4 anni.
La malattia è un disturbo genetico, legato al cromosoma X, dovuto ad una mutazione nel gene MECP2, che codifica il metil-CpG legante MeCP2, ossia un regolatore trascrizionale coinvolto nella formazione sinaptica. Al momento sono state identificate circa 900 varianti del gene MECP2 (sia benigne che patologiche) e diverse mutazioni possono contribuire ad altrettanti diversi livelli di severità della malattia.
La diagnosi di sindrome di Rett è basata esclusivamente su un gruppo di criteri clinici. La bambina che ne è affetta, dopo un periodo di sviluppo apparentemente normale, presenta una microcefalia acquisita per arresto della crescita cranica, una regressione delle abilità, tra cui l’uso volontario delle mani, e la scomparsa del linguaggio parlato. L’uso della mano è sostituito da movimenti senza scopo o insoliti come torcersele, strofinarle ripetutamente, strizzare, picchiettare o batterle (stereotipie). I criteri diagnostici per una diagnosi di sindrome di Rett includono un periodo di regressione con successivo recupero o stabilizzazione, oltre a quattro caratteristiche neurologiche tipiche: perdita delle abilità manuali acquisite, perdita del linguaggio parlato, anomalie dell’andatura, stereotipie delle mani. La sindrome di Rett classica (o tipica) presenta tutti e quattro i criteri principali, mentre la forma atipica presenta due dei quattro criteri principali, oltre a criteri di supporto aggiuntivi.
Aspetti autistici come il ritiro sociale e l’evitamento dello sguardo compaiono durante il periodo di regressione attiva, ma possono migliorare nel successivo periodo di stabilizzazione che compare nei primi anni scolastici. È riportato che aspetti di neurodivergenza sono presenti nel 50% delle bambine con sindrome di Rett, ma regrediscono con il tempo fino a non soddisfare più i criteri per una diagnosi di disturbi dello spettro autistico.
La sindrome di Rett è caratterizzata da una regressione neurologica precoce che colpisce le capacità motorie, cognitive e comunicative, insieme ad altre anomalie motorie, tra cui basso tono muscolare, atassia e aprassia e spesso disturbi convulsivi. L’epilessia colpisce fino al 90% degli individui, con crisi parziali complesse, tonico-cloniche e miocloniche, che di solito iniziano dopo i quattro anni e generalmente diminuiscono di gravità durante l’età adulta.
I problemi comportamentali sono comuni nella sindrome di Rett e in genere includono sia componenti internalizzanti (ad esempio, ritiro sociale, ansia, depressione e labilità dell’umore) che esternalizzanti (ad esempio, comportamenti aggressivi diretti verso se stessi o verso gli altri). I comportamenti autolesionistici possono includere sbattere la testa, mordersi o masticarsi le dita o le mani, o colpirsi, probabilmente favoriti da una maggiore tolleranza al dolore. Scoppi di urla o risate inspiegabili non sono rari. La probabilità di comportamenti di internalizzazione o esternalizzazione è legata a un’età più giovane, a una migliore funzionalità motoria e a lievi mutazioni MECP2, dimostrando che le pazienti con una presentazione clinica meno grave tendono ad avere problemi comportamentali più evidenti.
I sintomi di ansia comunemente osservati nella sindrome di Rett includono una tensione generalizzata, incapacità a rilassarsi, nervosismo, attacchi di panico, episodi di pianto inconsolabile, tremore in assenza di stimoli che inducano paura, scoppi di urla, aumento delle stereotipie delle mani, peggioramento dell’iperventilazione o del trattenere il respiro, soprattutto in un ambiente nuovo o stimolante. L’ansia sociale sembra essere particolarmente comune e spesso si manifesta con l’evitamento del contatto visivo, eccessiva timidezza, ritiro, espressioni facciali emotive smussate e difficoltà nell’iniziare la comunicazione.
Le associazioni italiane che si occupano di questa malattia sono
Sindrome di Rett – Pro RETT Ricerca ONLUS – Home
Gabriella La Rovere
I precedenti articoli sull’autismo sindromico
- Autismo sindromico-1: “Sindrome dell’X fragile”
- Autismo sindromico-2: “Sclerosi Tuberosa”
- Autismo sindromico-3; “Sindrome di Phelan-McDermid”
- Autismo sindromico-4: “Sindrome di Prader-Willi”
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