Buco Nero

Demi Moore guarda Bruce Wills scivolare nel baratro della demenza

Una diva come Demi Moore sfida l’indicibile sulla condizione mentale del suo ex marito Bruce Wills. Dichiara pubblicamente di aver accettato la fatalità che stia lentamente scivolando fino al fondo nel baratro della demenza. Ci vuole coraggio a dirlo, soprattutto quando si appartiene a un mondo in cui lo splendore è la caratteristica minima necessaria per non esserne esiliati.

I due avevano sicuramente continuato a volersi bene anche dopo la fine del matrimonio, ne è testimone l’ultima foto che li vede assieme, mano nella mano sulla poltrona di un bel salotto che affaccia su un parco pieno di verde. Lui è abbandonato sui cuscini, come se la spossatezza per una fatica immane lo paralizzasse. Lei è seduta di fronte, sembra in punta sul bracciolo. I loro volti si affrontano, però non è certo che dalle loro menti fluiscano silenziosi messaggi condivisi. In quel mezzo metro che separa le due fronti s’immagina un turbinio di pensieri che rimbalzano su altri pensieri, senza che siano decifrabili in un linguaggio a entrambi comprensibile.

È una foto che, fuori contesto, potrebbe rivelare un’intimità profonda, una rara complicità sopravvissuta tra due ex coniugi, in realtà non è così. Basta osservare con attenzione le traiettorie dei loro sguardi, non si può che avere la certezza che stiano risucchiati da universi paralleli e non più comunicanti. Lui è altrove, o per lo meno non è più in quel posto il Bruce che l’ha fatta innamorare, con cui ha fatto tre figli, con cui ha avuto una rottura sicuramente dolorosa, assieme al quale ha comunque ricostruito un rapporto di affetto che è durato nel tempo. Ora la memoria tutto questo resta solo nella donna, nell’uomo è evaporata, non c’è più.

La guarda come se fosse trasparente, le tiene stratta la mano in un riflesso condizionato, come se residui barlumi di ciò che fu gli siano restati in circolo, riuscendo a dare ancora qualche segnale disperato di presenza, contraendo muscoli e nervi. Il cervello oramai si è ritirato da ogni legame con il resto di quel corpo, come nel volontario esilio di un anacoreta.La donna invece sembra ancora cercare qualcosa di familiare in quell’uomo, per quanto lui sembri rassegnato e rilassato, tanto lei è invece contratta. È probabilmente il dolorosissimo sforzo di iniziare ad accettare l’assenza di una persona, quella che ha sempre animato quell’involucro umano di categoria luxury.

“Quando si guarda al passato, a ciò che era, è una battaglia persa- ha detto Demi Moore-se invece si accetta lo stato attuale, si scoprono una grande bellezza e dolcezza”.Lo dice una donna baciata dalla gloria e dal successo. Lo dice di un uomo simbolo, altrettanto idolatrato e celebrato, che ora però è solo una crisalide. La sua mente è volata via come una farfalla dall’effimera esistenza.

Non vale solo per gli dei del cinema, anche noi comuni esseri umani siamo tutti sotto smacco di questa fatalità, che rappresenta il più atroce sberleffo al nostro aver lavorato tanto per essere performanti oltre ogni limite.  Potrebbe capitare che qualcuno vicino a noi un giorno non ci riconoscerà più, non è detto possa accadere quando siamo anziani e senza rimpianti. In quel buco nero potremmo cadere anche noi attivi ed efficienti. Magari restiamo pure lucidi ma imprigionati da un cervello che si ribella e tace. Forse urleremo in silenzio: “ci sono ancora!”, ma nessuno però potrà sentirci. (LA STAMPA 16 ottobre 2024)

Gianluca Nicoletti

Giornalista, scrittore e voce della radio nazionale italiana. E' presidente della "Fondazione Cervelli Ribelll" attraverso cui realizza progetti legati alla neuro divergenza. E' padre di Tommy, giovane artista autistico su cui ha scritto 3 libri e realizzato due film.

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