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Ancora un modo vigliacco di tirare in ballo l’autismo

Giorni fa fa ho scritto un commento per La Stampa sulla vicenda del saluto a braccio teso di Elon Musk. Premesso che a me se avesse fatto saluto romano o meno cambia veramente nulla, anni fa scrivemmo proprio qui di quando lui si autoproclamò autistico . Mi sono però anche visto il giorno dopo mettere da colleghi, che si scrivono per militanza politica, nella lista delle persone di sinistra che hanno il mal di fegato per il trionfo trumpiano. Pensate che me ne venga qualcosa? O che chi come me ha già di suo un problema quotidiano che toglie il fiato, possa perdersi nelle valutazioni di quanto sia o meno nostalgico del passato al passo dell’oca l’uomo più ricco del mondo? Mi interessava solo sottolineare un punto che sembra invece accomunare nella superficialità e ignoranza sia i commentatori di destra quanto quelli di sinistra. Possibile che l’autismo venga sempre tirato in ballo come un termine per insultare il nemico o per giustificare una stupidaggine dell’amico? Allego la rappresentazione di Musk che ha fatto Tommy e riporto l’articolo.

Immagino che gli esperti siano già al lavoro, tutti con il goniometro in mano a misurare l’angolazione del braccio destro di Elon Musk, che apparve, per ben due volte, protervo e teso a favore di una folla di sostenitori di Trump, nel giorno della sua “incoronazione”.

Il tema merita attenzione; non è facile stabilire oltre quanti gradi all’ascella si possa parlare di saluto nazista, o se invece si debba considerare quel gesto un mimare il lancio del proprio cuore strappato dal petto, verso la moltitudine acclamante.

In effetti Musk aveva accompagnato il suo duplice sbracciamento sospetto alla frase “il mio cuore va a voi”, precedendolo con pugno al torace. A essere proprio pignoli sembra singolare la simulazione di lanciare un qualsiasi oggetto, compreso il proprio muscolo cardiaco, tenendo le cinque dita ben serrate. La mano del lanciatore è ben aperta con le dita a ventaglio, quasi a enfatizzare la traiettoria del cuore scagliato.

Potremmo continuare all’infinito con le perizie impossibili per capire le vere intenzioni del protagonista di un’immagine iconica, che, menzognera o verosimile che sia, congela Musk in una posa granitica, che non assomiglia certo al saluto del boy scout.

È chiaro che, qualunque sia stata l’intenzione, la ricaduta mediatica del gesto produrrà in ogni caso euforia e inconfessabile attizzamento in chi vede nella svolta trumpiana un ritorno a un’indefinibile età dell’oro, nella quale ci sta tutto il riferimento al leader assoluto, al suolo, al sangue, all’orgoglio della stirpe, al disprezzo per chiunque si collochi oltre il sacro circolo di tali valori intangibili.

Nel nostro passato più recente nulla come il nazi fascismo ha declinato i suoi rituali e le sue parole di passo su quell’epica visione della vita, quindi ci sta pure l’accenno al saluto romano, nessuno si meravigli più di tanto.

Ciò che invece mi sembra puerile, meschino e anche un po’ vigliacchetto è il negarlo da parte dei suoi supporter. Avrei più apprezzato che si dicesse: “Certo ha fatto un saluto romano, alla fine è la sintesi del pensiero che intendiamo restaurare. Il Fascismo è finito, d’accordo, a noi però ancora esalta l’idea di un uomo forte che ci rappresenti, che ci restituisca l’orgoglio di appartenere a un popolo e a una terra, ci tenga a distanza da immigrati, gay, buonisti, ecologisti, comunisti ecc.”. “Sarebbe più onesto e metterebbe a tacere anche il fronte degli scandalizzati.

 “Vae victis e a chi tocca nun se ‘ngrugna”, questo quindi avrei preferito leggere di Andrea Stroppa, referente di Musk in Italia. Assieme al suo comprensibile post su X che sanciva: “L’impero romano è tornato, a partire dal saluto romano”.

Trovo lecito che lo pensasse allo stato delle cose, perché invece lo ha cancellato? Cosa teme? Nessuno come lui in questo momento viaggia con il vento in poppa e sul tema ha le spalle più che coperte, abbia il coraggio delle sue idee. Nulla rischia, nessuno lo metterà per questo a testa in giù, se qualcuno lo ha molestato come dice, lo denunci. È ancora un reato minacciare atti violenti nel nostro Paese.

Di una cosa però lo pregherei, non accenni a un presunto autismo di Musk per chiudere questa storia, tutto sommato abbastanza ridicola. Non si accodi a chi cerca dei giustificativi a un gesto platealmente provocatorio, sollevando il pretesto dell’autismo, di cui, nel caso di Musk, non è nota alcuna diagnosi clinica.

Vede Stroppa è veramente misero dire “è autistico”, per rabberciare l’intemperanza dell’uomo più ricco e forse più potente del mondo.

Conosco nella carne l’autismo, in almeno un paio delle sue molteplici declinazioni. È un modo d’essere che difficilmente conduce al consenso delle moltitudini, porta piuttosto a essere molto soli. In futuro usi altre metafore per definire una coglionata e le sarò grato. (LA STAMPA 22 gennaio 2025)

Gianluca Nicoletti

Giornalista, scrittore e voce della radio nazionale italiana. E' presidente della "Fondazione Cervelli Ribelll" attraverso cui realizza progetti legati alla neuro divergenza. E' padre di Tommy, giovane artista autistico su cui ha scritto 3 libri e realizzato due film.

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