La prof molestatrice fa notizia, il disabile in carico…Non pervenuto
A metà gennaio si scrisse tantissimo su una vicenda riguardante l’arresto della professoressa di Castellammare di Stabia accusata di aver tenuto comportamenti di natura sessuale verso alcuni alunni della scuola media dove svolgeva il ruolo di insegnante di sostegno. Al di là dell’esito della vicenda, ora al vaglio della magistratura, mi chiesi come mai nessuno si foste posto il tema del minore disabile che la professoresse avrebbe dovuto avere in carico. Sono passate settimane, giustamente le indagini seguono sotto riserbo. Nessun cenno comunque alla possibilità che nella storia potesse esserci anche andata di mezzo una persona disabile.
C’è un “fantasma” nella vicenda dell’arresto di un’Insegnante di sostegno per molestie sessuali. È il disabile che la professoressa della scuola media Salvati di Castellammare di Stabia aveva in carico di cui nessuno finora ha fatto cenno. Mi sembra veramente singolare che non se lo sia già domandato una delle tante Associazioni che si occupano di disabilità, che nessun segno di attenzione sia venuto dal Ministero che specificamente del disagio di persone disabili dovrebbe interessarsi.
Le domande me le faccio quindi io, nella speranza di richiamare attenzione su quella che, nel caso ci fossero vittime accertate, sarebbe senza dubbio la più fragile di quelle vittime.
Dove c’è un docente incaricato del sostegno scolastico c’è un disabile, mi pare inoppugnabile. Non è per niente chiaro se nel gruppo degli studenti implicati in questa brutta storia ci sia anche la persona in carico alla professoressa. Mi sentirei di escludere il contrario, cosa ci sta a fare un’insegnante di sostegno in una scuola se non si occupa di un disabile? Ecco quindi che già la notizia che sia stata arrestata quell’insegnante, dovrebbe spingere a domandarsi della ricaduta dell’evento sulla persona con disabilità, già in sé certamente meno provvista di strumenti di auto difesa rispetto ogni altro studente normo tipico.
È sicuramente anche lui tra possibili le vittime di presunta violenza sessuale. Vogliamo domandarci cosa possa significare questo per un minore che oltre all’indubbia condizione di subordinazione data dalla sua fragilità anagrafica, dal ruolo dominante dell’insegnante, ha pure una condizione di ulteriore vulnerabilità per il fatto stesso di essere disabile?
Oltre a questo punto mi sentirei di fare qualche domanda rispetto alla scuola in cui tutto questo è avvenuto, soprattutto sulla gestione della delicatissima attività del sostegno scolastico. Mi piacerebbe capire come mai un’insegnante di sostegno potesse avere mandato per occuparsi di sette alunni. Non aveva apparentemente alcun titolo per farlo; quando i ragazzi la seguivano nella “saletta”, gli insegnanti curricolari segnalavano la loro assenza dalle lezioni che si svolgevano in classe? Qualora questo avvenisse durante l’orario scolastico, non è possibile che fosse tollerato senza che ci fosse una precisa direttiva.
L’unica ipotesi che mi viene di immaginare è che il PEI (Piano Educativo Individualizzato) del minorenne disabile, prevedesse dei momenti inclusivi a cui potevano essere coinvolti attivamente anche altri ragazzi, per favorire l’acquisizione di competenze sociali, di comunicazione e di autodeterminazione. Questo si condivide nel GLO (Gruppo di Lavoro Operativo), però mi sembra che sia un organo collegiale a cui partecipano anche i genitori, il Consiglio di Classe e il Dirigente Scolastico, non penso avessero deciso quello che sembra avvenisse nella saletta, dove erano ammessi sempre gli stessi sette ragazzi, che si relazionavano unicamente con la professoressa di sostegno, la cui “didattica”, a tema costante sul sesso, non mi sembra potesse far parte di una progettualità da parte della scuola. Torno quindi alla domanda di partenza: perché nessuno in quella scuola aveva in precedenza segnalato l’anomalia che un’insegnante di sostegno si occupasse, senza averne titolo, di sette ragazzi?
Resterebbero alcuni punti che non mi sono chiari e che purtroppo mi ribadiscono un atteggiamento retrogrado e ignorante riguardo la disabilità. Come già detto me lo conferma il silenzio della scuola e di chi si dovrebbe istituzionalmente occupare di disabilità. Me lo confermano pure le cronache che raccontano il caso, dove è stata riportata la frase di alcuni genitori dei minorenni: “ci avevate detto che ci siamo comportati da camorristi”, quasi a giustificare il pestaggio di novembre. Sarebbe da rispondere che rompere il braccio a una donna con un pestaggio di gruppo è da camorristi. Chi è civilizzato se ha un sospetto denuncia e non rompe le ossa.
Come pure vorrei segnalare ai miei colleghi che Il tema centrale di questa storia non è una presunta porno professoressa da film di Alvaro Vitali. È piuttosto la conferma, per me dolorosissima, di quanto poco la scuola tenga in considerazione la parte più indifesa delle persone che le vengono affidate. (LA STAMPA del 16/gennaio/2024)