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Il mondo ideale agli Special Olympics

Gli Special Olympics World Winter Games 2025, inaugurati a Torino, assumono un significato radicalmente “speciale”. Mai negli ultimi tre decenni, tanti sono gli anni della mia esperienza di un figlio con disabilità intellettiva, ho vissuto una sensazione così lancinante di quotidiana paura per il suo diritto di essere una persona libera. È per questo che ho provato un sincero e profondo senso di leggerezza nello spettacolo meraviglioso all’Inalpi Arena, quando ho visto sfilare le delegazioni che rappresentano i 1.500 atleti con disabilità intellettive, che sono arrivati a Torino da 101 Paesi di tutto il mondo. Ragazze e ragazzi con cervelli fuori standard, per cui la vita quotidiana altro non è che un continuo salto agli ostacoli. Barriere mentali che l’umanità normotipica costruisce immancabilmente, soprattutto per chi nasce con una struttura cognitiva e relazionale differente dalla maggior parte delle persone con cui dovrebbe convivere.

Special Olympics è stato per me un porto sicuro in un’infinità di occasioni. Provate a trovare una palestra che accetti vostro figlio autistico, una piscina dove possa nuotare, un campo da basket con uno spazio per lui. Non è detto che sia impossibile, è sempre però una fatica impervia ottenere l’incastro di un posto libero, un istruttore disponibile, un luogo dove si pratichi sport ma ci sia ragione di esistere anche per chi non conosce nemmeno il significato del primeggiare, di essere il più forte.

È proprio per queste ragioni, e molte altre di cui risparmio il triste elencare, che mi sento di dire che sento come un regalo il sorriso dei ragazzi degli Special Olympics, proprio nell’attuale contingenza in cui sembra quanto mai riaffiorata la brutalità nel trattare il meno dotato di spavalderia e arroganza come uno sfigato, il meno capace di callidità e spregiudicatezza come un perdente, il meno propenso a essere identificato nel sistema di pensiero giudicato vincente, un reietto che non capisce che i tempi sono cambiati.

Questo è sicuramente il momento in cui sembra essere tornata a prevalere l’insofferenza e il disprezzo verso ogni fragilità, tra le quali quella dei disabili psichici è sicuramente la meno dotata di movimenti di pensiero che la sostengano.  È tale realtà che fa pensare a tutti noi, che ne siamo lambiti nei nostri affetti più cari, che quello che accadrà a Torino in questi giorni dovrà essere preso da esempio di come potrebbe essere un modello di società ideale.

Immagino quale abisso di solitudine, sofferenza ed emarginazione abbiano dovuto superare quei ragazzi per arrivare a Torino da ovunque nel mondo. Un disabile psichico adulto ha come destino quello di “scomparire”, piuttosto che di vivere la sua vita come ogni altro cittadino con il cervello confinato nella norma.  La psiche anomala spaventa, atterrisce chiunque, crea distanza, è difficile da elaborare. Molto meglio rimuovere l’idea che possano esistere persone come quelle che ieri hanno sfilato a Torino. Non parlo solamente del riaffiorare vigliacco del pensiero più arcaico nei confronti delle menti non conformi, che ha portato il Presidente degli Stati Uniti a indicare come responsabili di un disastro aereo le politiche inclusive che avevano fatto assumere persone con disabilità intellettive e psichiatriche, o quello dell’Argentina, che ha voluto farli definire per legge: “Idioti, imbecilli, ritardati”, quasi per marchiare di ludibrio il loro esistere.

Parlo anche a chi si fregia di un intelletto aperto e progressista, che troppo spesso dimentica colpevolmente che tra le tante categorie di umani discriminati, di cui si fa paladino, dovrebbero trovare spazio anche persone con menti irregolari.

Ieri era anche l’otto marzo, giornata di lotta per i diritti delle donne, come accade in tutte le occasioni simili le donne disabili restano “indicibili”. Eppure affettività e lavoro per loro sono temi per lo più improponibili, in più è statisticamente accertato che hanno almeno il doppio di possibilità di essere molestate sessualmente o di subire violenza rispetto alle altre donne.

 Donne disabili “indicibili” anche per la nostra Ministra per la Disabilità, che ieri ha dato l’apertura ufficiale agli Special Olympics, rivolgendosi ostinatamente e ripetutamente solo agli atleti… E le atlete? Annullate nel maschile sovraesteso.  C’erano sicuramente ma nominarle sarebbe stato forse troppo Woke, soprattutto l’8 marzo. Per fortuna quelle ragazze, innominate e dai cervelli ribelli, in quel momento volavano molto più in alto, assieme ai loro compagni di squadra avevano già vinto ancora prima che iniziassero le gare. (LA STAMPA del 09/02/2025)

Gianluca Nicoletti

Giornalista, scrittore e voce della radio nazionale italiana. E' presidente della "Fondazione Cervelli Ribelll" attraverso cui realizza progetti legati alla neuro divergenza. E' padre di Tommy, giovane artista autistico su cui ha scritto 3 libri e realizzato due film.

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