Ancora due parole sul 2 aprile

Dal 2025 questo giorno sarà ricordato come il “Liberation Day” dei dazi di Trump, più che la giornata della consapevolezza sull’autismo. Sono troppi anni che ogni due aprile qui metto una mia riflessione. Nel tempo le cose che dico non sono cambiate di molto. Pensavo di non scrivere nulla per questo 2025, non per essere il perenne bastian contrario ma solo perché per quel poco che ho concelebrato questa giornata (un paio di ospitate tra tv e radio) ho avuto la conferma che nulla è cambiato, anzi è cresciuta la moltitudine delle narrazioni alternative alla cruda realtà.
il nuovo trend è tutto impostato sull’euforia e la meraviglia. Può essere sicuramente che qualcuno stia compiendo azioni meravigliose, però purtroppo l’esaltazione martellante dei rari miracoli dei santi e dei miracolati, condanna ancor più all’oscurità la moltitudine delle persone per cui non ci sarà mai nulla oltre un destino tristissimo di isolamento e indifferenza istituzionale. La storia edificante, il film carezzevole, l’autistico loquace e divertente, persino Susanna Tamaro ora autistica sono diventati il salvagente di chi nel Pubblico dovrebbe fare e invece si camuffa dietro le storie edificanti e i risultati del lavoro individuale, soprattutto di genitori che si sono impegnati esclusivamente sulle loro forze.
Purtruppo invece non esiste tuttora una risposta minimamente soddisfacente alla richiesta di vita per lo meno dignitosa per la stragrande maggioranza delle famiglie che hanno in carico una persona autistica. Casualmente questo l’ho sintetizzato in un breve video che ho fatto al volo per la mia Radio24, che me l’ha richiesto. Era il giorno che mio figlio Tommy era dimesso dall’ospedale e avevo la testa altrove. Ora che lo risento però sono certo che se anche me lo fossi preparato con cura avrei espresso concetti diversi. La foto di copertina mi mette allegria, la visita quotidiana di quel frate francescano ospedaliero mi riportava alla mia prima vita in Umbria e a Tommy metteva buon umore.