Herta e gli altri… Il lato oscuro di Hans Asperger

Il nome di Hans Asperger è principalmente legato all’omonima sindrome che dal 2013 fa parte dei disturbi dello spettro autistico. La sua vita ha presentato luci ed ombre: da un lato l’eroe che salvava i suoi piccoli pazienti, dotati di intelligenza superiore, dallo sterminio nazista, dall’altra uno spietato collaborazionista della pulizia etnica a scapito di quei bambini con problemi cognitivo-comportamentali.
Il 27 giugno 1941 la piccola Herta Schreiber, di appena due anni, venne esaminata da Hans Asperger. Nei mesi precedenti si era ammalata di difterite, complicata da un’encefalite, causa di convulsioni, grave ritardo cognitivo e motorio. Asperger propose il ricovero presso il complesso ospedaliero Am Spiegelgrund a Vienna con la seguente motivazione “A casa la bambina deve essere un peso insopportabile per la madre, che deve prendersi cura di cinque bambini sani. La collocazione permanente a Spiegelgrund sembra assolutamente necessaria”. Un breve testo, apparentemente vicino alle problematiche giornaliere di una madre con sei figli, che ne firmò la condanna a morte.
Un mese dopo il ricovero, il dott. Erwin Jekelius riferì al Comitato Nazionale per la Registrazione Scientifica delle Gravi Malattie Congenite che Herta “soffriva di idiozia e che non cercava alcun contatto con l’ambiente circostante”. La sua situazione era considerata senza speranza e perciò idonea ad un’eutanasia come ultima ratio. Il 2 settembre 1941, il giorno dopo il suo terzo compleanno, Herta morì. I medici registrarono la “polmonite” come causa di morte. A Herta non fu nemmeno concessa dignità nella morte; il suo cervello fu conservato e utilizzato per ricerche insieme a centinaia di organi di altre vittime di Spiegelgrund. L’ospedale li ha rilasciati per la sepoltura solo nel 2002.
Herta fu una dei 789 bambini che morirono ad Am Spiegelgrund dal 1940, quando venne fondato l’ospedale, fino alla caduta del Terzo Reich. Il metodo più comune era la somministrazione di un barbiturico, spesso sciolto nel cacao; per i pochi che sopravvivevano, veniva somministrata una seconda dose del farmaco e tenuti senza cibo fino a che morivano. Non tutti subivano questa sorte atroce, solo quelli che si trovavano nel Padiglione 15; per il resto l’ospedale offriva assistenza e riabilitazione per le condizioni meno gravi sotto la denominazione di “pedagogia terapeutica”.
Ci fu il caso di un’altra bambina di cinque anni, Elisabeth Schreiber (non imparentata con Herta), anch’essa trasferita a Spiegelgrund. Nelle sue note valutative Asperger osservò che presentava imbecillità, eccessiva salivazione e altri disturbi su base post-encefalitica. Anche in questo caso Asperger consigliò il ricovero a Spiegelgrund. Le infermiere la descrivevano come una bambina affettuosa che riusciva a dire solo una parola: mamma. Il 30 settembre 1942 anche lei morì di “polmonite”.
Nel dicembre 1941 si scoprì che un gruppo di bambini in carico all’ospedale psichiatrico Gugging, vicino a Vienna, marinavano la scuola. Venne convocato un comitato e si decise che quelli non educabili, sia in una scuola speciale che in un’istituzione psichiatrica, venissero affidati al dott. Jekelius, decretandone così il destino.
Gabriella La Rovere
